Antalya: 43mo Arancia d’Oro Film Festival – 2° Eurasia Film Festival - Pagina 5

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Antalya: 43mo Arancia d’Oro Film Festival – 2° Eurasia Film Festival
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Fuochi d’artificio il mercoledì

Qualche riga per Chahar Shanbeh Souri (Fuochi d’artificio il mercoledì) dell’iraniano Asghar Farhadi che è l’esempio delle difficoltà e delle potenzialità del cinema iraniano di oggi. Il giorno del capodanno, che in Iran cade il 21 marzo, una ragazza, che sta per sposarsi, si presenta come domestica nella casa di una famiglia medioborghese in crisi in quanto la moglie è convinta che il marito la tradisca con una vicina. La ragazza è involontaria testimone di liti, riconciliazioni, nuove liti e scopre che, nonostante tutte le assicurazioni, l’uomo ha una relazione con la vicina di casa che, in realtà, è stata sua cognata. Un groviglio di serpi in cui gli uomini fanno una pessima figura e le donne si presentano come vittime predestinate. Il film è molto ben costruito nella struttura psicologica e ricco nel taglio narrativo, ma testimonia anche di un obbligo a parlare d’altro non consentendo la censura khomeinista di affrontare precisi temi politici, come la condizione di subordinazione della donna, o gravi questioni sociali, come la povertà di una vasta parte della popolazione. Lo stile è quello di una piece teatrale con molti dialoghi, pochi luoghi, costruzione per scene madri, ma la regia imprime a questa gabbia espressiva un taglio nettamente cinematografico ottenendone un film molto bello e forte.
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Come sei bella

Il cartellone conteneva anche alcuni film francesi, nessuno di grande spessore. Camping Sauvage (Camping selvaggio) di Christophe Ali e Nicolas Bonilauri è un brutto testo basato sulla storia d’amore, molto contrastata, fra una giovane che campeggia con i genitori e un maturo istruttore di vela. Finale tragico, meglio tragicomico, con un suicidio – omicidio. Il film è girato male, interpretato in modo approssimativo, pieno di effetti scadenti. Comme t’y es belle (Come sei bella) di Lisa Azuelos è una commedia al femminile, basata su quattro amiche, sessualmente infelici che finiscono per trovare l’uomo dei loro sogni. Battute sulla comunità ebraica, discorsi spregiudicati quel tanto che basta, svolte prevedibili dalla prima all’ultima. Un film di genere che ha ben pochi titoli per entrare in un concorso internazionale.
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Come l’ombra

Infine una nota su Come l’ombra di Marina Spada, già in cartellone a Venezia e Toronto, un film povero di mezzi, ma di grande valore inventivo ed intellettuale. L’impiegata di un’agenzia di viaggi studia il russo con un insegnante che viene da Kiev. Un giorno il docente - per il quale lei prova una certa attrazione, ma che conduce un’esistenza decisamente misteriosa - le chiede di ospitare per qualche giorno una supposta cugina che arriva a Milano senza alcun appoggio. Lei accetta a malavoglia, ma, poi, riesce a stabilire un rapporto molto umano, quasi erotico, con la bella ucraina. Un giorno la straniera scompare, lasciando in casa tutto ciò che possiede. Qualche tempo dopo la polizia ritrova il suo cadavere. L’impiegata, preda di una sorta di vera ossessione, ma anche affascinata da un fatto che da un senso nuovo ad una vita solitaria e triste, parte alla ricerca della scomparsa, un percorso che la porterà a prendere un autobus per la capitale ucraina. Il film è girato con molti omaggi – influenze al cinema di Michelangelo Antonioni, quello de La notte (1961), in modo particolare. Il film appartiene a quel genere di opere capaci di costruire una forte tensione psicologica ed emotiva partendo da fatti, gesti, immagini quotidiane. Un testo davvero sorprendente per maturità e stile.