Festival di Setubal 2012 - Pagina 3

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Festival di Setubal 2012
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naked harbourDa qualche tempo il cinema ha tolto il velo al mito dei paesi nordici quali modelli di giustizia sociale e felicità per i cittadini. Molti film hanno rappresentato e indagato guasti sociali, squilibri economici, infelicità personali. Vuosaari (Il porto nudo) del finlandese Aku Louhimies smaschera la presunta armonia che regnerebbe nel suo paese. Lo fa con un mosaico di storie che vanno da una rapina organizzata da un marginale con la complicità del padre (un aneddoto coronato da un irridente lieto fine), alle traversie di un ragazzo, figlio di una famiglia di russi vessato dai compagni, sino alla triste vicenda, ma con lieto fine, di una giovane malata di cancro. Sono racconti tristi e allegri, immersi in un'atmosfera gelida, siamo nel periodo natalizio, e segnati dall'indifferenza di tutti versi tutti. E' un film non particolarmente originale ma onesto nel raccontare una realtà difficile senza ricorrere a stereotipi troppo marcati.

visible woerdMolto interessante anche Viditeľný svet (Mondo visibile) dello slovacco Peter Kryštúfek. E' il ritratto di un solitario che non riesce a superare il senso di colpa che gli deriva dall'aver causato involontariamente la morte della moglie. Ora passa quasi tutto il tempo libero spiando i vicini con un grande binocolo e utilizza ciò che ha visto per entrare nella vita degli altri e sconvolgerne l'equilibrio. Fa così con una famiglia che abita un appartamento di fronte al suo. Scopre che il marito ha una relazione con un'altra donna, causa una crisi familiare, seduce la moglie tradita e, quando questa mostra di non aver dimenticato il passato legame, la ferisce gravemente. Il protagonista ha un buon lavoro – è controllore di volo - e una vita apparentemente ordinata e normale, ma la sua mente è preda di un turbamento profondo che lo spinge a sfiorare il crimine. Lo stile del racconto è piano, con pochi flash back che entrano armoniosamente nei tempi della storia. E' una piccola storia, ma di grande forza.

U.R.

Per la sezione opere prime è stato presentato il film norvegese Inn i Morket (Locanda al buio)di Thomas Wangsmobuio, autore con una ventina di validi corti alle spalle. Potrebbe essere definito thriller ma anche film noir o commedia dell'anima: in realtà, tutte queste caratteristiche sono presenti più nella sceneggiatura che non perché si vede, creando un'attesa da parte del pubblico che rischia di franare nella noia. Tornando a casa assieme al figlio, di notte e con l'asfalto bagnato, uomo investe ragazzo sulla sua bicicletta i cui genitori sono loro vicini e amici. Si tratta di un tragico incidente, grande dolore e rabbia ma nulla più, mentre l'investito è in coma all'ospedale, ma la tranquillità di chi ha provocato così gravi lesioni disturbano il padre de ferito che, interrogando il figlio dell'uomo, scopre che lui stava dormendo e che si era svegliato per il rumore vedendo il padre ammutolito e con il telefonino in mano. Denuncia agli inquirenti ma grazie a un buon avvocato nessuna accusa pesa sull'uomo. E qui inizia il dramma vero, definitivo, illogico umanamente ma, soprattutto, poco aiutato da una sceneggiatura asfittica che sembra cercare una soluzione qualsiasi pur di riuscire a chiudere questi poco convincenti ottanta minuti. L'atmosfera è curata, la foto è particolarmente valida, buona la colonna sonora. Quello che manca è il film con quel carico di emozioni indispensabile per sentirsi coinvolti perché avviene sullo schermo. Poco convinti i quattro protagonisti, Thorbjørn Harr, Fridtjov Såheim, Ellen Dorrit Petersen, Laila Goody che non s'impegnano mai più di tanto. Bella l'ambientazione invernale in mezzo alla neve, ma è poco per definire accettabile il film.

l_enfance_du_mal_photoL'enfance du mal (Dolce diavolo) è un thriller classico nei contenuti e nello sviluppo scritto e diretto dal francese Olivier Coussemacq. Ed è proprio in questo senso del già visto il limite maggiore di un'operina senza onore né ignavia. Celine ha quindici anni, la madre in carcere, una maturità ben superiore a quella di un'adolescente. Aiutato dal fidanzatino, ricatta uomini che volevano accompagnarsi a lei, ai quali prende molto denaro, ma non si limita a questo, si trasferisce nel giardino di bella villa e si fa scoprire dal proprietario, un giudice che, impietosito, le offre un pasto caldo a casa sua. La moglie sente subito feeling per lei che vede come la figlia che non ha mai avuto. Tra alti e bassi, il rapporto della nuova famiglia temporanea sembra andare per il meglio se la ragazza non si facesse mettere incinta volutamente. Più di questo non è lecito dire, si può aggiungere che tutto fa parte di un programma per far uscire dal carcere la madre: a suo modo, Celine è una brava ragazza. L'ingenuità del giudice sembra impossibile da credere e da sopportare, la moglie alterna eccessivi slanci di amore e di astio per lei, il fidanzatino è un normale ragazzo borghese che per lei si trasforma in delinquente, Celine è poco credibile sia come mangiatrice di uomini sia come ingenua ragazzina. Anaïs Demoustier quando ha girato il film aveva venticinque anni e fisicamente era poco adatto a essere scambiata per una quindicenne, Pascal Greggory è un giudice che non crede per un attimo a quello che fa e dice, Ludmila Mikaël innervosisce per una prova in cui mai sembra mettere autentico impegno.

F.F.