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34° Festival Internacional de Cinema do Porto
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chimeres1Dopo sei corti e cinque premi, lo svizzero Olivier Beguin, alla vigilia dei quarant’anni ha girato un lungometraggio di ottanta minuti in concorso al Festival. Chimères (Chimere), interpretato da Jasna Kohoutova e Yannick Russet, abborda il tema dei vampiri in chiave moderna e sentimentale. Lui e lei, giovani fotografi di successo, si concedono una vacanza in Romania. Investito da un auto, il giovane viene operato. Di ritorno in patria, legge su un giornale una denuncia sulle trasfusioni di sangue in Romania. Avvertendo strani sintomi, Alex incomincia a preoccuparsi. Brevi incubi, minacciose immagini allo specchio e raggi di sole che gli bruciano la pelle, lo spingono a velare le finestre. Lei, di origine rumena, si sente offesa, ma quando la contaminazione diventa evidente, gli offre il proprio sangue. Una notte, attaccato da tre balordi in un vicolo di periferia, Alex reagisce da vampiro: li uccide e ne beve il sangue. Per circa due terzi il film è poco più della cronaca quotidiana della vita di coppia narrata con garbo. L’ultima parte, invece, attinge all’immaginario filmico spargendo sangue e inventando una vendetta irragionevole.
stalledIn concorso anche il secondo film del britannico Christian James, Stalled (In fase di stallo), dieci anni dopo Feak Out, e di probabile uguale insuccesso. Idee poche o, forse, nessuna. Un giovane addetto alla manutenzione si chiude in bagno quando entrano due ragazze e vi rimarrà durante tutto il film. Scorge infatti le giovani sbranarsi e subito dopo il bagno è invaso da zombie. Commedia horror giocata sui tentativi di fuga del giovanotto, con qualche gag divertente e tanta ripetizioni.
Ancora meno idee nella testa del londinese Paul Hough, quaranta anni, che ha girato negli Usa il film in concorso The Human Race (La corsa umana). Una maratona per ottanta partecipanti: chi esce dalla pista o è sorpassato viene ucciso. Vince l’ultimo rimasto in vita. E un gioco di massacro truculento e incolore di ottantasette minuti dove anche citare gli attori sarebbe un azzardo.
Di qualche rilievo il debutto cinematografico del filippino Onat Diaz dopo diciotto anni di televisione. Kung-fu Divas (Il kung-fu delle dive), in concorso, è una favola piena di effetti speciali su due ragazze che partecipano a un concorso di bellezza dando vita a varie schermaglie. Scopriranno di essere gemelle, una allevata da una sorta di maga distratta, l’altra da una famiglia kung fu divas 2013 tagalog movie marian rivera aiai delas alasborghese. E saranno chiamate da un giovane atleta, dotato di poteri magici, a riscattare il vero padre, un re isolato in un antico maniero e insidiato da un castellano invidioso. Favola in chiave di commedia lunga un paio d’ore, dispensa gag e battute ma si configura come fantasy per bambini e famiglie,
Tra i film importanti in concorso quelli già visti in altri Festival, da Wara No Tate (Scudo di paglia) di Takashi Miike, visto a Cannes, all’israeliano Big Bad Wolwes (I grandi lupi cattivi) di Aharon Keshales e Navot Papushado, visto a Sitges, fino al film d’animazione di Bill Plympton Cheatin (Imbroglio), proiettato il primo giorno.