Festival Internazionale del Film di Cannes 2016 - Pagina 8

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2016
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Personal ShopperConfessiamolo: non siamo mai stati grandi ammiratori dell’opera del regista francese Olivier Assayas e lo siamo diventati ancor meno dopo aver visto Personal Shopper (Compratore personale). Maureen è una giovane americana che vive a Parigi e fa questo mestiere per una grande manager che deve apparire sempre al top, ma non ha tempo da perdere in sartorie e boutique. Il vero problema che travaglia questa ragazza, oltre una malcelata avversione per il lavoro che fa, è l’attesa, sinora delusa, dello spirito del fratello Lewis che, in vita, le aveva promesso di ritornate dall’aldilà per dirle come ci si sta. Un fantasma che si manifesta a corrente alterna, ora come luminescenza sui muri di una vecchina casa, ora con messaggini sul telefonino spediti da un ignoto interlocutore, ora con bicchieri che rovinano a terra senza una vera ragione. Nel frattempo il clima si tinge di giallo con l’assassinio della ricca signora. Fra schizzi di sangue, musica incubica ed eventi inspiegabili il film arriva a una fine aperta, ambientata in un paese arabo, con lo spirito creduto superato che ritorna contro ogni previsione. Ci avete capito poco? Noi ancor meno nonostante le quasi due ore di proiezione. Possiamo solo dire che questo è l’unica opera accolta, alla proiezione stampa, da sonori fischi e timidissimi applausi di circostanza. Un pasticcio in cui s’incrociano suggestioni hitchcockiane mal digerite e ricordi pasticciati di cinema horror.
JulietaLa vera attesa della giornata era per Julieta, del sempreverde regista spagnolo Pedro Almodóvar, ma anche questa aspettativa è andata parzialmente delusa. Infatti c’è ben poco d’interessante nella la storia di questa vedova di mezza età che riesce casualmente a scoprire dove vive la figlia, ormai madre di tre figli, e a capire il motivo per cui da oltre un decennio non le ha dato più notizie. Tutto si ricollega alla morte del marito e padre, scomparso in mare nel pieno di una tempesta. L’uomo, fonte di un amore travolgente per la donna, ha preso il largo dopo una lite coniugale per cui lei e la figlia sono ora oppresse da un identico senso di colpa. E’ un melodramma inseribile nella tradizione narrativa cara a questo cineasta, ma senza quelle venature d’ironia e cattiveria che hanno reso memorabili opere come La legge del desiderio (La ley del deseo, 1987), Tutto su mia madre (Todo sobre mi madre, 1999) e Parla con lei (Hable con ella, 2002).
AquariusParadossalmente oggi il miglior film in cartellone è stato Aquarius del brasiliano Kleber Mendonça Filho, collocato dagli organizzatori in una posizione ambigua ma ricco d’interesse sociale. Clara vedova ed ex – critica musicale, vive a Recife in una palazzina costruita negli anni quaranta che si affaccia sull’Avenida Boa Viagem e su una bellissima spiaggia. Un gruppo di speculatori hanno messo gli occhi sull’edificio e voglio trasformarlo in una residenza di lusso. Poiché l’anziana rifiuta di vendere e risultano inutili le minacce dirette e indiretta (si va un’assordante festa ospitata nell’appartamento sovrastante il suo agli escrementi lasciati sulle scale) la guerra con l’immobiliare assume toni sempre più caldi sino alla scoperta di un’infestazione di termiti volontariamente organizzata da coloro che vogliono acquistare la sua casa. Piccolo colpo di scena finale con la donna, che anni prima era sopravvissuta ad un cancro, che getta pezzi di legno brulicanti dei terribili insetti nelle linde stanze in cui l’immobiliare ha gli uffici. E’ una storia semplice che poggia quasi per intero sulle spalle della famosa attrice Sonia Braga, ma che ha il merito di ricordarci di quanta subdola violenza si nutra il capitalismo d’assalto.