Festival Internazionale del Film di Cannes 2014 - Pagina 4

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2014
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1444895-captives-d-atom-egoyan-950x0-1Captives (Prigioniere) del canadese di origini armene Atom Egoyan affronta il tema, drammatico e socialmente rilevante, dei rapimenti di bambine e bambini da usare, attraverso internet, per pratiche pedofile. Tutto inizia con la scomparsa della piccola Cassandra, rimasta sola in auto mentre il padre andava a comperare un torta proprio per lei. Vari anni dopo un cocciuto poliziotto, specializzato in reati di pedofilia, riesce a penetrare nella rete che utilizza la ragazza come richiamo. In breve l’intera organizzazione è debellata anche a costo del rapimento, con rischio di morte, della sovraintendente all’operazione e il ferimento dell’agente che non ha mai rinunciato a cercare la ragazza. Il film intreccia i piani temporali della storia senza precise indicazioni consequenziali e questo rende abbastanza difficile seguirne gli sviluppi, quantomeno nella prima mezz’ora. E’ una costruzione a sbalzi che conferisce un pizzico di creatività ad un film che, per il resto, si presenta come un testo altamente professionale, ma dal taglio decisamente commerciale. Da notare che il regista ci tiene a lodare la costanza e la professionalità della polizia canadese, nonché a presentarci commissariati e arredi di uffici in modo tanto lustro e moderno che li si direbbero locali di un grande albergo. Forse è proprio così, ma rimane il dubbio che il cineasta abbia pagato un pegno non trascurabile alla collaborazione delle forze dell’ordine del suo paese.
Relatos SalvajesCon Relatos Salvajes (Racconti selvaggi) dell’argentino Damián Szifron Il festival si è preso una gradita e positiva vacanza umoristica. Sono alcuni racconti in cui emergono le tendenze belluine dell’umanità. S’inizia con un aereo su cui si incontrano, senza saperlo, le persone che hanno avuto a che fare con certo giovane che li ha riuniti su quel volo con vari pretesti e che ora li ucciderà suicidandosi facendo precipitare il velivolo. Si prosegue con un automobilista di apetto agiato che guida un'auto di luesso e ingaggia una vera e propria guerra mortale con un bruto che guida un mezzo sgangherato pieno di attrezzi da lavoro. Nuova storia quella di un giovane di buona famiglia che uccide, con l'auto del padre, una donna incinta lasciandola esanime per terra. Il genitore inzierà quello che si trasformerà in un vero e proprio mercato per far addossare la colpa ad un giardiniere al suo servizio. Si continua con un ingegnere specializzato nella demolizione di manufatti con esplosivi vessato da burocrazia e addetti al traffico che diventa un eroe popolare quando, esasperato, usa le sue conoscenze facendo esplodere un deposito di auto sequestrate perché in divieto di sosta e l'ufficio delle imposte. Si chiude con un sontuoso matrimonio nel corso del quale la sposa scopre l’adulterio del marito e ingaggia con lui e l’amante un duello sanguinoso. Non è un caso se fra i produttori fa capolino anche Pedro Almodovar, il film ne riprende in pieno la filosofia beffarda con un tendenza particolarmente accentuata verso l’ironia. Si dice che i testi ironici, quando riescono ad entrare nelle selezioni dei grandi festival, hanno un possibilità in più visto che pubblico e critici sono più che disposti ad accoglierli a braccia aperte dopo l’alluvione di drammi e tragedia che solitamente li attende. In questo caso non c’è solo questo prevedibile interesse verso una pausa di leggerezza, ma anche una costruzione narrativa originale e piacevole. 

La chambre blLa sezione Un Certain Regard ha presentato il bel film che l’attore e regista Mathieu Amalric ha tratto dal romanzo La camera azzurra (La Chambre bleue) che Georges Simenon (1903 – 1989) ha scritto nel 1963. Un testo rapido ed efficace in cui si racconta, con dovizia di punti di vista ambigui, la storia di due amanti accusati, con prove unicamente indiziarie, della morte dei rispettivi coniugi. Finiranno entrambi condannati all’ergastolo, decisione che la donna accetta con serenità convinta che, in questo modo, saranno legati per sempre. Il regista e attore ricrea l’ambiguità della vicenda, semina indizi che portano lo spettatore a dubitare di ogni cosa e a spostare l’accento della colpevolezza ora su un personaggio, ora su un altro. Il taglio della narrazione è classico e la performance degli attori giuoca un ruolo fondamentale nella valutazione positiva del film. Lo stesso spostamento temporale, dagli anni sessanta ai giorni nostri, non compromette la struttura complessiva del racconto che rimane un quadro preciso e sofferto di una passione irrefrenabile, soprattutto da parte della donna. Molto apprezzabile anche l'equilibrio fra le scene erotiche e la normalita giudiziaria del tutto incapace di cogliere la tensione che lega i due amanti e, soprattutto, i loro corpi.