52° SITGES Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya - Pagina 3
Scritto da Renzo Fegatelli
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04 Ottobre 2019
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![ventajas de viajar en tren-104710529-mmed](/cache/multithumb_thumbs/b_250_400_16777215_0___images_stories_cinema_Sitges2019_ventajas_de_viajar_en_tren-104710529-mmed.jpg)
È il momento della Spagna con due film in concorso che segnano l’esordio del basco Aritz Moreno e di Oscar Martìn, che vanta vent’anni di produzioni e di corti. In grande spolvero Ventajas de viajar en tren (I vantaggi di viaggiare in treno) che Aritz Moreno ha tratto dal romanzo di Antonio Orejudo servendosi della sceneggiatura di Javier Gullòn che aveva già adattato il romanzo di José Saramago Enemy di Denis Villeneuve. Con uno stuolo di famosi attori iberici: Belén Cuesta, Ernesto Alterio, Luis Tosar per citarne alcuni, e col rischio di aver messo mano a un libro di culto sul quale ha lavorato cinque anni, il regista basco ha dato vita a una commedia nera di 103 minuti narrando storie che si dipanano come scatole cinesi. Helga Pato, editrice in crisi, viene abbordata in treno da uno psichiatra, Angel Santagustin, che le racconta storie di suoi pazienti, iniziando da un tipo ossessionato dalla montagna di rifiuti che non vengono raccolti. È uno che, lavorando nella raccolta dell’immondizia ha perso un braccio. Un altro, anche lui portatore di handicap, è stato derubato durante un viaggio in comitiva a Parigi e soccorso da una ragazza claudicante, alla quale rubano la stampella. La disavventura li unisce: sboccia una fugace relazione sessuale, ma non finisce bene. Al centro del film, resta tuttavia la vicenda del giovane edicolante che fa innamorare una giovane donna, l’accoglie in casa, le insegna l’amore per i cani e la domina fino a imporle di dormire nel canile e muoversi a quattro zampe. La rivolta della donna coincide con la scoperta che il giovane si nutre di escrementi e lei lo fa internare. Di sorpresa in sorpresa si viene a scoprire che il presunto psichiatra è soltanto un paziente e che l’editrice viaggia per raggiungere la clinica dove è stato internato il marito anche lui coprofago. Con sfumature di approcci romantici, momenti da thriller e accenni di grottesco, la commedia ha momenti colorati ma quello che prevale è il nero, beffardo e sovrano.
![am06](/cache/multithumb_thumbs/b_250_400_16777215_0___images_stories_cinema_Sitges2019_am06.jpg)
Javier Botet, che nel film di cui abbiamo appena parlato interpreta il portatore di handicap, è, insieme con David Pareja, il protagonista di Amigo di Oscar Martìn. Vittima di un incidente, è trasportato su una sedia a rotelle nella casa di campagna del suo miglior amico che lo lava, lo rifocilla, lo accompagna in bagno. Tuttavia, lui lo ritiene responsabile della morte della moglie, anche lei perita nell’incidente. Durante i primi giorni la convivenza è tranquilla, allietata da una fisioterapista che lo aiuta a riappropriarsi dei movimenti, ma la routine logora e affiora anche qualche vecchio rancore. Alla lunga non si sopportano più e la loro amicizia si trasforma in un gioco al massacro. Il film dura 83 minuti realizzati in un ambiente rurale inizio Novecento, con interni scuri dai colori appena accennati. I protagonisti, noti per alcuni film comici che hanno interpretato in coppia, sono i beniamini di molti spettatori spagnoli che hanno apprezzato il film. In realtà si tratta di un racconto pseudo realistico che a tratti sconfina nel gotico, ma privo di mistero, tensione, empatia.