53° Festival Internacional de Cine de Gijón - Pagina 6

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53° Festival Internacional de Cine de Gijón
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TakubofficialmovieposterC’era molta attesa per la presentazione del film filippino Taklub (Trappola, 2015) diretto dal cinquantacinquenne Brillante Mendoza. La sua vita al interno del cinema è molto particolare, essendosi avvicinato a questo mondo solo da una decina di anni. A dimostrare l’interesse che ha provocato, il suo film d’esordio, Masahista (Il massaggiatore, 2005) ha vinto il Pardo d'oro al Festival di Locarno 2005 ed è il titolo che ha aperto la strada per lo sviluppo di un cinema alternativo nelle Filippine. Nello stesso anno ha creato Center Stage Productions per realizzare sia i propri film che quelli di registi giovani.  Questo cineasta è il primo regista filippino ad essere onorato in Francia con il titolo di Chevalier dans l’Ordre des Arts et Lettres. Continua a realizzare film e documentari che riflettono la vita dei settori emarginati della società in cui vive e sta aiutando la nascita di un pubblico per i film indipendenti, organizzando da un paio d’anni anche un Festival con cinque titoli tutti dal taglio tipico del cinema indipendente. Con il titolo presentato al festival qualcosa non ha funzionato e certe parti sembrano più di maniera che realmente sentite. Non per questo l’opera non merita la massima attenzione, non fosse altro come documento di una terribile realtà. Nel novembre di due anni orsono il Tifone Yolanda colpì con inaudita violenza le coste filippine privando della vita più di seimila persone, uccise in quella che è stata una delle catastrofi naturali più devastanti del paese. Mesi dopo, il Dipartimento di Ambiente e Risorse Naturali ha chiesto a questo cineasta di realizzare un documento sull’evento perché ha ritenuto che un autore di fiction fosse più adatto per affrontare il problema del cambiamento climatico ed il suo grave impatto sul mondo. Il titolo significa trappola, una parola chiave per un film la cui trama racconta cosa succede all'indomani del tifone, soprattutto le condizioni estreme di sopravvivenza del popolo di Tacloban. Con uno stile quasi documentaristico segue il protagonista alla ricerca di dei corpi di tre bambini scomparsi a lui si aggiunge Larry che, dopo essere rimasto vedovo, si rifugia nel fervore religioso e Erwin che nasconde alla sorellina la morte dei genitori. La narrazione segue i loro passi, la morte e la vita che li uniranno e divideranno. Escluse le figure principali gli altri personaggi sono non professionisti, persone del luogo che vivono e non interpretano se stessi in momenti narrativi non scritti nella sceneggiatura ma vissuti in prima persona.
la-delgada-linea-amarilla-2013La delgada linea amarilla (La sottile linea gialla, 2015) è un buon film messicano diretto da Celso García, qui alla sua opera prima. E’ uno spazio narrativo in cui il percorso è subordinato alla linea gialla della mezzeria che i protagonisti devono dipingere su strada poco trafficata ma lunga oltre duecento chilometri, in un viaggio in cui l'ambiente influenza le emozioni e il comportamento di tutti i personaggi uniti tra loro dalla casualità di un lavoro che permetterà, per quindici giorni, di guadagnare qualche spicciolo. Nei dieci anni precedenti questo regista ha scritto e diretto cinque corti presentati e premiati in Festival quali Guadalajara, La Havana, Huelva e Cartagena. La sceneggiatura di questo lungometraggio faceva parte dei Screenwriters Labs di Cannes e del Sundance. Un bravo caposquadra che, dopo la morte di un suo operaio, abbandona quell’attività e lavora come guardiano da uno sfasciacarrozze per undici anni prima di essere sostituito da un cane, un nuovo lavoro da un benzinaio e l’incontro con l’ingegnere di cui a suo tempo era stato dipendente che gli propone di realizzare 217 chilometri di mezzeria, prima delle piogge, in soli quindici giorni. L’incontro con i compagni di avventura e di sventura, il desiderio di sentirsi nuovamente uomo vero. Un ritratto di un mondo di emarginati in cui convivono un autista di camion che sta perdendo la vista, un giovanissimo praticamente abbandonato dalla famiglia, un lavoratore del circo che ha perso tutto per il fallimento di questo teatro di allegria e un ladro. Guardando una cartina, l’America Centrale appare come un collegamento molto frammentato tra Nord e Sud attraversando il territorio di molti paesi e questo accentua l'idea di diversità e discontinuità. Questo insolito road movie converge su una sola chiave narrativa, che fa vivere le emozioni di cinque uomini molto diversi che sono motivati dalla perdita di un lavoro, il dolore o la speranza. Nel film il paesaggio diventa il vero protagonista e un segno di identità culturale, visto come rappresentazioni e immagine di un mondo, uno scenario desertico in cui il criterio di creare qualcosa per molte persone diventa meno importante rispetto alla possibilità di fare muovere tutti, magari anche per abbandonare la maledizione della povertà.