Transilvania International Film Festival - Pagina 3

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panihida-la-locandina-del-filmProsegue la maratona di film che riempiono completamente la giornata di chi a un festival chieda titoli meno noti, rassegne curiose, la voglia di riscoprire il cinema vero. Panihida (2012) è diretto da Ana Felicia Scutelnicu con la collaborazione del direttore di fotografia Tito Molina. Nonostante la giovanissima età, la regista Moldava ha già al suo attivo vari documentari. Questo titolo segna il suo passaggio alla fiction, anche se in realtà sarebbe più corretto definirlo un film-doc. In un piccolo villaggio moldavo anziana donna muore, lasciando il figlio e la nipote. Secondo la tradizione, l'intero villaggio la piange e le dice addio. Durante una notte di tempesta il corteo funebre percorre una strada verso il cimitero. I vecchi uomini devono portare la pesante bara sui sentieri pietrosi fino alla collina sacra. Il giorno dopo il sole è alto e la strada sembra infinita: contro la sete c'è il vino e contro il dolore i canti tra allegria e malinconia. La gioia si mescola alla tristezza e alla fine, la vita vince sulla morte. Forse eccessivamente lungo, racconta attraverso l’interpretazione di attori non professionisti tradizioni che vanno sempre più scomparendo.
la-cinquieme-saison locandinaLa cinquieme saison (La quinta stagione, 2012) è una coproduzione olandese, belga e francese diretta da Peter Brosens e Jessica Woodworth che ha avuto ottimo riscontro all’ultima edizione del SEMINCI di Valladolid, vincendo il premio speciale della Giuria e quello della FIPRESCI. E’ opera interessante che mescola tradizioni agricole al credo del malocchio, all’incapacità di avere spiegazioni naturali a eventi straordinari, al desiderio di trovare un capro espiatorio per giustificare ogni cosa. In un villaggio tranquillo e felice, una misteriosa calamità colpisce la comunità: il falò che scaccia l’inverno non si accende e non giunge la primavera. Il ciclo della natura sembra essersi irrimediabilmente interrotto. I semi non crescono, le mucche si rifiutano di dare il latte, le api non escono dall’alveare. C’è chi scappa, chi si uccide, chi muore di crepacuore. Alla fine trovano un capro espiatorio che, come ai tempi delle streghe, sarà sacrificato per tranquillizzare la comunità. Splendide le livide immagini, molto brava la giovanissima Aurélia Poirier, ma, a tratti, la mancanza di azione può provocare una certa noia.
pirati del mar neroThe Last Black Sea Pirates (Gli ultimi pirati del Mar Nero, 2013) racconta con toni da documentario una favola che nasconde critica sociale e politica. Opera prima del bulgaro Svetoslav Stoyanov è molto bella nella presentazione fatta da lui stesso al pubblico, quantomeno discutibile nei risultati finali. Si parla di cementificazione, di persone foraggiate per non vedere o per aiutare in loschi affari, ma tutto più rimane nelle intenzioni che non nel reale sviluppo del film che si potrebbe definire come tentativo di cinema verità in cui si usa troppo l’artificio della narrazione fantasy. Per venti anni, il capitano Jack The Whale e il suo equipaggio hanno bevuto, sognato di riprendere le ricerche di un tesoro sepolto nel golfo di Karadere, spiaggia incontaminata che chiamano casa, ma qualcun altro ha avuto sentore di quella meraviglia naturale e pensato di costruirvi un mega villaggio turistico con hotel, ville e porticciolo. Quando la notizia del cambiamento imminente comincia a diffondersi in quest’oasi remota, la comunità degli ex pirati perde immediatamente coesione. Dubbi erodono le fondamenta della reciproca fiducia, il troppo bere genera conflitti, le tensioni sono in aumento. Attori quasi tutti non professionisti che donano freschezza all’interpretazione ma privano di vis drammatica la vicenda, una storia d’amore tra un anziano pirata e donna di mezza età, cattivi da barzelletta che vivono in un mondo parallelo fatto solo di furbizia e disonestà. Le intenzioni erano più che buone, ma il risultato finale è quantomeno discutibile.