Festival Internazionale del Film di Cannes 2018 - Pagina 9

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2018
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en-guerre.20180426111701Stephane Brizè è un regista francese particolarmente attento ai problemi del lavoro. Il suo La loi du marchè (La legge del mercato, 2015) è uno dei capisaldi del cinema di questo genere. Ora ritorna in campo con En guerre (In guerra) che parte da una situazione che potrebbe essere reale: una fabbrica di componenti d’automobili, l’officina Perrin, è ora in mano ai tedeschi dopo essere stata ceduta dai proprietari originali francesi. Il management che guida la ditta pensa che gli utili aumenteranno se il sito sarà chiuso e il lavoro trasferito in uno stato in cui gli operai sono retribuiti meno. La mossa conseguente è quella di licenziare i 1100 lavoratori impiegati nell’azienda che, grazie ai loro sindacati, meglio ad alcune organizzazioni si mettono davanti agli ingressi impedendo la consegna delle merci già finite e il prosegue del lavoro. Il film segue questa lotta con un taglio quasi da cine attualità, documenta la complessità delle trattative con i padroni, gli scontri con la polizia, l’esplosione della rabbia dei lavoratori dopo mesi in cui sono senza salario. Il regista ha utilizzato decine di attori presi dalla strada che si sono amalgamanti con lo specialista Vincent Lindon che ha un sodalizio lungo e proficuo con questo cineasta. È un film sul lavoro e su una lotta destinata alla sconfitta, un tracollo appena, appena temperato (ma a quale prezzo!) dall’orribile morte del sindacalista più coerente che, dopo essere stato sconfitto da un miscuglio di estremisti e di rappresentanti dai lavoratori troppo accomodanti, si dà fuoco davanti alla sede tedesca della multinazionale. La regia ha il merito di non celare le differenze che incrinano l’unità sindacale e non mettere in sordina quelle che allignano fra gli stessi lavoratori. In altre parole, un film netto e onesto.
under-the-silver-lake-movie-posterL’americano David Robert Mitchell ha firmato Under the silver lake (Sotto il lago d’argento), un’opera lunghissima (due ore e 19 di proiezione) e tutt’alto che chiara. Il trentatreenne Sam vive a Los Angeles non facendo nulla, ma spiando donne svestite e sognando il raggiungimento della celebrità. Quando una sua bella vicina scompare, lui si mette in caccia per ritrovarla. È un itinerario complesso che si snoda nei meandri della città e attraversa feste, omicidi misteriosi, riti esoterici, società più o meno segrete, gruppi dediti a forme di magia. Onestamente diciamo che non tutto è chiaro e che ancor meno ci sono apparse limpide le intenzioni del cineasta che costella il film di animali sventrati e fiotti di sangue. Scarsa comprensione di storia e intenzioni che si è accompagnata al ancor minore intendimento dei motivi per cui quest’opera è finita nel cartellone del festival. In definitiva ci è parso che l’unica ragione che giustifica l’inclusione nel programma, oltre all’indubbio spessore professionale dell’opera, è la decisione di farlo strano per sorprendere gli spettatori, la maggior parte dei quali, occorre dirlo, si sono annoiati più che sentiti provocati.
euforiaA Un Certain Regard si è visto Euforia, opera seconda dell’attrice e regista Valeria Golino. È la storia di due fratelli, intrepretati da Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea. Il primo è un imprenditore traffichino, di successo e omosessuale, il secondo è affetto da un tumore al cervello che lo desina a una morte certa entro poco tempo. Il ricco si prende cura dell’altro con devozione quasi maniacale e non esita a portarlo in pellegrinaggio a Međugorje, in Bosnia-Erzegovina, anche se poi approfitta del momento per cacciare dalla stanza l’ammalato e avere un amplesso con un altro pellegrino. Sono i ritratti di due figure quanto più lontane l’una dall’altra, ma che nel finale riescono a trovare un momento di solidarietà. La regista maneggia la materia con cura e abilità consegnando al pubblico un film di grande spessore in cui le psicologie sono indagate con precisione. Questi due fratelli, intrallazzatore l’uno e pudico l’altro, sintetizzano due modi opposti di avvicinarsi alla realtà e due modi di concepire i rapporti interpersonali. Un film robusto e piacevole, ricco di bravi attori, che contribuiscono non poco alla riuscita complessiva dell’opera.
Il cartellone dal festival comprendeva anche la presentazione in anteprima dell’ultimo episodio della saga Guerre Stellari. Solo: a Star Wars Story porta la firma di Ron Howards e prosegue la strada all’indietro nella scoperta delle origini dei personaggi. Il film uscirà nel circuito commerciale fra qualche settimana e sarà quello il momento per parlarne.