34° Festival Internacional de Cinema do Porto - Pagina 4

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34° Festival Internacional de Cinema do Porto
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sevbeniAl Festival le sorprese vengono sempre dalla Semana dos realizadores. Sev Beni (Amami), coproduzione ucraino-turca, già selezionato per il Festival di Montreal, ha emozionato e divertito. Diretto da Marina Gorbach e Mehmet Bahadir Er, descrive il bizzarro incontro tra due culture, provocato da festosi amici turchi che portano il giovane Camal a Kiev per svezzarlo prima del matrimonio. Compagni di sbornie e di avventure galanti, gli amici introducono Camal in un locale di lusso dove il giovane è attratto da una ragazza dallo sguardo malinconico e discreto. La segue senza parlare e sale sulla sua auto. Nell’appartamento di lusso di Sasha, lei lo obbliga a prendere una doccia, ma quando Camal timidamente le si avvicina, la madre di lei irrompe nella casa dicendo che la nonna è scappata dalla clinica. Visto che lei possiede l’unica auto della famiglia, i tre partono alla ricerca dell’anziana. Dopo molte peripezie nella notte innevata, la nonna viene rintracciata e riportata in clinica. Il giovane, però, nel tentativo di riappacificare una coppia che fa a pugni per strada, finisce in gattabuia. Derubato dalle guardie, è rilasciato al mattino quando Sasha porta regali ai secondini. Le vicissitudini della notte, e l’aver conosciuto la famiglia di Sacha, aumentano la sua attrazione per la ragazza, che potrebbe innamorarsi di lui. Senonché l’inaspettata visita dell’amante di lei sembra porre fine all’idillio sul nascere. Commedia sentimentale interpretata da Ushan Çakir e Viktoria Spesivtseva e racchiusa in novanta minuti di raffronti psicologici e di reciproche comprensioni tra esseri semplici, il film scorre come una favola percorsa da sogni proibiti, nostalgie assopite e scoperte impraticabili. Il grande applauso del pubblico ha premiato questo Pretty Woman in versione particolarmente credibile.
las-brujas-de-zugarramurdi1Alla vigilia dei cinquant’anni, Alex de la Iglesia ha girato un film di ampio budget, selezionato a Toronto e a San Sebastiàn, candidato a dieci premi Goya. Las brujas de Zagarramurdi, (Le streghe di Zagarramurdi), infatti si avvale di un cast importante, da Carmen Maura a Santiago Segura e ai protagonisti Javier Botet, Mario Casas e Carolina Bang. Delirio femminile contro lo strapotere maschile narrato in chiave di favola nera, anzi nerissima, racconta di due amici disoccupati che dopo una rapina a un negozio di compra oro sono inseguiti da due poliziotti. Con la complicità dell’autista si rifugiano in un monastero abbandonato della Navarra, e scoprono di trovarsi nel covo di streghe cannibali. Catturati e preparati per essere arrostiti, sono raggiunti dai poliziotti e dalla moglie di uno di loro e anche questi subiscono la stessa sorte. Sarà l’amore di una giovane strega a portare scompiglio e a permettere la fuga dopo momenti di terrore e di piccole mutilazioni in chiave di antipasto. Le streghe sanguinarie, con pretese sociologiche, popolano questo lungo incubo di circa due ore che sfocia in un apologo sulla società contemporanea. Lo spettacolo è assicurato in una fantasia dai toni goyeschi percorsa da gag, dispetti, brutalità ed enunciazioni. Se fosse leggermente più corto sarebbe decisamente migliore.