Festival di Setubal 2012 - Pagina 5

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Festival di Setubal 2012
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the_paradeParada (La parata) del serbo Srdjan Dragojevic è una commedia drammatica che ruota attorno alla condizione degli omosessuali nei paesi nati dall’esplosione dell’ex Jugoslavia. A Belgrado si sta per organizzare il primo gay pride della storia del paese. L’annuncio scatena le ire d’ipernazionalisti e fascisti di vario tipo che iniziano a picchiare gli organizzatori, distruggere i loro uffici, minacciare chiunque li sostenga. In questo clima un gangster di mezza età, ex combattente delle più feroci milizie serbe, vuole sposare una ragazza che pretende un matrimonio organizzato da un famoso regista teatrale, notoriamente omosessuale, che convive con un veterinario grassoccio. Per soddisfare la fidanzata, l’ex miliziano accetta di organizzare il servizio di sicurezza per la manifestazione rosa. Per farlo mette assieme un gruppo di ex nemici – ustascia, estremisti islamici, cetnici - che si uniscono in un manipolo stile I magnifici sette  improbabile quanto fantasioso. Lo scontro con i giovani di destra sarà la causa delle morte del teatrante, ma l’anno successivo il corteo sarà ancor più numeroso, anche se le violenze diventeranno particolarmente feroci. L’idea di affrontare il nodo drammatico dell’omofobia in un paese preda a un sentire anti gay diffuso e violento, con toni da commedia non era male e l’opera raggiunge qualche risultato di buon rilievo. Ci sono gag e snodi narrativi sicuramente spassosi, anche se su tutto incombe una visione quasi caricaturale del terzo sesso. E’ vero che anche militanti ultranazionalisti e vecchi combattenti sono visti con uno sguardo tendenzialmente farsesco, ma si ha l’impressione che il regista non sia riuscito a sottrarsi del tutto alla peggiore rappresentazione stereotipa degli omosessuali. Nel complesso un film divertente, sferzante, ma non privo di manchevolezze.
a-pas-de-loup-la-locandina-del-film-234074A pas de luop (A passo felpato) del belga Olivier Ringer è la lunga, troppo lunga, cronaca della fuga di una bimba dai genitori che non le dedicano sufficiente attenzione. Dopo un fine settimana in campagna, Cathy finge di salire in auto, ma rimane nel bosco ove vive per alcuni giorni in compagnia di vari animali. E’ quello che si suole definire un film poetico cui non è lecito chiedere verosimiglianza o logica realista. Ciò che sta a cuore al regista, che utilizza moglie e figlia come attrici, è richiamare la necessità di dare spazio alle fantasie e alle esigenze dei piccoli. L’intero film è accompagnato dalla voce off della piccola che descrive fatti e sentimenti sino a un lieto fine che non dice molto. Se l’intento è lodevole, lo sviluppo narrativo non lo è altrettanto l’opera, che rimane più un manifesto di buone intenzioni che non un testo compito e originale.
U.R.

stoccolmaStockholm Östra (Stockholm East) e' opera prima di buona fattura che parte da una situazione classica e poco originale, per portare avanti con un certo interesse i problemi psicologici legati ad un evento tanto tragico quanto inatteso, legato ad un momento di distrazione che risulta fatale. Johan guida verso l'ufficio, una bimba per andare a scuola usa la bicicletta poiche' con la madre in auto arriverebbe in ritardo, l'uomo di colpo vede schiantarsi sul parabrezza qualcosa: e' la bimba che, dopo poche ore, muore in ospedale. E' figlia di vicini che nemmeno si conoscono, accomunati da questo dolore che non condividono tra loro, i genitori per la perdita della ragazzina, l'uomo perche' si sente colpevole. La madre e l'investitore si staccano dai loro partner e, dopo un anno, quando giunge la completa assoluzione per l'investitore, quest'ultimo  cerca di avvicinare i genitori della vittima. Incontra casualmente la donna alla stazione, tra loro nasce simpatia, amicizia, amore. Quando la donna scopre chi e' questo dolce amico, e' gia' rimasta incinta di lui. Diretto dallo svedese Simon Kaijser da Silva, particolarmente attivo in televisione, rischia di terminare nel melodramma piu' scontato, ma la bravura della coppia fedifraga Mikael Persbrandt e Iben Hjejle permette al film di guadagnare una stiracchiata sufficienza. Quello che disturba e' come viene narrata questa maternita' non desiderata, il mancato aborto, la bugia della donna nei confronti del marito: si poteva fare sicuramente meglio.
kauwboyKauwboy (Kauwboy) e' stato presentato in competizione tra le opere prime, ma non avrebbe sfigurato nemmeno tra i thriller. Diretto dall'olandese Boudewijn Koole, e' tutto raccontato attraverso gli occhi e le emozioni di un ragazzino di dieci anni che vive nell'attesa del ritorno della madre, cantante cowntry, da una lunga tournee negli Stati Uniti. Decide di farle un regalo per l'imminente compleanno e, trovato un uccellino abbandonato, lo addotta e lo segue nella crescita di nascosto dal padre che non lo permetterebbe. Ha come complice una compagna di pallanuoto di poco piu' grande di lui, che dapprima lo odia ma poi diviene la sua migliore amica. Tra mille peripezie, l'animaletto cresce ma, scoperto dal padre, viene lasciato in liberta'. Lui lo ritrova e lo aiuta: ma non tutto quello che si vede e' sempre la verita'. La bravura dei Koole e' di essere riuscito a raccontare la solitudine del bambino in maniera positiva, con lui che si trasforma con l'uccellino in quel padre che lui non sente di avere. Si sostituisce alla madre che lo ha lasciato solo, come vorrebbe facesse il padre con lui. Ma il dolore, alla fine, unisce i due nello stesso, identico dolore vissuto in maniera partecipe ma, tutto sommato, positiva. Bravissim Rick Lens e Loek Peters, bella la vicenda di cui si immagina il finale che, quando drammaticamente giunge, non e' inatteso ma commuove lo stesso.

F.F.