34° Festival Cinéma Méditerranée di Montpellier - Pagina 2

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biancaneveBlancanieves (Biancaneve), dello spagnolo Pablo Berger, è una versione originale della famosa fiaba dei Fratelli Jacob Ludwig Karl (1785 – 1863) e Wilhelm Karl (1786 – 1859) Grimm. In questo caso il quadro in cui si svolge la lotta fra la cattiva matrigna e l’orfanella buona e candida, è la Spagna fra il 1915 e la metà degli anni venti. In questa storia Biancaneve è la figlia di un famoso matador costretto in carrozzella dopo un cruento scontro con un toro molto aggressivo. Il malato sposa una delle infermiere che lo hanno curato e mal gliene incoglie. La giovane moglie, dotata di prestante amante, lo relega al primo piano del suo sontuoso palazzo, non lo assiste, in compenso riempie l’armadio di capi lussuosi. Per quanto riguarda l’orfanella, sopravvissuta ad un parto difficile in cui è morta la madre, l’umilia facendole fare i lavori più faticosi e degradanti. Come nella fiaba, una soluzione arriverà dall’incontro fra la giovane e un gruppo di nani toreri, questo anche se il finale sarà tutt’altro che gioioso, visto che la megera riuscirà ad avvelenare la fanciulla che sarà trasformata in attrazione da fiera. Il film non ha dialoghi ed è girato in bianco e nero, insomma un’opera molto simile al pluripremiato The Artist (L’artista, 2011) diretto dal francese Michel Hazanavicius (1967), anche se gli autori assicurano che il loro film è stato pensato e impostato prima di quello vincitore del premio Oscar. Nel caso specifico c’è, rispetto all’altro testo, una maggiore malinconia, uno spirito drammatico più forte e una diffusa aurea gotica. E’ un’opera forte e molto ben costruita, decisamente originale da un punto di vista stilistico.
djeca ragazzi si sarajevoDjeca (Ragazzi di Sarajevo), diretto dalla bosniaca Aida Begic (1976), racconta le conseguenze psicologiche della lunga guerra e del drammatico assedio cui le truppe serbe sottoposero la città attraverso il complesso rapporto fra fratello e sorella. Rahima ha ventitré anni e ha fatto la scelta di velarsi, quasi a gridare al mondo il suo essere credente mussulmana. Suo fratello Nedim si muove in una direzione del tutto diversa, quella del ribellismo e dell’insoddisfazione. Uno stato d’animo che lo porta a continue risse, a raccogliere armi e a quasi non parla con la sorella. I rapporti fra i due giovani si fanno progressivamente sempre più freddi, sino a una clamorosa riconciliazione, la notte di capodanno, nel bel mezzo di una generale esplosione, forse festosa, di scoppi. E’ un film girato in maniera nervosa, con macchina a mano sempre in movimento, scatto d’immagini non sempre misurate. In definitiva un film cartella clinica di una condizione complessa e nevrotica. 

U.R.