Festival di Setubal 2007 - Pagina 2

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Festival di Setubal 2007
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Ottimisti
Al pubblico è piaciuto Optimisti (Ottimisti) del serbo Goran Paskaljevic che ha presentato un racconto ad episodi, articolato in cinque parti segnate dall’interpretazione di uno dei mostri sacri del cinema belgradese: Lazar Ristovski. S’inizia con un distinto signore che arriva tra un gruppo di sfollati da una terribile alluvione e propone, come rimedio ai loro mali, l’ipnosi e l’ottimismo. Si scoprirà che è un innocuo demente, sfuggito da un manicomio, ma la sua presenza sarà servita a far credere, per qualche minuto, a quei disgraziati che si possono essere felici facendo leva sulla forza della propria volontà. Il secondo episodio ha un taglio nettamente drammatico: un neoricco, dai comportamenti banditeschi, stupra la giovane figlia di un operaio e riesce a pretendere che quest’ultimo gli chieda scusa. Terza tappa con un giovane irretito dal sogno di una facile ricchezza, al punto di giocarsi i denari che gli sono stati affidati per organizzare il funerale del padre. Nuovo capitolo, con un allevatore di maiali che inculca nel giovane figlio il mito della bellezza dello sgozzamento, al punto di farne un maniaco che taglia la gola ad ogni animale che incontra. Finale con un imbroglione che spilla soldi ad un gruppo di pellegrini, illudendoli che il bagno in una magica fonte curerà le malattie di cui sono afflitti. Abbandonati a se stessi i poveracci s’imbattono in una pozza d’acqua lurida, vi s’immergono e guariscono, o credono di guarire, davvero. E’ un vasto mosaico sulle rovine che le guerre balcaniche si sono lasciate dietro ed è un ritratto feroce e doloroso dei mali che affiggono società da decenni sottoposte a feroci dittature e che, spesso, hanno sorretto il loro potere con demagogici richiami alla grandezza nazionale. L’ispirazione rimanda al Candido (1759) di Voltaire con, in più, un senso d’accorata disperazione ed orrore per i massacri che hanno segnato quelle terre. Il film è costruito con gran forza e raccontato in modo stilisticamente perfetto.
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Armin
La giuria ha giudicato migliore sceneggiatura quella di elaborata da Ognjen Sviličić per il suo film Armin, in cui racconta una storia di riconciliazione fra padre e figlio. Il tutto nasce dal viaggio che i due fanno dalla Bosnia a Zagabria con la speranza che il giovane ottenga un ruolo in un film tedesco che si sta per girare sulle guerre balcaniche. Le aspettative andranno deluse e, quando si affaccerà la possibilità che la loro vera storia sia oggetto di un documentario, sarà genitore a rifiutare questa possibilità di strumentalizzazione delle sofferenze che hanno patito. Il film gioca le sue care migliori sull’interpretazioni di Amin Omerović (il figlio) e Emir Hadžihafizbegović (il padre). Non è un capolavoro, ma un testo piacevole e correttamente raccontato.