09 Giugno 2012
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Brussels Film Festival 2012 |
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Brussels Film Festival (8/16 giugno 2012)
Il Brussels Film Festival celebra, fino al 16 giugno, il suo decimo compleanno a Flagey, vibrante centro culturale sito nell'omonima piazza del quartiere di Ixelles a Bruxelles. Per l'occasione sarà proposto un ricco programma di eventi che prevede la proiezione dei film in competizione, delle anteprime, dei corti e di altre produzioni europee, workshop con professionisti del settore cinematografico, retrospettive, dibattiti, concerti musicali e dj set. La competizione ufficiale riguarda 12 film europei. Il Golden Iris verrà assegnato da una giuria di esperti nel settore: Frédéric Fonteyne (regista), Tania Garbarski (attrice), Peter Greenaway (regista), Edouard Molinaro (regista), Koen Mortier (regista), Mireille Perrier (attrice) e Bernard Yerles (attore). La sezione Premiere propone, invece, alcune anteprime di produzioni internazionali; protagonisti di questo gruppo saranno i registi Jean-Paul Rouve (Quand je serai petit), Woody Allen (To Rome with Love, già uscito in Italia, ma presentato in questa occasione per la prima volta in Belgio), Michael Winterbottom (Trishna), Sophie Lellouche (Paris Manhattan) e Terence Davies (The Deep Blue Sea).
La sezione Panorama presenterà nuove produzioni provenienti da svariati paesi europei; tra questi figura anche l'Italia, rappresentata dal documentario realizzato da Luca Ragazzi e da Gustav Hofer (Italy Love it or Leave it), da KRYPTONITE! (La Kryptonite nella borsa) di Ivan Cotroneo, con Valeria Golino, e, infine, da LA-BAS (Là-bas. Educazione Criminale) di Guido Lombardi. Ci sarà anche una competizione di corti, che premierà la migliore tra 12 produzioni belghe. Nell'edizione di quest'anno molto spazio sarà anche dedicato alla musica: verranno infatti presentati sei documentari musicali in anteprima in Belgio, sono previsti concerti e DJ set e saranno proiettati open air due film concerto (Golem di Paul Wegener con una nuova colonna sonora a cura di NLF3 e The Prisoner di George Markstein musicato da NeirdA & Z3ro). Si tratta di una scelta organizzativa che mira a mettere in evidenza la forte relazione tra cinema e musica. Seminari, retrospettive e dibattiti contribuiranno ad arricchire, inoltre, il programma; sono previsti incontri con il produttore danese Peter Aalbaek Jensen (partner di Lars Von Trier), con lo sceneggiatore francese Thomas Bidegain, con Jean-Michel Bernard (compositore per i film di Michel Gondry e della colonna sonora di Hugo Cabret di Scorsese) e, infine, con il regista belga Lucas Belvaux e quello gallese Peter Greenaway, cui sarà anche dedicata una retrospettiva. Il decimo anniversario del festival verrà ufficialmente celebrato il 9 giugno con una grande festa con musica e proiezioni di film nelle sale e open air. Nel corso della prima giornata è stata proposta l'anteprima del nuovo film dell'attore francese Jean-Paul Rouve, già impegnato nel ruolo di regista in Sans arme, ni haine, ni violence (Senza ama, né odio, né violenza, 2008). Quand je serai petit (Quando sarò piccolo) s'interroga sui rimpianti attraverso un paradosso, che ha alla base una questione esistenziale: se ne avessimo l'opportunità, cambieremmo il nostro passato? Il protagonista del film, Mathias (Jean-Paul Rouve) si ritrova, infatti, proiettato nella propria infanzia, ma non in sogno, né in seguito a un fantascientifico viaggio nel tempo, bensì nella realtà. Durante un viaggio, s'imbatte infatti in un bambino (Miljan Chatelain), identico a lui alla stessa età; dopo avere svolto alcune indagini, scopre che la madre del bambino (Lisa Martino) è uguale alla sua stessa madre (Miou-Miou) trent'anni prima e il padre (Benoît Poelvoorde) ha la stessa passione per le foto agli aeroplani del suo defunto genitore. Trascurando moglie (Arly Jover) e figlia adolescente (Lolita Offenstein), inizia a dedicarsi alla sua ritrovata famiglia dell'infanzia, tentando di rendere partecipe la madre, che però è restia ad assecondarlo. Nonostante il film oscilli tra filosofia, psicanalisi e surrealismo, è stato girato in un contesto decisamente realistico, racconta con delicatezza un dramma esistenziale, tratta con sguardo attento e non patetico l'infanzia, affronta il tema della nostalgia.
Già vincitore di due premi alla Berlinale 2012 (migliore opera prima e Gran Premio Deutsche Kinderhilfswerk per il lungometraggio), Kauwboy di Boudewijn Koole è entrato nella competizione ufficiale. E’ il primo lungometraggio di finzione di un autore che vanta una lunga esperienza nella realizzazione di documentari. In olandese kauw significa corvo e il ragazzo del corvo è Jojo, interpretato da Rick Lens. Jojo vive con il padre (Loek Peters) e racconta a se stesso e agli altri che la madre musicista (Ricky Koole) è assente da casa perché in tour negli Stati Uniti. La narrazione lascia emergere che, in realtà, padre e figlio stanno elaborando il dolore per un’assenza ben più duratura: il padre, guardiano notturno, è afflitto da un umore instabile che si manifesta in scatti d'ira contro il figlio, mentre il giovane cerca conforto in un piccolo corvo nero, caduto dal nido e abbandonato dalla madre. Questo parallelismo tra la condizione del piccolo uccello e la vita familiare del bimbo lo porta ad affezionarsi all'animale, che custodisce di nascosto in casa contro il volere del genitore. Il conflittuale rapporto tra padre e figlio si sviluppa nel corso del film e si sanerà solo nel finale. Il regista non distoglie mai la macchina da presa dal piccolo protagonista, di cui segue gli spostamenti e le azioni. In questo si ritrova l'esperienza di documentarista del regista, ma anche la sua volontà di delineare una condizione di disagio psicologico. Il risultato è un film ben equilibrato tra momenti toccanti e altri caratterizzati da estrema crudezza e tensione emotiva; nel complesso un buon prodotto che merita di essere visto.
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