23mo Festival di Trieste 2012

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23mo Festival di Trieste 2012
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 19 – 25 gennaio 2012

web: http://www.triestefilmfestival.it

Festival_di_Trieste_manifesto_2Il Trieste Film Festival, giunto quest’anno alla 23ma edizione, è una di quelle manifestazioni cinematografiche che, silenziosamente e caparbiamente, portano avanti un discorso si cultura e d’informazione filmiche di grande spessore. L'iniziativa è articolata in una decina di sezioni che offrono un panorama di opere di grande rilievo realizzate in Europa e molte occasioni per riflessioni e scoperte sulle cinematografie di questa parte del mondo. Oltre alle usuali competizioni di lungo e corto metraggi, c’è una retrospettiva dedicata al lavoro di Grzegorz Królikiewicz, regista polacco poco noto, un omaggio alla Scuola di Cinema voluta dal grande cineasta polacco Andrzej Wajda, un premio intitolato al compianto Corso Salani, una serie d’incontri tra i produttori dell’est e dell’ovest Europa, una rassegna di film a tema musicale, uno spazio riservato agli autori del Friuli Venezia Giulia, e uno dedicato alle scuole di cinema.

Per quanto riguarda la sezione che ospita la competizione fra lungometraggi, si è subito messo in luce Jelena (Elena) del russo Andrey Zvyagintsev (1964), già vincitore del Leone d’Oro alla Mostra di Venezia 2003 con Vozvrashchenie (Il ritorno).  Il film è stato presentato nel cartellone di Un Certain Regard al festival di Cannes 2011 e ha vinto il Premio della giuria a disposizione di questa sezione. Vladimir ed Elena sono una coppia matura, lei è un’ex infermiera e lui, uomo di potere e di denaro ora in pensione, l’ha conosciuta quando è stato ricoverato. Ciascuno di loro ha figli da precedenti matrimoni, quello della donna è un disoccupato spesso ubriaco e incapace di mantenere decentemente la moglie e i due figli, uno in età di servizio militare. Anche l’anziano marito ha una figlia, andata via da casa sbattendo la posta, che coltiva velleità artistiche. Elena regala ogni mese la sua pensione al figlio e gli riempie costantemente il frigorifero, comportamento che il compagno non approva perché convinto che il giovane sia un insopportabile profittatore. La situazione si complica quando il nullafacente chiede alla madre una forte somma di denaro, necessaria a evitare il servizio militare a suo figlio pagando perché s’iscriva all’università.alt Vladimir è contrario a prestare la somma, ma proprio in quei giorni è colpito da infarto. In clinica costata quanto precarie siano le sue condizioni e decide di fare testamento lasciando tutto alla figlia, con la quale ha un momento di riconciliazione. Quando ritorna a casa, in convalescenza, la moglie gli chiede ancora una volta i soldi, ma lui rifiuta. Elena, ossessionata dalle necessità di soddisfare le richieste del figlio, uccide il marito propinandogli una dose massiccia di Viagra. Non c’è stato tempo per legalizzare il progettato testamento, le cui bozze l’uxoricida ha bruciato, e ora il lussuoso appartamento è invaso da figli e nipoti della vedova. Il film ha una fotografia straordinaria, che accompagna armoniosamente il ritmo lento con cui la storia è raccontata. Un ritmo che si adatta perfettamente allo scorrere reale del tempo, com’è costume del nuovo cinema, non solo russo. E' una vicenda che appare, a una lettura superficiale, come una dramma famigliare, un delitto senza pena. In realtà è un esempio delle profonde, laceranti trasformazioni che hanno segnato il passaggio dall’Unione Sovietica alla Russa. In questo il vecchio agiato è l’emblema di un potere illimitato che, prima, aveva l’aspetto della nomenclatura di partito e oggi assume gli eleganti vestiti degli oligarchi. Nello stesso modo la donna, immagine di un’idea di maternità totalmente assorbente cara alla mitologia russa, fa intravvedere la brutalità e la spregiudicatezza con cui le classi povere si affacciano alla nuova società. Un film complesso e molto bello.
altLoverboy del rumeno Catalin Mitulescu affronta il tema dei giovani delinquenti che seducono ragazze ingenue per poi passarle a complici che le mandano a prostituirsi in vari paesi europei. Luca è uno di questi, prima aggancia e vende una giovane, che sarà uccisa essendosi rifiutata di ritornare a battere dopo una drammatica esperienza in Italia, poi avvia sulla stessa strada la bella Veli di cui s’innamora dopo averla deflorata. Tuttavia gli affari sono affari e, anche se la ama, la spinge sulla stessa china. E’ un film molto bello, crudo nella descrizione di una gioventù che tiene al denaro più che a qualsiasi altra cosa, anche perché vive in condizioni poco più che miserabili. Il tono della narrazione è realistico, l’ambientazione precisa e terribile. Ne emerge un quadro di grande drammaticità e d’intensa emozione. Un’opera che conferma, ancora una volta, le grandi doti di questa cinematografia.