Festival di Setubal 2007 - Pagina 4

Stampa
PDF
Indice
Festival di Setubal 2007
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
i premi
Tutte le pagine
Image
Aviva, amore mio
Aviva ahuvati (Aviva, amore mio) dell’israeliano Shemi Zarhin continua la serie dei bei ritratti femminili cui il cinema di questo paese si sta dedicando con particolare solerzia. La Aviva del titolo è una madre di tre figli, con marito disoccupato e vocazione letteraria. Ovvio che incontri non pochi problemi nel tentativo di conciliare il compito di far funzionare la casa e riservarsi uno spazio da dedicare alla scrittura. Quando ha già confezionato un bel po’ di racconti, finisce nelle grinfie di un professore, universitario famoso per aver pubblicato, anni addietro, un libro di successo. Il letterato s’impossessa dei racconti che la donna gli ha consegnato per un parere, li manipola e, facendo leva sulla necessità di denaro della scrittrice, la costringe a permettere che li pubblichi come suoi. E’ una sconfitta totale che rigetta Aviva nella prigione delle mura domestiche, da cui riesce ad evadere solo grazie alla grinta della sorella che costringe l’intellettuale disonesto a farsi da parte. Ora la strada della conciliazione fra scrittura e vita familiare è nuovamente aperta e, forse, la creazione potrà riavviarsi. Il film è pregevole della descrizione psicologica della protagonista e in quella di un ambiente oppresso dalle necessità economiche ed esposto ad ogni sorta di ricatto. Il quadro sociale che ne emerge è decisamente opprimente e la regia concilia abbastanza bene speranza e grigiore della vita di tutti i giorni.
Image
Momenti piacevoli
Hezké chvilky bez záruky (Momenti piacevoli) della ceca Vera Chytilová sorprende, se paragonato ai lavori precedenti di questa regista che, è bene ricordarlo, è stata fra le animatrici della nova vlna della fine anni sessanta. Al centro del film c’è una psichiatra che deve conciliare i turbamenti che le causano i racconti dei traumi che è costretta ad ascoltare ogni giorno, con i problemi familiari. Questi ultimi ruotano attorno ad un marito che la rimprovera continuamente di stare poco a casa, ma la tradisce. La sua principale paziente, una storica dell’arte, ha un conflitto assai serio con il figlio e lo riversa sulla psichiatra che, gradualmente, cade nell’insicurezza e nella nevrosi. Quando crede d’intravedere una via d’uscita accettando la corte di un ricco, che la inonda di fiori da mesi, precipita in una delusione ancora maggiore. E’ il ritratto di una donna indipendente ed emancipata, schiacciata da una struttura familiare e di relazione che combatte per far affermare la sua voglia di libertà e auto-affermazione. L’intenzione della regista è in linea con i suoi lavori degli ultimi anni, Pasti, pasti, pastičky (Trappole, trappole, piccole trappole, 1998) e Vyhnáni z ráje (La cacciata dal Paradiso, 2001), ma lo stile adottato, pieno di rimandi al linguaggio dei video clip e a quello del cinema d’avanguardia degli anni sessanta, convince pochissimo. Immagini che si sovrappongono, ondeggiamenti di macchina in soggettiva, tagli di luce improvvisi tutto questo non fa parte del bagaglio espressivo di questa cineasta e si percepisce quasi come uno sforzo di inutile di modernizzazione di temi già noti.
Image
Gioventù tardiva
Die Herbstzeitlosen (Gioventù tardiva) della svizzera Bettina Oberli appartiene alla serie: elogio delle tarde età. E’ una sorta di Full Monty (Full Monty – Squattrinati Organizzati, 1997, regia di Peter Cattaneo) elvetico con al centro un’arzilla ottantenne abitante di un villaggio dell’Emmental che, dopo la morte del marito, suscita scandalo trasformando il negozio di famiglia in una boutique di lingerie. La trama è flebile, i personaggi semplici, la storia lieve e prevedibile, ma nel complesso il film ha un’aria piacevole e la regia si muove con grazia e misura. Giudizio decisamente negativo, infine, per Mechenosets (Il portatore di spada) del russo Philipp Yankovsky è, invece, un film molto pasticciato che mescola horror e fantasy, romanticismo e truculente varie. La storia è quella di una sorta di superuomo con spada letale incorporata che si fa giustizia da solo massacrando tutti i cattivi che gli hanno fatto torto. Inizia dal patrigno manesco e finisce con lo sterminio di quelli che hanno ucciso la donna che ama. Effetti speciali non irresistibili, ma ripetuti ogni manciata di minuti. Un film a mezzo fra il ridicolo e il pretenzioso.