Festival Internazionale del Film di Cannes 2016 - Pagina 5

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2016
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The-Handmaiden-poster-1-filmosphere-717x1024Agassi (letteralmente Fatto a mano, ma il titolo internazionale è Mademoiselle - Signorina) del sudcoreano Park Chan-Wook mescola thriller e perorazioni omosessuali femminili, il tutto inserito in una confezione raffinatissima che ricostruisce l’atmosfera della Corea negli anni trenta, durante la colonizzazione giapponese della penisola. Una giovane, che fa parte di una banda d’imbroglioni, si fa assumere come serva di una signorina al servizio di un ricco casato giapponese. Il suo compito è quello di facilitare l’opera di seduzione di un complice che, fingendosi un nobile nipponico, dovrà irretire la fanciulla che le è affidata, indurla a una fuga d’amore e così sottrare, la ragazza e il ricco patrimonio di cui è titolare, alle grinfie di uno zio tirannico che agisce come tutore dell’ereditiera e che, anche lui, vuole sposarla per depredarla. Il patrimonio attorno a cui ruota la vicenda è costituito da un’immensa biblioteca di libri e illustrazioni erotiche utilizzati sia per aste milionarie, a cui partecipano anziani debosciati, sia per tenere legata la giovine. Tutto va a rotoli quando lei s’innamora, corrisposta, della domestica e scopre con lei i piaceri saffici. La prima parte del film racconta questa storia, mentre la seconda muta punto di vista, svelandoci sia la complicità fra l’ereditiera e il pseudo seduttore, sia l’accordo fra le due donne per gabbare sia il vecchio bibliofilo, sia il giovane imbroglione. Finale all’insegna del trionfo dell’amore, con le due donne che si concedono piaceri bollenti nella lussuosa cabina di una nave in rotta per Shanghai. E’ un film che alterna immagini raffinate a sequenze granguignolesche, precise ricostruzioni storiche a momenti erotico - lesbici. In definitiva un preciso e perfetto prodotto commerciale costruito più per attrarre il pubblico che non per raccontare una vicenda ad alto valore simbolico.
Toni ErdmannPiù significativo, da un punto di vista sociale, Toni Erdmann, opera terza della tedesca Maren Ade. Inès lavora come consulente per una grande società di Berlino che fa affari in Romania. Negli ultimi mesi è di base a Bucarest e qui conduce una vita regolata da ritmi precisi, compresi quelli che sovraintendono ai momenti di sesso. La sua routine è spezzata dall’arrivo del padre gaudente che, anche senza averne l’aria, mette in forse le sue sicurezze professionali e umane. Lo fa semplicemente chiedendole: ma tu sei felice?  Parte da questa semplice domanda un processo di autoanalisi che porta la donna a mettere in discussione l’intero mondo che la circonda, comprese corsa al successo, invidie, frustrazioni personali. E’ un film lineare che parte come una commedia e, senza abbandonare i toni lievi (è da manuale l’intera sequenza in cui lei s’inventa una festa al nudo non essendo riuscita a rinfilarsi il costoso abito di sartoria che ha appena comperato) mette a fuoco alcuni temi che segnano negativamente il vivere moderno. In questo è un’opera che dimostra un saper essere politica pur senza ricorrere a invettive o pistolotti.
the-transfigurationNella sezione Un Certain Regard è passata l’opera prima dell’americano Michael O’Shea. S’intitola The transfiguration (La trasfigurazione) e racconta vita e morte di un adolescente nero che, spinto dal mito del vampirismo, a cui lui crede senza dubbi, uccide varie persone e ne beve il sangue. Forse era intenzione del regista sviluppare un discorso sulla ferocia che segna la nostra società, ma il risultato è tutt’altro che positivo e ciò che resta è una lunga serie di scene dominate da schizzi di sangue e morsi sul collo. Il tutto ben lontano da una qualsiasi significano metaforico o narrativo.