26° Trieste Film Festival - Pagina 2

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26° Trieste Film Festival
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kosac-cropSono soltanto nove i film del concorso ufficiale festival, ma sono scelte originali che comprendono anche film giustamente premiati in altre manifestazioni, quale Simindis kundzuli (L’sola del granoturco) del georgiano George Ovashvili, vincitore del Globo di Cristallo a Karlovy Vary, e Urok (La lezione) dei bulgari Kristina Grozeva e Petar Valchanov, premiati come migliori registi esordienti a San Sebastian. In concorso sono stati presentati due film che hanno in comune una riflessione sul passato recente, Kosac (Il mietitore) del croato Zvonimir Juric, Viktoria (Vittoria) della bulgara Maya Vitkova. Nel primo s’intrecciano tre storie che gravitano intorno al destino di un sessantenne, Ivo, un contadino che ha trascorso molti anni in carcere per uno stupro commesso in gioventù. La detenzione, però, lo ha cambiato. Ha preso coscienza del male commesso e adesso lavora in maniera inappuntabile per una cooperativa agroindustriale. Tuttavia, il suo comportamento diligente e rispettoso non ha cancellato il sospetto nella mente della gente del paese e nuove ombre calano su di lui quando, alla guida di un trattore, si ferma per aiutare una signora con l’auto in panne. Il serbatoio dell’auto è vuoto e Ivo accompagna con il trattore la donna a una stazione di servizio e le dice di acquistare una tanica di benzina. Il giovane benzinaio si sente in dovere di informare la donna sul passato di Ivo. Lei è titubante, poi l’intuito prevale e si lascia accompagnare alla sua auto. Tuttavia il giovanotto avverte la polizia, poi, finito il turno, va al caffè dove amici e parenti stanno festeggiando. Il film mette a nudo la difficoltà di reinserimento dell’ex - galeotto e le drammatiche conseguenze dell’ostilità dei paesani, illustrandone incomprensioni e miserie. Le altre due storie coinvolgono il benzinaio, che sembra essere scontento di tutto e di tutti, e un agente della polizia allertato inutilmente che di ritorno a casa dovrà decidere l’impiego del tempo con la moglie. Infatti le sono state assegnate alcune ore di insegnamento, ma lei o il marito dovrà occuparsi del bambino malato. Narrato con toni pacati, il film sembra descrivere destini ineluttabili di generazioni prigioniere del passato.   
13897847131546236 251136925049188 1735865499 nViktoria si apre nella Bulgaria del 1979. Se non fosse ispirato a una storia vera, potrebbe vantare toni surreali. Boryana si sente soffocare nella Bulgaria comunista e vorrebbe emigrare. Senonché le nasce una figlia, Viktoria. La bambina non ha ombelico: il governo la dichiara Bambina del Decennio e, fino alla caduta del Muro di Berlino, è coccolata dalle autorità. La mancanza dell’ombelico simboleggia il grande distacco tra madre e figlia, in realtà i sentimenti della bambina sono per il padre, per la nonna materna e per un coetaneo storpio che il regime ha enfatizzato quando lei è stata eletta. Con il cambio di regime Viktoria rientra nella normalità. Alcuni gerarchi che l’avevano privilegiata sono finiti in galera. La madre, che in seguito alla fortunata vicenda della figlia aveva ottenuto dal regime un appartamento e un’automobile, ora si allontana da lei e dal marito fino a presentarsi a casa in compagnia di un nuovo pretendente. Il rapporto madre figlia sembra sempre più insanabile. Il padre lascia la casa per andare a lavorare altrove. Viktoria trascorre sempre più tempo con la nonna, ascoltando confidenze e assicurazioni che l’aiutano a crescere. La nonna, però, è già avanti con l’età, e quando muore per Viktoria è come perdere la madre. Rimaste sole, madre e figlia potrebbero finalmente provare quei sentimenti che aiutano a conoscersi e a convivere, ma la più forte è Viktoria, che realizza il sogno che era stato della madre, e parte per Venezia. Trentasette anni, nata a Sofia, Maya Vitkova ha al suo attivo un documentario e un cortometraggio. Questo è il suo primo film di finzione, e dura due ore e mezzo. Certamente curioso, a momenti intrigante, è anche la rivisitazione e liberazione da un passato comune dei paese est europei.