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6O0B1923 Donatella-Finocchiaro-In concorso per il Premio Amore e Psiche del Festival due film d’autore della sezione ufficiale: Varoonegi (Inversione) dell’iraniano Behnam Behzadi, del quale abbiamo scritto da Un Certain Regard di Cannes, e l’italiano L’accabadora di Enrico Pau, film di prossima uscita dopo la partecipazione ai Festival di Ajaccio, Galway, Shanghai e a quello della Maddalena, IsReal, Festival di Cinema del Reale. Scritto da Enrico Pau e Antonia Iaccarino, era stato già presentato a teatro dal regista, che è anche attore e scenografo. Ora, coprodotto con l’Irlanda, è un film di circa novanta minuti, interpretato da Donatella Finocchiaro. Ambientato negli anni 40 durante la guerra, ha come protagonista una figura mitica della cultura sarda, la donna chiamata a dare la dolce morte a malati incurabili. Attiva soprattutto nelle campagne, era persona rispettata, ma evitata ed estranea alla vita sociale. Nella tradizione era una donna anziana e appartata: nel film ha trentacinque anni, si chiama Annetta e già da bambina ha ereditato dalla madre la professione. E c’è un momento in cui confessa di aver avuto la sensazione di cadere in una fossa dalla quale non è più emersa. Il film si apre con Annetta che arriva a Cagliari alla ricerca della nipote Tecla. Un sacerdote la invia da una famiglia agiata che sta abbandonando la villa per trasferirsi nella casa di campagna e sottrarsi ai bombardamenti. Le lasciano le chiavi dell’antica residenza, e cibo. Dovrà custodirla, e sarà sola tra tante stanze e corridoi. Tra allarmi, bombe e corse al rifugio, Annetta trova Tecla in un bordello. La invita a trasferirsi in villa, ma la nipote rifiuta. All’origine c’è il fatto che era stata Annetta a mettere fine alle sofferenze della madre di Tecla, e quando questa lo aveva saputo, essendo rimasta orfana, era partita per la capitale. Difficile, dunque, riconquistare la fiducia della nipote, che sarà poi vittima dei bombardamenti ed entrerà in un coma profondo. Al suo capezzale, Annetta conosce un medico straniero, che incontrerà ancora. Lui si prodiga per salvare vite umane, mentre lei ne soffoca l’ultimo respiro. Tuttavia i due si capiscono, sempre mantenendo le distanze perché lei non familiarizza, non sorride, parla pochissimo e si muove come una vestale. E’ il terzo film di Enrico Pau, dopo Jimmy della collina adattato dal romanzo di Massimo Carlotto e interpretato da Barry Ward che qui veste i panni del medico. L’opera conta anche su Carolina Crescentini, nel personaggio di una pittrice sarda, su Sara Serraiocco (Tecla), e su Anita Kravos, Camilla Soru, Federico Noli e Piero Marcialis. Ruoli importanti giocano la musica di Stephen Rennicks e la fotografia di Piers McGrail, in un film che per alcuni versi ricorda la forza della tradizione e della natura descritti da Amir Naderi in Monte, ma qui siamo a un’altra latitudine e a un diverso tipo di solitudine che isola la protagonista dal contesto sociale. Per ancorare il film alla realtà storica, il regista ha inserito alcune immagini della processione di Sant’Efisio girate da Marino Cao nel maggio del 1943, tuttavia il racconto resta in bilico tra cronaca e leggenda, veicolato dalla sapiente interpretazione di Donatella Finocchiaro, vestale suo malgrado, esclusa da affetti e da relazioni amorose.