Festival di Setubal 2009 - Pagina 3

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Festival di Setubal 2009
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Conclusioni e premi
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Frutto proibito
Frutto proibito
La sezione competitiva inizia a presentare le sue scelte più interessanti. La prima, Kielletty Hedelmä (Frutto proibito), porta la firma del finlandese, nato a Cipro, Dome Karukoski. E' una lucida e appassionante denuncia dei guasti del fanatismo religioso di matrice cristiana, nel caso specifico quello di una comunità, molto numerosa in Finlandia, che segue alla lettera le parole della Bibbia e ai cui membri è proibito guardare la televisione, ascoltare musica ritmata, ballare, truccarsi, bere alcol, usare contraccettivi e avere rapporti sessuali prima o fuori dal matrimonio. Maria e Raakel sono cresciute in questo ambiente, chiuso ed opprimente, e ora, compiuti i diciotto anni, vogliono sperimentare ciò che c'è oltre i recinti della congrega. Maria, in particolare, stimolata dall'esempio di una sorella lesbica che ha rotto con i genitori e vive a Helsinki con la compagna, approfitta della possibilità di un lavoro estivo per conoscere amori giovanili, cosmetici, bevande ad alta gradazione e musica. Raakel è inviata dalla comunità per indurla alla ragione, ma si farà coinvolgere nella voglia di libertà al punto da rifiutare il ritorno alle leggi della setta, anche quando l'amica china il capo e ritorna sui suoi passi. Il film è molto ben costruito, drammaticamente intenso, privo di retorica, ma, proprio per questo lucido nella descrizione della crudele ferocia che anima le norme che si sono dati questi fanatici. E' molto indovinato anche l'andamento del racconto, che non approda ad un facile lieto fine, ma mostra come sia proprio chi ha più dubbi e meno impeto trasgressivo a vincere le barriere che gli sono state costruite attorno. Un ottimo lavoro e un racconto appassionante.
La ragione per cui
La ragione per cui
Darum (La ragione per cui) dello svedese Harald Sicheritz, qui impegnato in una produzione austriaca, propone un caso molto originale che ruota attorno al tema della fama e dell'ossessione del successo. January Haigerer è un giornalista sulla cresta dell'onda reso famoso da alcune inchieste sul mondo degli assassini seriali. Tuttavia, la sua brama di successo lo spinge a progettare un piano folle. Ha scritto un libro che intende presentare come l'opera di un assassino catturato e condannato. Per raggiungere quest'obiettivo commette un omicidio uccidendo l'avventore di un bar scelto a caso. Si costituisce, sicuro di una pesante condanna che renderà il suo libro particolarmente ambito dai lettori, ma ha fatto i conti senza l'oste, in quando l'uomo che ha ammazzato era un omosessuale ammalato terminale di AIDS e, poiché lui aveva già scritto in favore dell'eutanasia, il suo avvocato e le associazioni per la morte volontaria fanno di lui una bandiera sino ad ottenere l'emissione di una condanna quasi simbolica. Ora il libro non ha più futuro e non resta che gettarne il manoscritto. Il discorso sulla brama di successo spinta sino all'autodistruzione è più enunciata che raccontata in modo cinematograficamente maturo, ma rimane la forza di una storia originale e, in qualche modo, emblematica.
La promessa mancata
La promessa mancata
Nedodrzaný Slub (La promessa mancata) del ceco Jiri Chlumský, qui impegnato in una produzione slovacca, appartiene alla categoria, quasi un genere, delle biografie dei sopravvissuti all'olocausto. Un giovane ebreo, ottimo giocatore di calcio, riesce a dribblare, miracolosamente e con non poca fortuna, i peggiori orrori della deportazione, la selezione verso le camere a gas sino a finire intruppato in una banda partigiana composta da russi antisemiti che lo accolgono senza conoscere la sua appartenenza etnico – religiosa. Il film è costruito bene, ma allinea situazioni già viste molte volte e sviluppa un discorso non privo di salti logici – nonostante sia tratto da una storia vera – e privo di una reale volontà di approfondimento.
Cambio
Cambio
Diverso il caso di Schimb valutar (Cambio) del rumeno Nicolae Margineanu. In una città di provincia un giovane operaio perde il posto per la chiusura della fabbrica in cui lavorava. Rifiuta di ritornare a lavorare nei campi con il suocero e convince la moglie a vendere ogni cosa ed emigrare in Australia. Per riuscirci occorre trasformare in dollari i leu ottenuti dall’alienazione dei beni di famiglia, cosa che può essere fatta solo a Bucarest. Qui è subito derubato e costretto a rimontare da zero la scala sociale. Grazie all’aiuto di una prostituta dal cuore d’oro ci riesce, ma al prezzo di trasformarsi in truffatore e ladro. Quando, imbottito di valuta, sta per salire sull’aereo per Sidney, un banale incidente rimetterà tutto in discussione. Il film vale, soprattutto, per la straordinaria e lucida descrizione del degrado morale, economico ed ambientale di un paese ex-comunista, piombato nelle fauci del capitalismo più animale. La descrizione dei tuguri in cui vivono migliaia di rumeni, la ferocia della vita di tutti i giorni, l’alluvione di crimini che costellano la quotidianità, tutto questo concorre a dare al racconto il valore di un quasi documentario e alla storia il ruolo di un esempio, fra i tanti, della barbarie in cui è piombata la Romania al pari dei molti altri paesi, un tempo appartenenti al blocco sovietico. Lo stile è quasi televisivo, con luci che imitano quelle naturali e personaggi che nulla hanno di eccezionale se non il peso delle disgrazie che li opprimono.