42º Sitges Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2009 - Pagina 3

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42º Sitges Festival Internacional de Cinema de Catalunya 2009
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Il Signor Nessuno
Il Signor Nessuno

I due film francesi e quello belga, visti in concorso al 42° Festival Internacional de cinema de Catalunya, si potrebbero definire tre opere stravaganti, ciascuna a suo modo. Mr. Nobody (Il Signor Nessuno) del belga Jaco van Dormael è la più complessa e descrive come potrebbe essere la vita secondo le scelte che ognuno fa. Di Nemo, (Jared Leto), un bambino diviso tra madre e padre che divorziano, vediamo cosa sarebbe diventato se avesse seguito l’uno o l’altra. E che famiglia avrebbe avuto accettando di sposare l’una o l’altra delle tre amiche d’infanzia. Esiste un momento pieno di possibilità prima di ogni scelta. Poi sarà immersione totale in un’avventura sociale che rappresenta spesso una situazione senza ritorno. Il film dura 136 minuti e traghetta il protagonista in un futuro nel quale è stata abolita la morte. Il protagonista, ormai ultracentenario, sarà l’unico anziano in un universo senza ricordi.

Gli ultimi giorni del mondo
Gli ultimi giorni del mondo


Stravagante anche il francese Les derniers jours du monde (Gli ultimi giorni del mondo) di Jean-Marie e Arnaud Larrieu, presentato a Locarno. Sono 130 minuti sui passi di Robinson Laborde (Mathieu Amalric), quarantenne rappresentante di bagni giapponesi. Inquinamento delle falde acquifere, scosse di terremoto e piogge di cenere sembrano annunciare la fine del mondo. Bombardato da notizie catastrofiche, e appena rimessosi da una depressione, Robinson s’innamora a Biarritz, una mulatta. Non si preoccupa degli eventi disastrosi che spingono gli abitanti a rifugiarsi in Spagna, e non presta attenzione alla moglie, né all’amante del padre defunto. Vuol vivere il presente con il nuovo amore e vuole raccontarlo in un quaderno che porta con sé. Sereno nonostante la tempesta, segue una ragazza non facile, che appare e scompare, deciso a vivere a fondo l’amore, deambulando come un allegro fantasma dalla città balneare francese a Pamplona e a Parigi. Come dire? Prima l’amore e solo dopo la fine del mondo.

Non girarti
Non girarti

           

Ne te retourne pas (Non girarti) della francese Marina de Van, presentato a Cannes, pone invece il problema di una giovane scrittrice (Sophie Marceau) e madre di famiglia che avverte strane sensazioni che le impediscono di lavorare. Visioni sempre più frequenti suscitano interrogativi sulla madre. E’ la persona che lei conosce o quella che le appare in visioni ricorrenti? E’ ancora lei, in quel corpo che le va sempre più stretto? E’ veramente se stessa o vive con un’identità imposta. Ansia, angoscia, turbamenti, perdita di coscienza agiscono sulla donna che vediamo trasformarsi in un’altra persona (Monica Bellucci), che intuisce di essere originaria di una città italiana. In un viaggio alla ricerca di se stessa, incontra i volti noti della sua infanzia. Nessuno, però, ammette di averla mai conosciuta. Qualcosa non quadra. Reticenze, contraddizioni e dissapori le aprono tuttavia uno spiraglio sul passato.

Metropia
Metropia


Era a Venezia anche il film di animazione scandinavo Metropia di Tarik Saleh. Un simpatico pamphlet di ottantasei minuti. Roger, grigio operatore telefonico, preferisce muoversi in bicicletta nella futuristica Europa servita da una metropolitana che unisce tutte le capitali. Un giorno incontra la donna che presta il volto al suo shampoo preferito e la segue nel metro. E’ l’inizio di un thriller nel quale Roger viene a trovarsi al centro di una cospirazione dalla quale salva la pelle e imparerà a scegliere meglio il sapone con cui lavarsi i capelli.

Accoppiamento
Accoppiamento


E' stata, invece un'anteprima mondiale quella di Splice (Accoppiamento) del canadese Vincenzo Natali.  Il film è interpretato da Adrien Brody e Sarah Polley nei panni di due scienziati che tentano di creare vite artificiali. Tra molte difficoltà creano a un ibrido che crescendo assumerà sembianze umane. All’apparenza è una bambina dagli arti fauneschi, e in seguito un ermafrodito capace di volare, dotato di una temibile coda. Il regista descrive la diffidenza del neonato verso lo scienziato, il suo innamoramento da adolescente e i guai che dovrà affrontare quando s’intrometterà tra i due scienziati, legati da una lunga relazione. Seguendo la tradizione del mostro che si rivolta contro i suoi creatori, questa volta la sorpresa deriva dal tentativo di mescolare DNA umano e animale, per ottenere nuove sostanze per il trattamento di malattie incurabili.

Gli incidenti capitano
Gli incidenti capitano


Dal Canada all’Australia è arrivato il film d'esordio del musicista Andrew Lancaster con Accidents happen (Gli incidenti capitano). Interpretato da Geena Davis, più che un film fantastico è un elenco di infortuni. Il primo, d’auto, comporta la morte della figlia e il coma di un figlio. Due restano in vita, ma provocheranno altri disastri. Poco fantastico anche il debutto dell’americana Jac Schaeffer con Timer. Di futuristico c’è soltanto l’applicazione di un timer al polso che suonando indica al proprietario il giorno in cui incontrerà l’anima gemella. Emblema di differenze sociali sarà un ostacolo all’espressione della personalità, e i giovani protagonisti se ne libereranno.

Luna
Luna


Interessante, invece, la produzione anglo-americana Moon (Luna), segna l'esordio registico di Duncan Jones, figlio di David Bowie. Interpretato da Sam Rockwell, unico attore che vi compare, si svolge in una base lunare dalla quale l’astronauta Sam Bell invia Helio-3 alla Terra. Ha un contratto di tre anni giunto a scadenza e comunica alla moglie il suo ritorno. Un incidente, però, ne blocca la partenza. Tuttavia lo vediamo operare regolarmente nella base. Scopriamo essere un clone che viene a sapere dell’incidente e che si reca sul luogo. Porta l’astronauta ferito alla base e si rende conto che lui e l’altro sono la stessa persona. Per i due non sarà facile convivere, e diventerà pericoloso quando scopriranno che il programma prevede sostituzioni e non convivenze. Una nave spaziale sta per allunare per recuperare la vittima. Tra il desiderio di tornare sulla Terra e il timore che uno di loro sia neutralizzato dall’equipaggio in arrivo, i due dovranno trovare una soluzione. Rivelarla sarebbe un grave torto al film e al regista: va detto, però, che una volta tanto costituisce una sorpresa e che dà valore alla sceneggiatura che Nathan Parker ha tratto da una storia originale di Duncan Jones.