Festival Internazionale del Film di Cannes 2016 - Pagina 3

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2016
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SierranevadaCristi Puiu è uno dei registi più interessanti del cinema rumeno. Il suo primo film, La morte del signor Lazarescu (Moartea domnului Lazarescu, 2005) ha ricevuto uno dei maggiori riconoscimenti di Un Certain Regard oltre a numerosi riconoscimenti da parte di altri festival. Quest’anno è presente in concorso, sempre qui a Cannes, ma nella sezione competitiva, con Sierranevada. Il film non ha nulla a che vedere con la famosa catena montuosa iberica e si svolge quasi per intero all’interno di un modesto appartamento di Bucarest in cui si riuniscono, per una cerimonia funebre in ricordo del capofamiglia deceduto da poco, alcuni parenti del defunto o persone che l’hanno conosciuto. La riunione degenera presto in una sorta di scontro di tutti contro tutti da cui emergono vecchi rancori, asti a lungo sopiti, rabbie represse. Il film ha una durata ampia, poco meno di tre ore di proiezione, che indica una sorta di identità fra rappresentazione e realtà, cronaca e fotografia dell’esistente. Intendiamoci, nulla di trascendentale o particolarmente originale visto che il cinema, soprattutto quello nordico, ha utilizzato più volte scenari di feste, ricorrenze o eventi vari per mettere in scena l’esplodere di tensioni a lungo represse all’interno di un nucleo familiare o di una ristretta cerchia di conoscenti. E’ quanto capita anche in questo caso, ad esempio nella diatriba con l’anziana sostenitrice del passato regime. Nella sostanza un film in cui rifulge l’abilità del regista – non è facile manovrare così a lungo la macchina da presa in spazi tanto angusti -  ma in cui latita originalità e invenzione.

I Daniel BlakeL’inglese Ken Loach è un altro dei grandi vecchi che sono entrati con vigore nel cartellone di quest’anno del Festival. La sua ultima fatica I, Daniel Blake (Io, Daniel Blake), è se non la migliore, una delle sue opere più riuscite. Come di consueto il cineasta parte dalla realtà, quella di un falegname che ha subito un serio attacco di cuore e vorrebbe che gli fosse riconosciuta l’invalidità e la pensione a cui ha diritto. Il panorama in cui s’inscrive questo piccolo, grande dramma è quello di Newcastle, una città del nord dell’Inghilterra in cui la crisi economica ha colpito duramente. Il confronto fra il cinquantanovenne ex – operaio e la burocrazia britannica ha del surreale, ma ricorda non poche situazioni italiane. L’incontro con una ragazza, madre nubile di due bimbi, disoccupata e al limite dell’indigenza, fa sì che queste due vite, travolte dalla crisi e da un erronea idea della povertà, si riflettano su una concezione del mondo che sprezza ogni solidarietà umana. Il protagonista esalerà l’ultimo respiro nel bagno di un ente statale poco prima che una commissione, burocratica e assurda, si pronunci definitivamente su suo caso. E’ un film molto bello, privo di qualsiasi sfruttamento dell’eccezionalità. Un’immersione lucida e dolorosa nel reale, quello che sta dietro gli orpelli e le bugie della pubblicità. In un momento in cui il vero fatica oltre ogni modo a farsi riconoscere, il realismo lineare e quasi sussurrato di questo cineasta ci riporta con i piedi per terra e ricorda come il capitalismo, nelle sue varie forme, grondi di non poco sangue. Veramente un bagno di verità in un’epoca in cui sembra abbiano cittadinanza solo i lustrini e le fumisterie legate all’accumulo continuo della ricchezza.