29° Festroia Setubal - Pagina 2

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29° Festroia Setubal
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viva belarius posterIl regime con cui  Aleksandr Lukašenko governa la Bielorussia, nazione ex – sovietica in cui l’ufficialità si esprime ancora in russo, con modi particolarmente  dispotici e crudeli. Questo capita fra l’indifferenza quasi generale delle cancellerie europee, attratte più dalle riserve minerarie – le possibilità dell’agricoltura sono state gravemente compromesse dall’incidente nucleare avvenuto nel 1986 nella centrale di Chernobyl - e dalle opportunità commerciali offerte dal paese che non dalla tutela dei dritti umani. Questa drammatica realtà è al centro di Zywie Biełarus! (Viva la Bielorussia!) del regista polacco Krzysztof Lukaszewicz che ripercorre il calvario del giovane Miron, un musicista molto dotato casualmente trasformato in leader politico d’opposizione e, di conseguenza, sottoposto a tutte le angherie, aggressioni, mutilazioni inferte dal regime a coloro che vi si oppongono. Il film ha il taglio della classica opera di denuncia sociale, forte nella condanna dell’ingiustizia, debole sul piamo dello stile narrativo. Vi si ritrovano le classiche componenti dei film carcerari, anche se qui le prigioni sono sostituite dalle caserme e dai rituali d’iniziazione militare, inserite in un discorso disparato e privo di orizzonti positivi. Lo sguardo del regista e dello sceneggiatore Franak Viatchorka, che ha trasferito nel copione molti dati autobiografici, non si apre su possibili soluzioni positive, ma guarda al futuro del paese come a un tunnel di cui non s’intravvede lo sbocco. In altre parole un film civilmente importante, cinematograficamente modesto.

poster-pasion de michelangeloLa passion de Michelangelo (La passione di Michelangelo) del cileno Esteban Larrain (1973) prende le mosse da un fatto di cronaca, cosa abbastanza usuale per il cinema contemporaneo. Siamo in Cile, nel 1983, durante le prime manifestazioni contro Augusto Pinochet, salito al potere nel 1973 con un colpo di stato da cui è nata una feroce dittatura che durerà sino al 1988. In un paesino di provincia un ragazzo conquista l’attenzione della gente dicendo di essere in grado di parlare con la Madonna. Appoggiato da un prete ingenuo e bigotto, il ragazzo diventa in breve tempo una sorta di santone locale a cui si attribuiscono persino alcuni miracoli. Molti pellegrini si recano nella località in cui lui sostiene di assistere all’apparizione della Vergine e il regime golpista pensa di sfruttare il miracolato facendogli affermare che la Vergine ha detto che il dittatore è la migliore scelta per il paese. Un prete, inviato dalla curia di Santiago per indagare sui fatti, inizia ad avere dubbi, misti a pietà, sulle visioni mistiche del giovane e si rende conto che, in realtà, il ragazzo vaneggia e gioca sull’ingenuità degli altri. Presto i supposti ordini della Madonna diventano così stravaganti da indurre gli stessi fedeli al dubbio e, da lì, all’aggressione fisica al santone. E’ una vicenda assurdamente complessa che incrina la fede, già vacillante, del religioso e lo induce a gettare la tonaca alle ortiche. Tuttavia, proprio nell’ultima sequenza, quando l’ex – prete ritorna sul luogo del miracolo spingendo, per pietà, un paralitico in carrozzella, assistiamo ad un inspiegabile miracolo. Alcune didascalie finali ci informano sulla morte, dopo molti anni, del giovane che parlava con la Vergine in un ospedale cileno. Il film ha un andamento complesso e mescola discorso didascalico a ricostruzione di cronaca, a riflessioni morali sulla forza della fede e l’ambiguità di un potere disposto ad usare qualsiasi mezzo pur di mantenersi in sella. E’ un film dal bilancio altalenante che non sceglie con decisione una via narrativa precisa, ma è anche un’opera non banale girata molto bene seppur con qualche inciampo narrativo.
het-meisje-en-de-dood-wint-kalf-voor-beste-film orgJos Stelling (1945) è un regista olandese raffinato, autore di film molto interessanti, non pochi dei quali hanno ricevuto importanti riconoscimenti internazionali. Ha un gusto particolare per la cura delle immagini, i riferimenti pittorici e la precisione delle psicologie come dimostra, ad esempio, uno dei suoi titoli più noti: Lo scambista (De wisselwachter, 1986), storia d’amore fra un uomo e una donna che s’incontrano in uno sperduto casello ferroviario. Sono interessi che marcano anche Het Meisje en de Dood (La ragazza e la morte) in cui si racconta, nel corso di vari decenni, l’amore appassionato di un medico, prima studente, per la mantenuta di un nobile tedesco. Una storia sentimentale è cadenzata da riferimenti poetici in cui assumono un ruolo fondamentale i versi di Aleksandr Sergeevič Puškin (1799 – 1837). Il film ha un andamento narrativamente non proprio limpido, ma un indubbio fascino per quanto riguarda la bellezza delle immagini e l’eleganza della confezione. Ciò che si apprezza maggiormente è la cultura che traspare da un’opera un po’ vecchia maniera, ma dal taglio tutt’altro che banale. Valida anche la possibiltà di leggere l'intera storia come una sorta di metafora di un mondo, quello borghese . ottocentesco, destinato a scomparire sotto la spinta di passioni, guerre ed eventi politici destinati a mutare il volto della società.