Torino Film Festival 2005

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Grandi retrospettive a Torino

ImageIl Torino Film Festival, giunto alla 23ma edizione, si è confermato la più interessante manifestazione cinematografica italiana dal punto di vista delle scelte e proposte culturali. Primato confermato sia dal livello della selezione dei titoli in concorso, sia da quello delle retrospettive.
Queste ultime hanno riguardato, in particolare, l’americano Walter Hill e il francese Claude Chabrol, della cui opera è stata presentata la prima parte di un progetto, disteso su due anni, nel corso dei quali si potranno vedere tutti settanta film da lui diretti.

Walter Hill è autore di titoli di successo: The warriors (I guerrieri della notte, 1979), 48 HRS (48 ore, 1982), Red Heat (Danko, 1988), solo per citarne alcuni. Il suo è un cinema classicamente hollywoodiano in cui le esigenze dello spettacolo si fondono con l’ascolto di problemi specifici e attuali della società, un modo di creare d’altissimo livello che riesce a conciliare filoni che sembrerebbero privi di un qualsiasi tratto comune. Anche in opere meno originali, com’è il caso di Danko, vi è sempre l’attenzione ad importanti temi sociali che stanno per mostrarsi in tutta la loro forza, in questo caso l’esplosione planetaria della mafia russa. E' una sensibilità che s’innesta in uno stile cinematografico in cui il gusto del racconto, più che quello dell’osservazione psicologica, la fa da padrone. In altre parole il suo cinema, come quello di tutti i grandi autori americani, punta prima d’ogni altra cosa, a narrare delle storie in cui confluiscono problemi reali della società e solo in seconda battuta a costruire personaggi complessi e credibili.

In questo si differenzia in modo netto da Claude Chabrol, le cui opere hanno anch’esse un forte interesse per la narrazione, ma riservano uno spazio importante allo scandaglio della mente e dei comportamenti dei personaggi. Si può anzi sostenere che, mentre per l’americano il racconto punta alla meraviglia, il francese si pone dal punto di vista dell’osservatore freddo che guarda alla propria materia come lo scienziato osserva al microscopio i propri materiali. In questo i suoi film, anche quelli più alimentari, contengono sempre una buona dose di riflesso sociale, oltre che a dare testimonianza di un rigore professionale e di un gusto per il lavoro ben eseguito.

Il regista americano, sul versante opposto, tende sempre a favorire la spettacolarità del racconto, anche a scapito della verosimiglianza e della perfezione narrativa.

Spostandoci su un piano letterario potremmo affermare che, fatte le debite proporzioni e solo per fornire un’esemplificazione di facile comprensione, Claude Chabrol guarda all’opera di Honoré de Balzac, mentre Walter Hill si muove su un terreno simile a quello della moderna narrativa americana ove il contenuto del racconto è assai più importante del mondo in cui è proposto.