Festival Internazionale del Film di Cannes 2016 - Pagina 12

Stampa
PDF
Indice
Festival Internazionale del Film di Cannes 2016
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Pagina 8
Pagina 9
Pagina 10
Pagina 11
Pagina 12
Pagina 13
Tutte le pagine

Il Commesso ViaggiatoreForushande (Il commesso viaggiatore) di Asghar Farhadi, noto anche in Italia come autore dello straordinario Una separazione (Jodaí-e Nadér az Simín, 2011), conferma l’interesse di questo cineasta per la situazione umana e sociale della media borghesia iraniana, in particolare per la condizione delle donne. Un palazzo di Teheran subisce un cedimento strutturale che costringe allo sgombero quanti vi abitano. Rana ed Emad - lei attrice teatrale, lui insegnate e attore, entrambi impegnati in una messa in scena di Morte di un commesso viaggiatore (Death of a Salesman, 1949) di Arthur Miller (1915 – 2005) – trovano rifugio, in un primo tempo, in auto, poi in casa dell’immobiliarista che aveva venduto loro l’appartamento, quindi in un attico preso in affitto da uno degli attori della compagnia in cui recitano. Il nuovo appartamento ospita ancora alcune cose della vecchia inquilina, una donna che i vicini ritengono di dubbia moralità, che le ha lasciate in una stanza chiusa a chiave. Nonostante i solleciti del padrone di casa lei non passa a ritirale, allora questi sfonda la porta e le accatasta sul tetto. Un giorno, mentre Rana sta facendo la doccia, qualcuno suona alla porta e lei apre credendo sia il marito. Invece è uno sconosciuto che, eccitato dalla sua nudità, ingaggia con lei una colluttazione da cui la donna esce ferita in modo serio. Emad, d’accordo con alcuni amici e gli altri inquilini del caseggiato, si rifiuta di presentare denuncia sia perché convinto che nulla di buono possa venire dall’azione della polizia, sia per non esporre la moglie al biasimo della gente. Inizia, invece, una sua personale indagine partendo dal camioncino che l’aggressore ha abbandonato nel parcheggio condominiale. In breve scopre che il responsabile del crimine è un anziano venditore ambulante, arrivato nell’appartamento per portare via gli oggetti lasciti dall’altra locataria. Sequestra il colpevole e gli impone, quale condizione per rimetterlo in libertà, di confessare il crimine davanti all’intera famiglia. La storia procede di pari passo con le prove per la messa in scena teatrale che vede impegnati marito e moglie. Con qualche difficoltà Emad riesce a convocare moglie, figlia e futuro genero dell’aggressore, ma a questo punto è Rana a imporgli di liberalo senza condizioni, altrimenti il loro matrimonio sarà finito. Il marito accetta ma prima di lasciare andare il sequestrato lo schiaffeggia violentemente. A questo punto l’anziano, già sofferente di cuore, accusa un malore che si rivela grave. Al centro del film ci sono il ruolo e i condizionamenti subiti dalle donne in una società autoritaria e maschilista. Il ritratto tracciato dal regista è lineare e del tutto privo di inutili abbellimenti formali, con la macchina da presa che radiografa la situazione quasi senza prendervi parte. Come dire un film molto bello che si candida a qualcuno fra i massimi riconoscimenti del festival e che speriamo presto di vedere sugli schermi italiani.
ellePaul Verhoeven è un regista olandese che ha trovato ad Hollywood un grande successo commerciale. Il suo Basic Instinct (1992) ha mietuto incassi in tutto il mondo, in particolare per merito di Sharon Stone e della sequenza in cui, accavallando le gambe, mostra di non portare indumenti intimi. Regista particolarmente attento al lato più nascosto dei desideri sessuali femminili, ha trovato in Elle (Lei) il materiale ideale per dare spazio ad un’altra grande attrice, Isabelle Huppert, che non ha mai disdegnato di usare il proprio corpo quale strumento fondamentale di recitazione. Michèle è la proprietaria di una grande azienda di giochi elettronici. Ha alle spalle l’esperienza traumatica di una padre schizofrenico che ha ucciso numerosi vicini e ed ora sta scontando la pena dell’ergastolo. La madre si concede vari toy boy, cedendo anche a qualche sogno sentimentale. Lei invece, passa senza alcuna remora, da un amante all’altro sino a che è aggredita e violentata in casa da un vicino che si presenta mascherato come una sorta di Diabolik. Inizia a questo punto un gioco di seduzione violenta che termina con la morte dell’uomo. E’ un film molto ben costruito la cui unica e sola ragione d’essere è nell’interpretazione di questa duttile e matura attrice francese (a sessantatré anni non ha problemi a mostrare parti del corpo che solitamente le donne di quell’età nascondono) che appare sin dall’inizio la vera dominatrice della storia. La giuria del Festival ha, fra i premi a sua disposizione, anche la Palma d’Oro per la miglior attrice. Ecco una candidata più che probabile e meritevole.