Festival Internazionale del Film di Cannes 2013 - Pagina 7

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Festival Internazionale del Film di Cannes 2013
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straw shield-poster-Wara no Tate (Scudo di paglia) del giapponese, molto amato dai cinefili, Takaschi Miike (1960) - un cineasta che opera nella produzione, scrive sceneggiature, dirige e interpreta film - è uno straordinario prodotto commerciale (distribuisce la Warner Bros.!) teso e ben costruito, ma di cui non si capiscono i motivi della presenza ad un festival di cinema che dovrebbe accogliere titoli di livello culturale o di struttura originale. Nessuna di tali caratteristiche può essere ricondotta a quest’opera e, più in generale, al suo autore che è noto soprattutto per prolificità e ecletticità d’interessi. Si calcola che, dal debutto nel 1991, abbia diretto ben ottanta fra film e produzioni televisive. La sua predilezione va ai film sugli yakuza e sui personaggi sradicati e disturbati, ma ha anche realizzato classiche storie di samurai come 13 assassini (Jûsan-nin no shikaku, 2010). Stilisticamente non disdegna le sequenze splatter intrise di violenza e immagini cruente. Questa sua ultima fatica ripercorre una delle storie classiche del cinema americano, quella in cui un gruppo di coraggiosi deve portare un delinquente davanti al giudice, evitando insidie e agguati vari. Nel caso specifico si tratta di cinque, fra poliziotti e agenti dei servizi di sicurezza, che devono riportare a Tokyo un assassino seriale di ragazzine. Il capo del gruppo è rimasto vedovo dopo che la moglie incinta è stata uccisa da un delinquente ubriaco che era stato rimesso in libertà da poco. Lui, più che altri, ha motivo di odio verso il serial killer, ma la cosa che non gli impedirà di fare il suo dovere. Le difficoltà nascono dal fatto che il ricchissimo nonno di una delle vittime ha messo una taglia di un miliardo di yen (circa sette milioni e seicento mila euro) sulla testa dell’assassino. Una cifra enorme che induce molti a tentare l’impresa. Ci provano poliziotti, infermiere, yakuza, disperati vari. Persino uno degli agenti della scorta si è fatto corrompere e il responsabile dell’intera operazione si è messo da tempo al servizio del miliardario. Uno a uno i guardiani dell’arrestato ci rimettono la vita, rimane solo il caposcorta che, malconcio e insanguinato, riesce a riportare nella capitale l’assassino salvandolo, persino dalla furia omicida del dell’anziano che ha promesso la ricompensa. L’ultima immagine lo mostra mentre, guarito dalle numerose ferite, si prende cura del figlio della collega morta nel percorso. Un film commerciale, si è detto, ben fatto e a tratti persino piacevole, ma che gioca le sue carte migliori su sparatorie e auto distrutte, non diversamente da un qualunque prodotto hollywoodiano d’azione.