29th Brussels International Fantastic Film Festival - Pagina 2

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29th Brussels International Fantastic Film Festival
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Inconsueta e accattivante l’opera prima dello statunitense Scott Leberecht, da anni collaboratore per gli effetti speciali della Lucas e della Disney. Midnight Son (Figlio della mezzanotte), inserito nella International Competition del 29e Festival International du Film Fantastique, è un film a piccolo budget su un giovanotto che non può esporsi ai raggi del sole. Se ne era accorto a dodici anni, in spiaggia, col sole che gli aveva bruciato la pelle di un avanbraccio. Ora, a 24 anni, lavora come guardiano notturno e vive in un piccolo appartamento dalle finestre foderate da teli neri. Normale, esclusa l’incompatibilità col sole, Jacob scopre che il cibo non attenua il suo appetito. Vi rimedia comprando dal macellaio carne piena di sangue. E si rimette in forze, tanto da uscire e rimorchiare una ragazza, ma nei giorni seguenti dovrà nutrirsi di sangue, e verrà aiutato da un infermiere che vende sacchetti di sangue umano. Gli avvenimenti dei giorni successivi renderanno evidente la sua natura di vampiro. Originale l’approccio col tema, e intriganti le fasi del racconto che portano alla scoperta e all’accettazione di una natura diversa. Il film dura 88 minuti ed è interpretato da Zak Kilberg e Maya Parish

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Lungo e brutale, invece, il film della Corea del Sud I saw the Devil (Ho visto il diavolo) di Jee-woon Kim. L’autore di A Tale of two Sisters (Storia di due sorelle), concorre nella International Competition con un film che il comitato di censura coreano ha accusato di attentato alla dignità umana. Due i protagonisti:  Soo-hyeon, giovane agente dei servizi segreti, e Kyung-Chul, sadico assassino che squarta le vittime e le dà a un amico cannibale. Uccidendo la moglie dell’agente, il predatore diventa preda. Soo-hyeon, infatti, chiede un congedo di 15 giorni per elaborare il lutto, ma in realtà prepara la vendetta. Servendosi delle informazioni della polizia, trova l’assassino e lo massacra, lasciandolo in vita per impartirgli altre lezioni di dolore. Durante 143 minuti di film, il sadico commette altre nefandezze. L’agente lo tallona e lo ferisce. Ma Kyung-Chul sopporta il dolore , e compie ancora un paio di crimini prima che l’agente decida di sopprimerlo. Esasperato gioco di massacro, tirato per le lunghe come un videogioco violento, il film lascia allo spettatore il dilemma di capire chi dei due, guardandosi, abbia visto il diavolo.

 

Violenza per violenza, tanto vale raccontare anche quella di Territories (Territori), opera prima di Olivier Abbou. Prodotto da Francia e Canada, narra il passaggio di frontiera di cinque amici  di ritorno da un matrimonio in Canada. Di notte vengono fermati da due agenti psicopatici, tormentati da allucinanti ricordi della guerra in Irak.  Notando il nome arabo del conduttore del veicolo, li fanno scendere  e li provocano trattandoli da terroristi. Sparano su uno che tenta di difendersi e rinchiudono gli altri, due donne, un giovane e un ragazzo, in gabbie di ferro nascoste nel bosco. Peggio finirà un amico partito alla loro ricerca. Seguendo il modello di Guantanamo, e prendendo spunto da un caso che nel 2009 scosse l’opinione pubblica canadese (il caso di Omar Khadr), il film dà sfogo alle nevrosi americana del terrorismo spingendo all’estremo le azioni di due reduci. Un racconto che incominciava a ripetersi.