35° Festival Cinéma Méditerranée di Montpellier - Pagina 5

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35° Festival Cinéma Méditerranée di Montpellier
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poster turcoSezione Panorama

Anche per quest’anno il cartellone della 35° edizione del Festival ha previsto, accanto alla sezione competitiva, la sezione Panorama dedicata alle migliori produzioni recenti dei diversi paesi che affacciano sul Mediterraneo e che contribuiscono in modo sostanziale a dare corpo ad una visione quanto mai variegata della cultura cinematografica di questa vasta area d’Europa. Dei quattordici lungometraggi proposti in questa edizione quattro titoli, meritano particolare attenzione: Sen aydinlatirsin geceyi (Si illumina la notte) del turco Onur Ünlü, Despre oameni si melci (Lumache e uomini) opera seconda del romeno Tudor Giurgiu, Afrik’Aioli del francese Christin Philibert e Harraga Blues dell’algerino Moussa Haddad.
Onur Ünlü, appartiene alla seconda generazione di bravi cineasti turchi e propone il suo quarto lungometraggio  che ha per protagonista un impacciato, quanto strambo, barbiere trentenne che vive in una cittadina non ben definita dell’Anatolia, la cui comunità trascorre la propria esistenza in apparenza senza particolari emozioni. Monotonia e routine, tuttavia, vengono rotti da alcuni personaggi che il regista immagina dotati di poteri paranormali. Il protagonista Cemal, ad esempio, riesce a vedere ed a oltrepassare i muri, la giovane Yasemin, la sua amata, è in grado di levitare, mentre la venditrice ambulante di libri di poesia è in grado di fermare lo scorrere delle ore con il solo congiungere delle mani. E’ attraverso questi espedienti che il quarantenne regista costruisce la parabola discendente d’amore tra Cemal e Yasemin, fatta di sguardi malinconici, tragici, quieti e sospesi, alla cui fine, nemmeno le mani della venditrice di poesie nulla potranno. Un film originale, non certo per il vasto pubblico, dove realtà e finzione si intrecciano perfettamente e dove il tutto è supportato, come nella migliore filmografia turca, da una eccellente fotografia.
lumache e uominiTutt’altro tema è quello che ripercorre in modo gradevole e leggero il rumeno Tudor Giurgiu, al suo secondo lungometraggio. La storia di Lumache e uomini prende avvio da una vicenda realmente accaduta nella Romania del dopo Ceausescu, ovvero, l’acquisizione da parte di imprenditori francesi di una fabbrica automobilistica di stato, in via di fallimento, al fine di impiantarvi una produzione di lumache. Il film segue uno di questi dipendenti, (Andi Vasluianu), leader della protesta sindacale, la cui idea è quella di convincere i colleghi, solo trecento dei tremila lavoratori conserveranno il posto di lavoro, a donare più volte il proprio seme ad una banca dello sperma al fine di raccogliere i soldi necessari a superare l’offerta dei compratori stranieri. Il finale, neanche a dirlo, è agrodolce e vede gli operai intenti nella ricerca nella campagna assolata delle preziose lumache. Giurgiu conduce con buon ritmo e mano ferma il cast composto prevalentemente da attori non professionisti e sebbene debitore verso la più ben più nota commedia sociale inglese Full Monty - Squattrinati organizzati (1997) imprime al suo lavoro una buona dose di originalità.
afrik-aioli portrait w193h257Afrik’ Aioli del francese Christof Philibert è un film che sfida molte le regole, in particolare nel campo della scrittura. Girato in sole due settimane, con pochi soldi, senza particolari mezzi tecnici e una piccola squadra, confronta senza cadere in velleità documentaristiche e rimanendo saldamente ancorato al genere della commedia umoristica, due culture: quella senegalese e quella francese. Il viaggio che intraprende lo spettatore è quello che compie il protagonista Jean-Marc da poco in pensione che, dopo molte esitazioni, accetta di andare in vacanza in Senegal con il suo amico Momo. A guidarli, all’arrivo all’aeroporto di Dakar, alla scoperta del paese troveranno Modou, ragazzone tuttofare e un po’ trafficone, di professione tassista di una vecchia quanto scassata Mercedes station vagon che non ha nulla da invidiare per originalità al taxi di Donne sull'orlo di una crisi di nervi (Mujeres al borde de un ataque de nervios, 1988) di Pedro Almodovar. Nonostante un inizio difficile, dovuto alla naturale diffidenza tra i protagonisti - troppo diversi tra loro, per cultura, stili di vita e mentalità - con l’andare del viaggio e il venir meno di molti luoghi comuni nascerà fra i protagonisti  un profondo sentimento di comunione. Per gli amanti delle storie complicate il lavoro di Christof Philibert non potrà che sembrare solo una semplice storia di amicizia, tuttavia ad uno sguardo attento, vi è molto di più. E’ un inno alla fratellanza degli uomini e dei popoli, un accorato invito a ricercare la felicità nella riscoperta di gesti comuni, semplici, nell’umanità e autenticità delle persone.

haraga bDopo un'assenza di tredici anni dallo schermo, il regista Moussa Haddad ritorna con Harraga Blues, la cui traduzione letterale dall’arabo suona: coloro che bruciano. Il riferimento è al modo in cui i migranti distruggono i loro documenti d'identità prima di emigrare clandestinamente. Il film affronta il tema del viaggio a cui si sottopongono tanti giovani nord africani nel tentativo di sfuggire ad una esistenza di povertà alla ricerca di una vita migliore in Europa. Le intenzioni del cineasta algerino, certamente lodevoli nel rappresentare una piaga sociale che affligge la sua terra, sono tradite però dal risultato. Il film segue due giovani Zine e Rayan, stanchi della mancanza di prospettive che offre loro l’Algeria, che progettano di raggiungere illegalmente le coste della Spagna. Nella costruzione della storia però risulta assente ogni riferimento alla situazione politico sociale, al conflitto religioso in atto nell’Algeria d’oggi, ed anche la ricostruzione della stessa traversata, nella realtà spesso mortale, risulta poco credibile. Un film più per il piccolo schermo, dove le atmosfere sono quasi patinate e ove a contare sono i buoni sentimenti e il lieto fine.

A.S.