Festival di Setubal 2007 - Pagina 5

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Festival di Setubal 2007
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i premi
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Ripresa
I titoli più interessanti della sezione opere prime sono stati Reprime (Ripresa) del norvegese Joachim Trier e El violin (Il violino) del messicano Francisco Vargar. Il primo film, già premiato al Festival di Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca, descrive giovinezza, crisi e successo di uno scrittore e dei suoi amici. Siamo alla metà degli anni settanta e un gruppo di ragazzi sta scegliendo la strada per il passaggio dall’adolescenza alla maturità. C’è chi diventerà un autore di culto, chi navigherà ai limiti della fama, chi entrerà in una tranquilla vita borghese. E’ un’opera ben costruita, interessante nel cesello d’alcuni personaggi di sfondo, come lo scrittore famosissimo che rifiuta ogni mondanità; un personaggio che ricorda Jerome David Salinger, autore de Il giovane Holden (1951).
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Il violino
L’altro film Il film sembra una copia, in salsa latinoamericana, delle opere della scuola di Leningrado degli anni settanta con il bianco e nero virato, i riferimenti al cinema classico, la denuncia della violenza della guerra e quella dei torti subiti dagli umili. In questo caso le vittime sono i poveri contadini di una regione montagnosa del Mexico (il Chiapas?) che organizzano una guerriglia contro il governo che manda soldati crudelissimi dotati d’armi moderne. La storia ruota attorno ad un vecchio violinista, senza una mano, che entra nelle grazie di un comandante torturatore. Tuttavia, quando scopre che l’anziano aiuta i ribelli, mette da parte i modi urbani e lo uccide. E' un film nobile, ma stilisticamente non straordinario ed è pieno di riferimenti ad altri modi di fare cinema.
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Le ragazze
In questa parte del festival si sono visti anche Sønner (Figli) del norvegese Erik Richter Strand. Das Fräulein (Le ragazze) della svizzera Andrea Štaka e Z odzysku (Il ricuperatore) del polacco Slawomir Fabicki. Il primo affronta, con coraggio, il tema della pedofilia e lo fa attraverso la rivolta di un ragazzo dalla costituzione, a dir poco, robusta che, da giovanissimo, ha subito le attenzioni di un molestatore e se lo ritrova davanti mentre cerca d’insidiare i ragazzini che vanno in piscina. Fra botte, ricatti, colpi di teatro il film approda al suicidio del criminale messo in angolo dall’azione del vendicatore. E’ un testo onesto nella costruzione e che ha il pregio di affrontare senza moralismi un crimine che è anche un terribile dramma sociale. Il film elvetico riprende il discorso sull’emigrazione balcanica dopo il dissolvimento della Jugoslavia. Tre donne di questa ex - nazione si ritrovano in Svizzera. Ruza è una serba emigrata molti anni or sono che ora, vicina alla cinquantina, difende con le unghie e i denti il piccolo ristorante che ha costruito, Mila è una delle compatriote che lavorano per lei anche se continua a sperare di ritornare in patria, Ana è una giovane bosniaca che ha vissuto gli orrori della guerra ed arriva in terra elvetica gravemente ammalata. Destini che s’incrociano senza un lieto fine, ma con l’acquisita consapevolezza del dolore che si è infiltrato nelle ossa delle tre donne. Il film è molto corretto, evita le cadute melodrammatiche e consegna tre ritratti femminili di grande spessore. Il film polacco batte la strada delle opere sui giovani traviati dalla delinquenza che domina le società ex - socialrealiste. Un pugile promettente deve mettersi al servizio di un usuraio per far ottenere alla sua compagna ucraina i documenti necessari a regolarizzarne la posizione. Quando si pente delle violenze che lo obbligano a commettere e ritorna alla sana vita di campagna, il capo lo fa massacrare di botte. Il film è tanto simile ad altri da sembrare un rifacimento, per giunta con attori legnosi e storia prevedibile.