02 Giugno 2013
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Transilvania International Film Festival |
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Dopo un inizio convenzionale con il film di Pedro Amodovar Gli amanti passeggeri (Los Amantes pasajeros, 2012), la dodicesima edizione del Transilvania International Film Festival ha dimostrato le sue caratteristiche di originalità iniziando a presentare corti basati solo su horror, thriller e fantascienza, opere in concorso - unicamente di giovani autori al primo o secondo titolo - e film con tema la morte destinati al premio della critica assegnato dalla giuria della FIPRESCI. Saranno dieci giorni di proiezioni - 31 maggio / 9 giugno – distribuite su dodici schermi oltre a una miriade di concerti di musica - dal jazz alla classica, dalla balcanica alla country – in una città in festa dove tutto parla di cinema, d’arte e di grande intrattenimento.
Come primo evento speciale è stato presentato Blancanieve (Biancaneve, 2012) di Pablo Berger. Cinquantenne al suo secondo film, ha impiegato otto anni di lavoro per realizzare questa singolare opera girata prima de The Artist (2011) che ha alcune caratteristiche in comune, non ultimo l’uso del bianco e nero nonché del muto. Ha ottenuto diciotto nomination per l'edizione 2013 dei Premio Goya, il principale riconoscimento cinematografico spagnolo, vincendo dieci riconoscimenti, fra i quali miglior attrice e miglior attrice rivelazione. E’ stato presentato con successo al Festival di Torino e a quello di Montpellier. La storia si regge su una piacevole commistione di temi con chiare citazioni di almeno tre fiabe. Il film è girato in sedici millimetri per la maggiore duttilità in confronto al trentacinque millimetri. E’ un’pera che predilige come tipo di narrazione l’opera lirica, con giochi interessanti che frammentano la melodrammacità con toni lievi da commedia, il tutto sormontato, condotto, indirizzato da una colonna sonora da cui in parte si è ispirato il regista per realizzare alcune scene particolari. La storia è ambientata nella Spagna degli anni venti dove un notissimo toreador ha sei combattimenti lo stesso giorno e nell’ultimo, a causa del flash di un fotografo, viene travolto e gravemente ferito dal toro. Non solo, la moglie incinta che assiste alla prova del marito, partorisce in anticipo e muore. L’infermiera che cura in ospedale il ferito, rimasto paralizzato, riesce a farsi sposare, ma poco lo cornifica con l’autista e affida la figlia alla nonna materna. Quando l’anziana muore la matrigna accoglie la ragazza in casa trasformandola in una sorta di Cenerentola e, quando scopre che è riuscita a vedere il padre, prima ordina all’autista di ucciderla e, in un secondo tempo, ammazza il marito. La ragazzina è trovata semi annegata da sei saltimbanchi nani che si esibiscono in una comica corrida. Lei ha perso la memoria e vive felice con loro che, pensando alla fiaba dei fratelli Grimm, la chiamano Biancaneve fino a quando il toreador del gruppo non viene incornato e lei, per salvarlo, si trasforma in torero. Un impresario la vede e la fa esibire nelle più grandi arene, compresa Siviglia dove vive la matrigna. Qui ritrova la memoria mentre combatte, non con un torello come avrebbe dovuto, ma con un bestione da mezzo quintale. Vince e la folla le dona denaro, fiori, cappelli e, la perfida assassina del padre, una mela avvelenata. Lei la mangia e diviene una bella addormentata. Si sorride, ci si commuove ma, soprattutto, ci si accorge di essere di fronte ad un film davvero originale in cui tutti capiscono l’importanza del progetto e vi si dedicano in maniera completa.
Per la seconda giornata dedicata ai corti romeni sono stati presentati alcuni cortometraggi due dei quali particolarmente interessanti. Weekend la mare (Fine settimana al mare, 2013) di Răzvan Tache racconta di due amici per la pelle che vogliono trascorrere il loro week-end al mare. Non hanno abbastanza soldi, così decidono di ricattare un vicino di casa che ha un oscuro segreto e che loro hanno spiato nei giardini pubblici. Il segreto ne rivela un altro e l’amicizia viene messa alla prova. Infatti, ad essere ricattato ora è l’amante della sorella di uno dei due e la donna, abbandonata, tenta il suicidio. Giocando con i toni del noir e del thriller, il corto ha un finale difficilmente immaginabile che fa accapponare la pelle.
Waste (Perdere, 2012) di Anton Groves racconta di giovane perditempo che vive tra alcool, droga e lavoro ottenuto solo con l’aiuto della madre. A un certo punto, la sua vita fatta di stravizi crea piccoli mostri, che vivono dentro e intorno alla sua vita, condizionando sempre di più la sua emarginazione. Ignaro, continua la sua triste vita, fino a quando il destino gli sorride e lui incontra una bella ragazza. La pattumiera, l’armadio, il frigorifero, il water si trasformano in mostri mangia tutto che trasformano la sua sciatteria in momenti di forte emozione visiva, grazie ad un gioco di colori fatto con grande fantasia ed una buona dose di ironia.
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