52° SITGES Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya - Pagina 3

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52° SITGES Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya
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ventajas de viajar en tren-104710529-mmedÈ il momento della Spagna con due film in concorso che segnano l’esordio del basco Aritz Moreno e di Oscar Martìn, che vanta vent’anni di produzioni e di corti. In grande spolvero Ventajas de viajar en tren (I vantaggi di viaggiare in treno) che Aritz Moreno ha tratto dal romanzo di Antonio Orejudo servendosi della sceneggiatura di Javier Gullòn che aveva già adattato il romanzo di José Saramago Enemy di Denis Villeneuve. Con uno stuolo di famosi attori iberici: Belén Cuesta, Ernesto Alterio, Luis Tosar per citarne alcuni, e col rischio di aver messo mano a un libro di culto sul quale ha lavorato cinque anni, il regista basco ha dato vita a una commedia nera di 103 minuti narrando storie che si dipanano come scatole cinesi. Helga Pato, editrice in crisi, viene abbordata in treno da uno psichiatra, Angel Santagustin, che le racconta storie di suoi pazienti, iniziando da un tipo ossessionato dalla montagna di rifiuti che non vengono raccolti. È uno che, lavorando nella raccolta dell’immondizia ha perso un braccio. Un altro, anche lui portatore di handicap, è stato derubato durante un viaggio in comitiva a Parigi e soccorso da una ragazza claudicante, alla quale rubano la stampella. La disavventura li unisce: sboccia una fugace relazione sessuale, ma non finisce bene. Al centro del film, resta tuttavia la vicenda del giovane edicolante che fa innamorare una giovane donna, l’accoglie in casa, le insegna l’amore per i cani e la domina fino a imporle di dormire nel canile e muoversi a quattro zampe. La rivolta della donna coincide con la scoperta che il giovane si nutre di escrementi e lei lo fa internare. Di sorpresa in sorpresa si viene a scoprire che il presunto psichiatra è soltanto un paziente e che l’editrice viaggia per raggiungere la clinica dove è stato internato il marito anche lui coprofago. Con sfumature di approcci romantici, momenti da thriller e accenni di grottesco, la commedia ha momenti colorati ma quello che prevale è il nero, beffardo e sovrano.
am06Javier Botet, che nel film di cui abbiamo appena parlato interpreta il portatore di handicap, è, insieme con David Pareja, il protagonista di Amigo di Oscar Martìn. Vittima di un incidente, è trasportato su una sedia a rotelle nella casa di campagna del suo miglior amico che lo lava, lo rifocilla, lo accompagna in bagno. Tuttavia, lui lo ritiene responsabile della morte della moglie, anche lei perita nell’incidente. Durante i primi giorni la convivenza è tranquilla, allietata da una fisioterapista che lo aiuta a riappropriarsi dei movimenti, ma la routine logora e affiora anche qualche vecchio rancore. Alla lunga non si sopportano più e la loro amicizia si trasforma in un gioco al massacro. Il film dura 83 minuti realizzati in un ambiente rurale inizio Novecento, con interni scuri dai colori appena accennati. I protagonisti, noti per alcuni film comici che hanno interpretato in coppia, sono i beniamini di molti spettatori spagnoli che hanno apprezzato il film. In realtà si tratta di un racconto pseudo realistico che a tratti sconfina nel gotico, ma privo di mistero, tensione, empatia.
Tutto questo fa rivalutare The Lighthouse (Il faro) di Robert Eggers, presentato fuori concorso, già visto al Festival ungherese di Miskolc. Il film dura 110 minuti ed è interpretato da due attori famosi, Robert Pattinson e Willem Dafoe, il giovane e l’anziano addetti al faro che, siamo negli ultimi anni dell’Ottocento, vengono inviati in un’isola remota della Nuova Inghilterra. Girato in bianco e nero, mostra gli scontri quotidiani tra il giovane sottoposto a duri e a volte rischiosi lavori, e l’anziano che tiene il diario e che decide sul da farsi. Confinati in un angolo oscuro del mondo nel periodo più freddo dell’anno, i due devono convivere e confrontarsi continuamente tra accese discussioni, sbornie e rispetto delle mansioni. C’è anche il tempo per i ricordi e per ballare ubriachi, ma l’inverno è lungo e l’asprezza del luogo li condiziona fino agli ultimi scontri senza quartiere. Al di là della bravura degli interpreti, la vicenda è circoscritta su una piccola isola rocciosa, sorvolata da uccelli affamati e continuamente battuta dai marosi. La differenza la fanno gli attori e qualche sagace spunto di dialogo, ma il racconto non è accattivante, anche se in rapporto al film spagnolo qui si tratta di cinema vero.