Festival Internazionale del Film di Cannes 2014 - Pagina 7

Stampa
PDF
Indice
Festival Internazionale del Film di Cannes 2014
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Pagina 8
Pagina 9
Pagina 10
Pagina 11
Pagina 12
Tutte le pagine

Maps-To-The-Stars-Promo-PosterNon sono pochi gli estimatori del cinema del canadese David Cronenberg il cui film più conosciuto è l’horror La mosca (The Fly 1986). Dopo quel titolo questo regista ha dato prova di eccletticità muovendosi nei generi più diversi: dal thriller (La promessa dell’assassino, 2007) allo storico (A Dangerous Method, 2011), dal fantascientifico (eXistenZ, 1999) alla storia psicanalitica (Crash, 1996). Con Map to the stars (Mappa verso le stelle) ritorna sui binari del thriller raccontando, con abbondanti intrecci temporali non sempre facilmente afferrabili alla prima visione, la storia di una famigli in cui i genitori scoprono di essere fratello e sorella. La cosa getta nel panico la figlia maggiore che fa fuoco alla casa, per punire padre e madre, riuscendo solo ad ustionarsi gravemente. Qualche tempo dopo ritorna a Hollywood dove, nel frattempo, il suo fratellino è diventato una star e suo padre un trainer psicofisico che ha come clienti dive famose. Fra queste una matura attrice, figlia di una star di un tempo, che spera di dare una svolta alla sua decadente carriera interpretando il ruolo che fu della madre in un rifacimento di una dei titoli di maggiore successo a cui aveva partecipato. Ci sono varie traversie, alcune della quali costruiate in modo da mettere in luce la volgarità e l’arrivismo di questa attrice un tempo famosa ed ora sull’orlo dell’emarginazione. In questo senso è esemplare la sequenza in cui lamatura diva dà istruzioni alla giovane segretaria seduta sul wc. Alla fine la giovane incendiaria riuscirà a portare a termine la vendetta inducendo la madre a suicidarsi con il fuoco e causando la morte per infarto del padre. Ora che tutto sembra sistemato fratello e sorella, che si sono sempre amati, si uccidono abbracciati. Il film è girato piattamente e racconta una storia confusa che non offre appigli di sorta se non quelli legati ad un modo di raccontare decisamente banale.
Foxcatcher-Steve-Carrell-Trailer-620x330E’ andata appena meglio con Foxcatcher (Cacciatori di volpi) di Bennet Miller che è partito dalla cronaca per raccontare il drammatico rapporto fra il miliardario ipernazionalista John du Pont e il lottatore David Schultz. Il secondo ha vinto la medaglia d’oro della specialità alle olimpiadi di Los Angeles del 1984 e ha allenato il fratello Mark che ha gareggiato nelle olimpiadi si Seoul del 1988. Il ricco rampollo di una della famiglie più in vista degli Stati Uniti – industria chimica e forniture militari – nel 1996 uccise l’atleta con alcuni colpi di pistola. E’ una vicenda oscura su cui hanno avuto un peso determinante sia i complessi rapporti fra il ricco industriale e i due fratelli atleti. Il primo soffriva di un forte complesso d’inferiorità nei confronti della madre che adorava i cavalli di razza e aborriva la lotta, sport adorato dal figlio. Il centro del discorso è sul potere del denaro e sull’illusione che qualsiasi cosa sia in vendita e il suo possesso possa lenire qualsiasi ferita psicologica. Il film svela i retroscena di un mondo, quello sportivo rivolto ai Giochi Olimpici, non molto noto che riserva non poche sorprese. E’ un ottimo esempio di cinema di documentazione civile e psicologica che porta la firma di un regista con alle spalle un interessante film sullo sport (L’arte di vincere - Moneyball, 2002) e, soprattutto, una bella biografia dello scrittore Truman Capote (Truman Capote - A sangue freddoCapote, 2005). Tuttavia, escludendo l’interesse per un dramma di cui non si ha grande memoria e le vicende di uno sport su cui solo i Giochi Olimpici accendono i riflettori, non si va oltre il quadro piscologico (madre – figlio, figlio – amico) già abbondantemente indagato e non solo dal cinema.
A Girl At My Door-p1La sezione Un Certain Regard ha presentato un’opera prima sudcoreana non privo di ambiguità. Dohee - A girl at my door (Una ragazza alla mia porta) racconta la storia di una commissaria di polizia lesbica inviata per punizione in una piccola cittadina della costa. Qui entra in contrastò con un piccolo imprenditore locale, violento e alcolizzato, che impiega immigrati clandestini e non esita a picchiarli a sangue al minimo cenno di ribellione. Quando la polizotta lo fa arrestare, proprio causa di uno di questi pestaggi, lui si vendica denunciandola per aver ospitato sua figlia per supposti fini sessuali. La ragazza, al contrario, era andata a vivere da lei per sottrarsi alle botte del padre. Ogni cosa si chiarirà e la donna e la bambina potranno incamminarsi verso una pacifica e gioiosa vita assieme. Abbiamo parlato di ambiguità in quanto sembra assai difficile che, dopo ciò che è successo, le due donne possano tranquillamente andare a vivere assieme svincolate da ogni obbligo verso servizi sociali e istituzioni minorili. Forse sono dettagli che non inficiano il coraggio di una perorazione apertamente filo lesbica in un paese che sembra ancora considerare reato la devianza sessuale. Questo è l’unico punto a favore di un film che, per altro, si presenta prevedibile e stilisticamente assai poco originale.