22 Medfilm Festival Roma - Pagina 4

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Kindil el Bahr affOggi il Festival ha presentato tre dei film del concorso ufficiale, Premio Amore e Psiche, un lungometraggio e due mediometraggi. Del primo, Inhebbek Hedi (Hedi), abbiamo scritto dalla Seminci di Valladolid. Il secondo, Kindil el Bahr (Kindil), 40 minuti, diretto da Damien Ounouri, è una vera sorpresa. Già selezionato per la Quinzaine di Cannes, il film avrebbe potuto essere premiato al Festival di cinema fantastico di Sitges. Il regista franco-algerino residente ad Algeri, infatti, narra una storia inverosimile, tra realtà e leggenda, come se si trattasse di un evento reale. Un giorno di festa sulla spiaggia in mezzo a tanti bagnanti. Una giovane donna, Nfissa, è accompagnata dalla madre e dalle sue due figlie. In attesa del marito, decide di bagnarsi al largo. Dopo molte evoluzioni in acqua si trova circondata da alcuni giovinastri che l’insultano e la maltrattano. E quando lei decide di difendersi, viene linciata. Non trovando la moglie, il marito chiede alle autorità di effettuare ricerche, ma il mare è grosso e nessun natante prende il largo. Le ricerche riprendono il giorno dopo con motoscafi e sommozzatori, ma dopo la tempesta il mare ha restituito diciannove cadaveri e l’ispettore di polizia che conduce le indagini non ritiene che le morti siano dovute alla tempesta. Circola la leggenda di una donna medusa che toglie il respiro agli uomini ed è convinto che la donna ricercata si sia trasformata in medusa. Chiede all’uomo di appostarsi sulla spiaggia, senza entrare in mare, per attirare la moglie. E a sua insaputa nasconde sommozzatori armati di arpioni, pronti a catturare la donna medusa. Storia surreale, avvalorata da riprese nelle quali Nfissa nuota lungamente sott’acqua provocando onde elettriche ed emettendo grida strazianti. Chiaramente da inserire nel genere fantastico dove i quaranta minuti di tensione, la splendida interpretazione di Adila Bendimerad e il rigore narrativo le varrebbero un sicuro successo. Nello stesso tempo, l’aggressione dei bulli che adducono morali socio-religiose contro le libertà individuali della donna nella società islamica, è ben descritta nella presentazione del catalogo che qui riportiamo. Un fantasy orrorifico che ‘riflette l’idea del corpo femminile quale luogo di aggressione sessuale e violenza e, sotto certi aspetti, come il fulcro di altre frustrazioni sociali, economiche, ideologiche degli uomini’.
le-jardin-d-essaiDania Reymond, nata in Algeria nel 1982, si è formata in Francia. Dopo il corto Jeanne (2012) presenta il mediometraggio Le jardin d’essai (Il giardino di prova), 42 minuti, girato nel Parco Tropicale di Algeri. Le prove sono quelle che il regista Samir chiede a giovani che vogliono diventare attori. Dopo un breve inizio che ricorda Salam Cinema (1995) di Mohsen Makhmalbaf nel quale facendo il casting di giovani debuttanti ne descrive aspirazioni e condizioni sociali, il film si sviluppa su due piani: i tentativi e le difficoltà di fare cinema in Algeria attraverso l’apporto spontaneo di giovani il cui lavoro non trova sbocco, e il racconto parallelo, di un antico sultano in una città assediata che, allo stremo dell’assedio, mette ad asciugare sugli spalti lenzuola bianche e getta agli assedianti le ultime pagnotte di pane. Dimostrando di avere acqua e pane in abbondanza, il sultano convince il nemico a togliere l’assedio. Così i giovani cineasti algerini, realizzando corti, medi e lungometraggi di finzione o documentari sollecitano il governo a sostenere il loro cinema.