Sitges - 44º Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2011

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Sitges - 44º Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2011

altSul tappeto rosso dei famosi, molti i premi del 44 Festival Internacional de Cinema Fantástic de Catalunya, che è stato appena inaugurato con l’anteprima mondiale di Eva di Kike Maíllo. La Màquina del Temps viene assegnata quest’anno ai registi Bryan Singer, Jaume Balagueró, Tony Ching Siu-Tung e agli attori Michael Biehn, Michael Ironside e Barbare Steel. Insigniti, inoltre, della Maria Honorífica i registi Bigas Luna e Pedro Olea, e l’attrice Caroline Williams. L’Italia, invece, riceve un omaggio tramite l’assegnazione del “Premi Nosferatu 2011” al regista e scrittore Luigi Cozzi.


altNato a Barcellona nel 1975, Kike Maíllo esordisce nel lungometraggio dopo successi conseguiti in video musicali e in pubblicitá. Eva è considerato un omaggio a A.I. Artificial Intelligence di Steven Spielberg che dall’America ha inviato un video messaggio al pubblico di Sitges. Interpretato da Daniel Brühl, il film è un racconto di robotica imperniato tuttavia su una vicenda di due fratelli innamorati della stessa ragazza.  Siamo nel 2041. Alex, disegnatore di macchine e di intelligenze artificiali, torna al suo paese innevato dopo dieci anni di lavoro nella metrópoli. Tutti in famiglia sono esperti di robotica, dalla madre al fratello David (Alberto Hammann)  che ha sposato la sua ex ragazza Lana (Marta Etura). E hanno una bambina, bella e enigmática, Eva (Claudia Vega). Alex ha portato con se il suo gatto di latta e sembra intenzionato a restare. Senonché in un incontro con Lana s’illude di far rivivere una vecchia fiamma. Lei lo respinge e finisce a cazzotti col fratello che gli chiede di andarsene. Eva peró è stata testimone dell’incontro e capisce che c`e un segreto sulla sua nascita. Ne nasce una disputa con la madre, che ha un incidente ed Eva corre a chiedere spiegazioni ad Alex. Scritto da Sergi Belbel, Cristina Clemente, Martí Roca e Aintza Serra, il film dura 94 minuti, e include la partecipazione di Lluis Homar nella parte di un maggiordomo robot. La narrazione è fluida, gli attori convincenti, la vicenda sembra arrestarsi in pieno dramma, anche se è chiaro il messaggio sui pericoli connessi alla creazione di ibridi.
altAl suo terzo film, Juan Martínez Moreno (Madrid 1966) dirige una commedia sull’uomo lupo, Lobos de Arga (Lupi di Arga). Racconta che nel 1910 in un paesino della Galizia, Arga, una marchesa sanguinaria si attiró una maledizione che sarebbe durata 100 anni. E avrebbe generato una bestia che da allora è stata rinchiusa nei sotterranei di una Chiesa abbandonata. La maledizione potrebbe cadere se il mostro mangiasse uno dei discendenti della marchesa. Capita a propósito Tomás, giovane scrittore di insuccesso, che è appena tornato in paese col suo cane per scrivere lontano dal frastuono della cittá. Accolto dai paesani festanti, non si rende conto di essere la vittima predestinata, e di fatto viene rinchiuso nelle cave della Chiesa. Salvato da una amico d’infanzia e dal  fiuto del suo cane, Tomás libera peró la bestia. Il vorace uomo lupo divora qualche paesano e dà il via alla guerra con gli abitanti. Interpretato da Gorka Otxoa, Carlos Areces, Secun de la Rosa, e scritto dallo stesso regista,  il film diverte e qualche volta sorprende pur restando all’interno di un genere del quale ripropone situazioni e stilemi.


alt Il terzo giorno del Festival ha presentato una sorpresa che giunge proprio da Barcellona. Il produttore Julio Fernandez, che da anni promuove una Factory del Fantastico ospitando anche registi statunitensi, ha presentato Mientras duermes (Mentre dormi), il nuovo film di Jaume  Balagueró. Quest’ottavo titolo del regista di Lleida, inclusi i recenti e fortunati Rec e Rec 2, ha mandato in visibilio il pubblico, che in larga parte è di casa, ma va detto che si tratta di un prodotto di livello internazionale. Interpretato da Luis Tosar e Marta Etura nei ruoli principali, l’opera evidenzia le frustrazioni di un uomo solitario, César, portiere in un palazzo signorile, il quale prova un forte risentimento verso una giovane inquilina, Clara. Non è chiara la motivazione, anche se si sottintende un sentimento di esclusione.  Garbato e sollecito, César gode del rispetto e della gratitudine degli inquilini. Non sanno, peró, che il portiere ha l’abitudine di introdursi nell’appartamento di Clara. Lo fa a fine servizio, prima che la giovane torni dall’ufficio, e si nasconde sotto il suo letto.  Quando Clara prende sonno, lui esce allo scoperto, la anestetizza con un narcotico, e giace con lei. Non solo, ma è infastidito dal suo sorriso. La ragazza sembra esprimere una felicitá dalla quale si sente escluso, per questo la castiga mettendo sostanze urticanti nelle sue creme di bellezza. In una settimana il volto di Clara è molto irritato, il dermatologo parla di stress e la cura con una crema. César, frattanto la tallona con lettere e sms. Non pago dello stalking, decide di riempire il suo appartamento di scarafaggi. Non tutto peró passa liscio. L’amministratore del condominio nutre scarsa fiducia nel portiere, e glielo ripete spesso. Una bambina, dirimpettaia di Clara, è testimone delle sue fughe mattutine e lo ricatta. Il progetto di César rischia di fallire, e le cose si complicano quando Clara comincia a passare la notte col suo compagno. Lasciando la conclusione a chi avrá l’occasione di vedere il film, va sottolineata la tensione continua del racconto che esclude sensazioni di claustrofobia da una situazione confinata all’interno di un condominio. Il film conferma le capacità di Luis Tosar quando impegnato in ruoli oscuri e quella di Marta Etura il cui sorriso sta allietando molte produzioni spagnole. Jaume Balagueró ha centrato ancora una volta con rigore e affidabilità un genere molto frequentato.
altFar ridere un pubblico occidentale con un film giapponese non è cosa facile. Ci riesce con molto garbo, Hitoshi Matsumoto con Saya Zamurai (Il Samurai della guaina).  Il cineasta, qui in veste anche di produttore, sceneggiatore e protagonista, racconta di Kanjuro Nomi, samurai senza spada, al quale la figlia bambina, Tae, rimprovera di non aver coraggio perché un samurai senza spada è un uomo morto. Disertore per amore di pace, Nomi viene catturato dal reggente che gli concede trenta giorni per far tornare il sorriso sul volto del principino in lutto per la morte della madre. Se non ci riuscirá dovrá far harakiri. Il film dura 103 minuti illustrando le trenta prove del samurai della guaina. Alcune prove sono divertenti, altre meno, ma inserite in un crescendo accattivante catturano l’attenzione dello spettatore. Il finale è di taglio romantico, leggi morale, ed è stato salutato da lunghi e calorosissimi applausi. Gli altri interpreti sono Sea Kumada, Itsuji Itao, Tokio Emoto, Ryo.
altUna citazione merita la produzione ispano - argentina La mujer del Eternauta (La moglie dell’Eternauta) dello spagnolo Adán Aliaga. Girato a Buenos Aires il film racconta di Elsa Sánchez, vedova di Héctor Germán Oesterheld, soggettista e sceneggiatore del fumetto di successo internazionale L’eternauta. Attraverso alcune interviste alla vedova, ottantacinque anni, il film traccia il profilo di un intellettuale scomodo che dopo il grande successo, iniziato nel 1957, fu sequestrato con le sue quattro figlie dalla dittatura militare nel 1977 finendo nel limbo dei desaparecidos. Ancora oggi Elsa Sánchez ne denuncia l’eliminazione e reclama giustizia. Il documentario, scritto da Diego Ameixeiras, dura 82 minuti.


altPremiato a Sundance e osannato dalla stampa statunitense, è passato in concorso Another Hearth (Un’altra Terra), opera prima dello statunitense Mike Cahill (32 anni).  Racconto originale basato sulla diffusa teoria dello specchio, secondo la quale esisterebbe un pianeta copia della Terra, narra di un’agenzia spaziale che indice un concorso per un viaggio alla scoperta della nuova Terra. A Rhonda Williams, da poco rilasciata dal carcere dopo quattro anni di detenzione per aver provocato un incidente stradale, il bando appare come un’ancora di salvezza Allora, appena ammessa al prestigioso MIT, la studentessa era stata distratta da un corpo celeste mentre era alla guida dell’auto. Distrusse una famiglia: un bambino e sua madre morti; il padre in coma. Tornata a casa, Rhonda è sempre più introversa e solitaria, e cerca un lavoro manuale che la tenga separata dalla gente. Donna delle pulizie le sta bene, e le permette di presentarsi al sopravvissuto dell’incidente, da poco uscito dal coma, per riscattarsi chiedendo di riordinare la casa. Ne nascono un’amicizia, e un legame affettivo. E poi l’imponderabile. Rhonda vince la gara dell’agenzia spaziale, comunica l’esito al nuovo amico e brindano al successo. Alla vigilia della partenza, però, lui le chiede di rinunciare e di vivere insieme. A questo punto Rhonda trova il coraggio di confessare la sua responsabilità: lui ha uno shock e la mette alla porta. Che fare?  Se l’altra Terra è una copia, pensa la ragazza, ospiterà anche copie dei nostri esseri viventi, questo le suggerisce un’idea. Il film è in tutto e per tutto un film indipendente, novanta minuti con le atmosfere di un universo in trasformazione, con ampi cieli in mutamento, e luoghi solitari, dove ci si può sentire al centro di se stessi e del mondo. E’ un film con un’anima: suggerisce la necessità di una coscienza pulita per intrecciare amori e amicizie.
altUn'altra opera prima in concorso è Attack the Block (Attacco al caseggiato) del britannico Joe Cornish, attore, sceneggiatore e regista di radio e Tv.  Collaboratore ai dialoghi di Le avventure di Tintin – Il segreto dell'Unicorno (The Adventures of Tintin) di Steven Spielberg e membro del duo comico The Adam and Joe Show, questo cineasta ha diretto un’ironica e irriverente satira che illustra la lotta senza quartiere tra una banda di adolescenti di un quartiere popolare inglese e un manipolo di alieni dall’aspetto bestiale. Il film, che ha ottenuto grandissimo successo tra i teenager inglesi, descrive la banda che deruba una giovane infermiera. Sorpresi da un essere mostruoso e misterioso, lo uccidono. E' la femmina di un gruppo di alieni che accorrono per vendicarla. La lotta si dipana durante la notte coinvolgendo anche banditelli di strada e polizia. All’alba saranno gli sbarbatelli del rione a vincere, ma dovranno spiegare tutto alla polizia. Si potrebbe definire un film mozzafiato se le frequenti situazioni comiche, le battute caustiche e gli sberleffi non ne facessero una divertente commedia degli orrori con un accenno di riscatto sociale. Ben messi in evidenza i caratteri dei giovani. Mostruosi, seppure simpatici, gli alieni di peluche. I protagonisti sono Nick Frost, Jodie Whittaker, Luke Treadaway, John Boyega, Alex Esmail.


altCasa Asia è una sezione del festival che comprende anche alcuni film che partecipano al concorso. The sorcerer and the white snake (Il mago e il serpente bianco) è uno di questi, e vanta un regista famoso: Tony Ching Siu-tung con circa venticinque film all’attivo uno dei quali Storia cinese di fantasmi (Sien nui yau wan, 1987) rivoluzionò il cinema d’azione e di fantasia. Girato a Hong Kong, fu apprezzato in tutto il mondo occidentale. Il regista, che è anche uno dei premiati con la Máquina del Temps, ha deliziato il pubblico con una favola ispirata da una delle più antiche leggende cinesi di tradizione orale, è diventata in seguito poema, opera, balletto, film e serie tivù. Questo cineasta, che ha diretto anche gli effetti speciali delle Olimpiadi di Pechino, propone una vicenda travolgente che incanta con la reinvenzione di scenari naturali, le trovate fantastiche di un mondo magico e con un serrato ritmo narrativo. Il regista, tuttavia, non si accontenta dell’azione: vi mescola umorismo e sentimento coinvolgendo lo spettatore in una singolare storia d’amore. Il serpente bianco è una bellissima donna, sorridente e generosa. Sua sorella, il serpente verde, è capricciosa e dispettosa. Per gioco fa cadere in acqua il giovane Xu Xian, raccoglitore d’erbe che non sa nuotare, e si diverte nel vederlo affogare. Lo salva la sorella, premendo le labbra contro le sue mentre risalgono in superficie. Poi sparisce; quando rinviene, il giovane ha un vago ricordo della donna e ne è innamorato. Anche lei scopre d’amarlo: è pronta a rinunciare al mondo del male per restare con lui e crea una situazione per incontrarlo. Detto fatto, i due vivono insieme su una barca, ma il mago-sacerdote Fa Hai sente odore di zolfo e interviene per separarla dal marito. Con sfoggio di effetti speciali, il regista illustra le varie fasi della lotta che degli amanti narrando anche la vicenda comica della relazione del serpente verde col novizio del mago. Peccato che l’amore sia stato inserito nell’universo del maligno, perché i santi non possono essere sconfitti.
altE' curioso, ma sicuramente troppo lungo e molto ripetitivo nella prima parte, un altro film orientale Gantz di Shinsuke Sato. Sceneggiato da Yusuke Watanabe dal manga di Hiroya Oku, narra di alcuni morti ai quali è offerta la possibilità di tornare in vita, per beneficiare di questa chance devono affrontare lotte durissime e impari contro avversari temibili e imprevedibili. Chi soccombe sparisce: chi vince guadagna qualche punto, ma ce ne vogliono ben cento per resuscitare o per far tornare in vita un amico. Anche se possono avere armi e uniformi, i più soccombono. Protagonisti due giovani, Key e Masaro, travolti dalla metropolitana mentre tentano di salvare un uomo. Saranno al centro della lotta, dapprima contro robot riottosi, poi contro colossali guerrieri e la furia degli dei. Se ne salva uno che giura di lottare per riscattare l’amico. Dura 130 minuti, ed è soltanto la prima parte. Della seconda è programmata l’uscita, film e dvd, a novembre.


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Francese, trentacinque anni, Xavier Gens ha esordito nel 2007 con un film crudo e violento, Frontiers (Frontiere). Col terzo film ha perfezionato la descrizione della catastrofe. Prodotto da Canada, Germania e Stati Uniti, The Divide (Lo spartiacque) mostra la distruzione di New York mediante attacco con missili con testate nucleari. Alcuni inquilini di un condominio riescono a raggiungere le cantine e a sigillare la porta d’accesso. Apparentemente è la salvezza: sono rinchiusi in un bunker e devono soltanto attendere che la radioattivitá diminuisca e che qualcuno venga a salvarli. In realtá resta molto poco del mondo conosciuto. Alieni occupano la cittá e catturano sopravvissuti per fare esperimenti. A loro sequestrano un bambino. Quindi saldano la porta del bunker ed è il principio della fine. Tuttavia non sanno i reclusi che il loro maggior pericolo è la paranoia. La sperimentano giorno per giorno in un universo circoscritto e presto si trasformano in vittime e carnefici. All’inizio il piú forte è l’addetto alle cantine (Michael Biehn), il quale impone alcune regole. Poi una ribellione porta all’anarchia, a violenze psicologiche e a sopraffazioni che mieteranno vittime. Il regista descrive in maniera algida, e con molto rigore, il gioco di massacro nel quale i deboli soccombono. Nella lotta emergono due ritratti di donne: una indomita, l’altra compiacente e vittima, e alcuni profili di giovani. L’inferno è l’impossibile convivenza: ció che li aspetta all’esterno è il nulla assoluto. Film senza speranza, quindi. Non c’è salvezza: né dentro, né fuori. Il film offre 122 minuti di tensione all’insegna del nihilismo con un racconto molto professionale.
altDi morte parla anche il film d’esordio di Tim Fehlbaum Hell (Inferno), prodotto in Germania da Roland Emmerich. Si apre con la visione apocalittica di lande bruciate. Anche il sole è infuocato e sbianca contrade deserte. Difficile trovare acqua e generi di sopravvivenza. Tuttavia un giovane e due sorelle cercano un po’ di carburante in una stazione abbandonata. Sperano di raggiungere in auto un luogo di salvezza. La strada peró è disseminata di pericoli. Prima incontrano un giovanotto che si unisce a loro, poi incappano in una fattoria. Dietro al volto accogliente dei fattori si cela una famiglia che cattura e depreda gli incauti forestieri e se ne nutre. Il regista descrive scene di lotta e tentativi di fuga in un microcosmo che preannuncia  i postumi di un dramma nucleare. A differenza della ricostruzione serrata di Xavier Gens, la catastrofe descritta da Tim Fehlbaum si limita a un mondo contadino che esercita il cannibalismo, descritta mediante stilemi noti. Ritroviamo Angela Winkler - già protagonista di L'onore perduto di Katharina Blum o Come la violenza può svilupparsi e dove può portare (Die verlorene Ehre der Katharina Blum oder Wie Gewalt entstehen und wohin sie führen kann, 1975) di Volker Schlöndorff e Margarethe von Trotta - nei panni di una madre che si preoccupa per i suoi figli, ma si nutre di quelli degli altri. E’ un film di genere alla cui sceneggiatura hanno lavorato in tre: il regista, Thomas Wöbke e Oliver Kahl. Peccato che fossero privi d’idee!
altOpera prima è anche Verbo del madrileno Eduardo Chapero-Jackson, studi a New York, e vincitore di numerosi premi con tre cortometraggi. Purtroppo la descrizione dell’incomprensione genitori-figli, (Sara, adolescente, frequenta il liceo, ma è distratta dai messaggi murali di un misterioso personaggio) è ripetitiva e descritta con lunghi e pretensiosi dialoghi. Brava la protagonista, Alba García, ma non è molto. E ancora meno se si considera come il film sia stato inserito nel Panorama del cinema fantastico in concorso dove figurano film visti a Cannes e a Venezia come Poulet aux prunes (Pollo alle prugne) di Marjane Satrapi o The Moth Diaries (I diari della falena) di Mary Harron.


altTra i 240 titoli del catalogo del Festival grande spazio è riservato ai giovani e ai registi esordienti. Oggi, tuttavia, è stata la volta di un maestro del cinema, Francis Ford Coppola. Dopo Sundance e Toronto Film Festival, Sitges è la prima tappa europea di Twixt, il ritorno di Coppola al genere fantástico dai tempi di Terrore alla 13a ora (Dementia 13, 1963) e Dracula di Bram Stoker (Dracula, 1992). Quest’ultima opera l’ha scritta, diretta e prodotta. Diciamo subito che questo cineasta ha l’età per ritrovare il piacere del gioco e lo dimostra rispolverando un vecchio attore come Bruce Dern, riportando sulla scena Val Kilmer e offrendo ruoli singolari a Ben Chaplin, Elle Fanning e David Paymer. Val Kilmer interpreta uno scrittore di scarso successo che finisce in un paesino sperduto a firmare copie del suo thriller in una drogheria. Ha problemi con la moglie che lo assilla via internet, e ne avrà nel paese, dove lo sceriffo (Bruce Dern) gli suggerisce una storia ispirata dall’assassinio ancora irrisolto di un’adolescente della quale gli mostra il cadavere. E gli chiede di poter firmare il libro quale coautore.  Lo scrittore non si pronuncia: preferisce far due passi nella campagna attorno al paese. Nel bosco incontra una ragazza vestita di bianco (Elle Fanning). Si parlano, ma la ragazza scompare quando lui entra in un vecchio albergo dove aveva pernottato Edgar  Allan Poe.  All’interno un uomo fatica sta aggiustando un orologio mentre una donna apparecchia un tavolo. L’ospite è sorpreso dal fatto che il campanile abbia suonato tre volte la mezzanotte, ma i due evitano di dargli qualsiasi risposta. Di ritorno al paese, lo scrittore accetta l’offerta dello sceriffo perché si sente coinvolto dalla vicenda e ne vuole trarre una storia. Inoltre prova un senso di colpa per la morte di sua figlia nello scontro tra due motoscafi. Purtroppo le idee dello sceriffo sono molto codificate: invece di investigare sembra suggerire di arrestare giovani irrequieti. Lo scrittore, invece, spossato e frustrato, ha visioni notturne. In sogno incontra Edgar Allan Poe (Ben Chaplin) che si offre come guida e investiga con lui narrandogli un’antica tragedia del paese nella quale perirono dodici bambini. Lo scritto è svegliato ora dalla moglie, ora dallo sceriffo, che chiede un anticipo dall’editore (David Paymer), e si sente continuamente sballottato tra personaggi voraci e i fantasmi dei suoi sogni. Sarà coinvolto dalla ragazza del sogno che non riesce a situare, in bilico tra il bene e il male, dalle intuizioni del poeta e da numerosi personaggi che fluttuano tra sogno e realtà. altFrastornato dalla presenza assillante e ottusa dello sceriffo e incalzato dalla moglie che chiede continuamente soldi, si sente insicuro in un contorno sociale che sembra aggredirlo. Non gli resta che il sogno. Alla fine tutto si chiarirà, ma lascio allo spettatore il compito di scoprire gli itinerari che portano alla soluzione del mistero. Di Coppola va detto che s’è tolto lo sfizio di un’incursione nel fantástico. Ha recuperato un Val Kilmer leggermente imbolsito. Ancora una volta ha permesso a Bruce Dern di imporsi attraverso gli sfoghi di un personaggio stizzoso. Ha regalato agli americani un immaginario gotico che si sovrappone alla follia quotidiana della provincia profonda. E tutto è nato da un sogno che, come ha dichiarato lo stesso regista, lo ha spinto a elaborare il film.


 

altL’ottavo giorno del festival è stato dedicato a due singolari film francesi in concorso. Livide (Livido) si situa tra horror e fantastico, è il secondo film del duo Alexandre Bustillo - Julien Maury, che ha esordito nel 2007 con l'applaudito A l'intérieur (All'interno). La protagonista, Lucie, (Chloé Coulloud), non è ancora ventenne ed è in lutto per la morte della madre (Béatrice Dalle). Infermiera stagista, Lucie accompagna la signora Wilson (Catherine Jacob) nel suo giro quotidiano di visite agli anziani. In una villa importante e diroccata, Wilson applica una flebo alla signora Jessl, famosa maestra di danza in un tempo ormai remoto. In coma cerebrale, giace al centro di un immenso letto in una vasta stanza piena di ornamenti. Con stupore, Lucie osserva la donna ultracentenaria, i folti capelli bianchi e le lunghissime unghie. Wilson le confida che la paziente è ricchissima. Sicuramente nasconde un tesoro. Lei l’ha cercato, ma senza fortuna. La sera Lucie litiga col padre che ha deciso di portare a casa un'amica. Trovando il tesoro, pensa, potrebbe avere una vita autonoma. Ne parla col ragazzo e quella notte, i due e un amico penetrano nella villa. Qui avviene la svolta del film. Non solo non trovano il tesoro ma sono entrati in un incubo. Porte e finestre sono misteriosamente sigillate e la casa è piena di sorprese. L'irruzione spavalda sfocia in una trappola mortale. Dopo aver imperversato e distrutto alla ricerca del tesoro, i due giovanotti dovranno difendersi da strane creature e da giovani e sanguinarie ballerine. Aggressori diventati prede, conosceranno il terrore delle vittime sacrificali. Va invece meglio per Lucie, che si è sempre mantenuta in disparte. Si difende dall'assalto dei fantasmi, scopre affinità con una ballerina e la aspetta una sorpresa. Siamo dalle parti di Dario Argento. Non nuova la casa stregata, ma gli autori l'hanno attrezzata con personaggi, macchine e situazioni curiose.
altDifferenti gli ottanta minuti di Carrè Blanc, (Quadrato bianco in francese segno convenzionale della censura televisiva), esordio del parigino Jean-Baptiste Léonetti. Sami Bouajila è Philippe, impresario che opera con metodi militari e che sottopone i suoi dipendenti a sadici esercizi. I test di selezione sono pretestuosi, snervanti, e generalmente inutili perché servono soltanto a soddisfare la paranoia del capo. I quadri in cerca di affermazioni sono trattati come marionette. In un mondo disumanizzato, non c'è posto per la famiglia e per la vita privata. Il mondo dell'impresa si sta sostituendo ai rituali della vita quotidiana preparando un'apocalisse che non verrà dalla morte nucleare ma dall'inaridimento degli esseri umani. Chi è Philippe? Un flashback lo mostra ragazzo in una periferia. Solo e irresoluto. E poi lo troviamo in un centro di riabilitazione per aver tentato il suicidio. Ora è sposato con Marie (Julie Gayet) che ha conosciuto al centro. La loro unione è a pezzi. Tuttavia sarà lei a lottare contro il sistema per salvare il loro amore. Prodotto da Belgio, Francia, Lussemburgo, Russia e Svizzera, il film è come un urlo in un bunker di cemento.


altIl Festival chiuderà con l'anteprima del rifacimento di The Thing (La cosa), film prodotto da Usa e Canada per la regia dell'olandese Matthijs Van Heijningen. In attesa dei premi ufficiali, è stato assegnato il Méliès d'Or a Balada triste de trompeta (Ballata triste per tromba) di Alex de la Iglesia, deciso dai rappresentanti dell’European Fantastic Film Festivals Federation (EFFFF). Concorrevano i premiati col Méliès d'Argent dei nove Fantastic FilmFestival europei. Il film di Alex de la Iglesia aveva vinto il Méliès d'Argent al Festival di Amsterdam. Gli altri otto candidati erano: Transfer di Damir Lukacevic; Der lezte Angestellt (L'ultimo impiegato) di Alexander Adolph; Rare Export: A Christmas Tale (Rare Export: un racconto di Natale) di Jamari Helander; Rubber (Gomma) di Quentin Dupieux; Troll Hunter (Il cacciatore di Troll) di Andre Ovedal; Secuestrados (Sequestrati) di Miguel Angel Vivas; Hideways di Agnés Merlet, Attack the Block (Attacco al caseggiato) di Joe Cornish. Tra i film in concorso visti in queste ore merita un posto a parte Momo e no Tegami (Lettera a Momo), film d'animazione di Hiroyuki Okiura. Il regista è un quarantacinquenne che ha collaborato a moltissimi film come Kôkaku kidôtai 1 e 2 (L'attacco dei cyborg 1 e 2 -1995 /2004), ma alla sua seconda regia dopo Jin-Roh - Uomini e lupi (Jin Rô, 1999). Animazione a mano (sette anni di preparazione), il film dura due ore e parla di una bambina di 13 anni, Momo, in lutto per la morte del padre. La madre ha dovuto vendere la casa e stanno partendo per l'isola di Shio per andare a vivere dai nonni. Momo porta con sé una lettera che il padre gli stava scrivendo prima di morire, ma c'è scritto soltanto: Cara Momo. La apre spesso, chiedendosi cosa il padre avrebbe voluto dirle. La giovane, introversa e con la testa piena di fantasie, si adatta a malincuore il trasloco. Durante il giorno è sola nella casa dei nonni. Le strade del paese sono semideserte, si accoda a un gruppo di coetanei che fanno il bagno, ma non lega. Sola in casa è sorpresa da strani rumori. Sono tre personaggi immaginari che prendono corpo soltanto per lei: la lucertola flatulenta Kawa, l'infantile Mame, l’orco Iwa, goloso e arruffone. Gli scomodi e invadenti fantasmi si rivelano amici segreti che finiscono per allietare il soggiorno della bambina. La vicenda presenta analogie col film di Hayao Miyazaki Il mio vicino Totoro (Tonari no Totoro, 1988). Quella, però, era una produzione dello Studio Ghibli e concedeva grandi spazi al mondo fantastico, mentre questa è molto più terrestre: una bambina triste e solitaria in un paese sconosciuto, allietata da tre fantasmi sgangherati e golosi.
Malteno interessante, invece, il britannico Kill List (Elenco di omicidi), secondo film di Ben Wheatley, autore del promettente Down Terrace (2009). Dopo un accidentato lavoro a Kiev che gli ha procurato violente turbe psicologiche, Jay, (Neil Maskell), soldato diventato killer a pagamento, non lavora da otto mesi. In crisi con moglie e bambino, si sente sollevato quando un amico gli affida un incarico. Omicidi di facile compimento si complicano fino a introdurlo in mezzo a sanguinari riti pagani dove sarà costretto a battersi contro un nemico mascherato. Lo aspetta un finale atroce. Gli altri interpreti sono Michael Smiley, MyAnna Buring, Emma Fryer.


altI premi

Sono stati dodici i premi assegnati dalla giuria internazionale del 44 Festival Internacional de Cinema de Catalunya. Nel sontuoso auditorio dell'Hotel Melià (1.500 poltrone), cinque giurati: i registi Ryo Seung-Wan (Corea), Juan Antonio Bayona (Spagna), Richard Stanley (Sud Africa), l'attrice Lisa Marie (Usa) e il critico Quim Casas (Spagna) hanno assegnato il premio per il miglior cortometraggio ex-aequo a Dirty Silverware (Argenteria sporca) dell’americano Steve Daniels e a The Unliving (Il non vivo) dello svedese Hugo Lilja che ha ottenuto anche il Méliès d'Argent.
Miglior lungometraggio è stato valutato Red State (Stato rosso) dell’americano Kevin Smith, cronaca di una dura lezione impartita a giovani in calore. Il protagonista di questo film, Michael Parks, ha ricevuto il premio quale miglior attore.  Il premio speciale della giuria è stato assegnato ad Attack the Block (Attacco al caseggiato) del britannico Joe Cornish che ha vinto anche il premio per la migliore colonna sonora w quelli delle altre due giurie, quella del pubblico e quella della critica.
Miglior regia è stata giudicata quella del coreano Na Hong-jin per il film The Yellow Sea (Il mar Giallo), già in concorso a Cannes. Migliore attrice è stata valutata l'americana Brit Marling, protagonista di Another Hearth (Un'altra Terra) di Mike Cahill. Lucky Mckee e Jack Ketchum hanno vinto il premio per la sceneggiatura di The Woman (La donna) dello statunitense Lucky Mckee. Migliore fotografia è stata valutata quella del tedesco Hell (Inferno), firmata da Tim Fehlbaum e Markus Förderer.
Eva dello spagnolo Kike Maillo ha vinto il premio per i migliori effetti speciali realizzati da Lluìs Castells e Javier Garcìa. Miglior trucco è stato giudicato quello che Steven Kostanski ha realizzato per The Divide (Lo spartiacque) del francese Xavier Gens. Un altro francese, Marc Thiébault, ha vinto il premio per la migliore scenografica per Livide (Livido) diretto da Alexandre Bustillo e Julian Maury.
Molti altri premi sono stati assegnati dalle dieci giurie delle dieci differenti sezioni: dal già citato Méliès d'Or, andato a Balada Triste de Trompeta (Ballata triste per tromba) di Alex de la Iglesia al film d’animazione Tatsumi di Eric Hood, prodotto da Singapore e Indonesia, che ha vinto il primo premio della sezione ANIMA'T. Bu-dang-geo-rae (L'ingiusto) del sud coreano Ryoo Seung-wan è stato considerato il miglior film della sezione Casa Asia, mentre un'altra opera coreana, Paranmanjang (Pesca notturna) di Park Chan-wook e Park Chan-kyong ha vinto il primo premio della sezione Noves Visions.