41° Settimana del Cinema Magiaro 2010 - Pagina 3

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41° Settimana del Cinema Magiaro 2010
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La verità non c’è più
La verità non c’è più
Vediamo ora gli altri titoli presenti nel cartellone della Settimana iniziando da due particolarmente interessanti. Con Oda az igazsàg (La verità non c’è più) il grande maestro Miklós Jancsó ritorna alle origini con quello che assomiglia, per molti versi, a un film – testamento poiché il regista è vicino alla novantina. Dopo i capitoli, non troppo felici né intellegibili, dedicati alla satira del mondo post – socialista, sintetizzati nella trilogia aperta da Nekem lámpást adott kezembe az Úr, Pesten (La lanterna di Dio, Budapest, 1999) e proseguita con Utolsó vacsora az Arabs Szürkénél (L’ultima cena al Cavallo Arabo Grigio, 2001) e Kelj fel, komám, ne aludjál (Svegliati, compagno, non dormire, 2002), questo cineasta rimette mano alla storia – si ricordino alcuni suoi film come L’armata a cavallo (Csillagosok, katonák, 1967) e Silenzio e grido (Csend és kiáltás, 1968), proponendo lunghi piani sequenza, donne nude, candele, dialoghi ironico- drammatici sulla violenza. Il quadro è quello che precede la battaglia di Chocim, in cui nel 1621, muore Jan Karol Chodkiewicz nel tentativo di fermare l’avanzata delle armate ottomane che saranno sbaragliate, due anni dopo, da Jan Sobieski. In un florilegio di girotondi in cui la macchina da presa assume ritmi quasi di danza e con personaggi che uccidono e tramano in continuazione, si assiste alla decadenza di un regno e alla nascita di un altro, non meno feroce del precedente. Si parla del passato, ma il riferimento all’oggi è lampante.
L’ultimo rapporto su Anna
L’ultimo rapporto su Anna
Altro nome di rilievo quello di Márta Mészáros di cui è stato presentato Utolsó jelentés Annáról (L’ultimo rapporto su Anna) dedicato alla leader socialdemocratica Anna Kéthly, andata in esilio in Belgio dopo la fallita rivolta del 1956, e lì rimasta sino alla caduta del regime. La storia è vista attraverso gli occhi di un giovane studioso di letteratura inviato presso di lei dai servizi segreti ungheresi per scoprire di quali appoggi goda e tentare di convincerla a ritornare in patria. E’ uno spaccato di una grande e commuovete figura di militante politica, indomita nella difesa della libertà e nella denuncia dei crimini del sistema. E’ un film vecchia maniera ma asciutto nell’esecuzione e pregevole nella rappresentazione.
Cosi come siete
Cosi come siete
Interessante anche l’ultima fatica di un altro maestro di questa cinematografica: Karoly Maak. La sua ultima fatica, Igy, ahogy vagytok (Cosi come siete) è una storia di corruzione in una piccola città di provincia, in cui dovrebbe essere costruito un aeroporto. Canadesi e svedesi, in veste di corruttori, assoldano alcuni traffichini locali che tentano di convincere il sindaco, un onesto amante dell’aviazione, ricorrendo a blandizie e ricatti a firmare le opportune autorizzazioni. Tutto finirà in tragedia per mano di una donna ucraina, figlia di un ex alto ufficiale dell’Armata Rossa un tempo di stanza in quella zona, che uccide il capo dei trafficanti. E’ un film lineare, molto vecchia maniera, con attori splendidi e una ferma denuncia dei mali che stanno travolgendo lo stato magiaro. Stilisticamente siamo su binari consueti e sperimentati, ma è l’insieme dei fattori, denuncia sociale e bravura attoriale, a rendere il film molto interessante, quasi una sorta di atto di rinascita di quello che era stato uno dei maggiori autori del cinema di questo paese e che, da molti anni, sembrava avviato sulla strada dell’oblio. E’ un film dal forte impatto sociale, non privo di melo drammatizzazioni oratorie, ma molto efficace dei guasti che lacerano la struttura politico e morale del paese.
Hunky Blues - Un sogno americano
Hunky Blues - Un sogno americano
Un altro autore di grande personalità, attivo nel settore che potremmo definire del documentario creativo, è Péter Forgács, la cui ultima fatica, Kunky Blues - Az Amerikai Álom (Hunky Blues - Un sogno americano), è un bel testo poetico costruito su fotografie e filmati d’epoca, dedicato all’emigrazione ungherese negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso. E' un film dalle immagini elaborate in modo sublime e di grande forza espressiva. Una vera e propria elegia di un fenomeno sociale che ha assunto, qui come altrove, i tratti di una grande tragedia nazionale.