Festival di Setubal 2010 - Pagina 4

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Festival di Setubal 2010
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La tempesta
La tempesta
De Storm (La tempesta) dell'olandese Ben Sombogaart è un filmaccio super spettacolare che prende spunto da un fatto di cronaca per allestire un centone roboante e lacrimoso. Lo scenario è quello della grande tempesta che distrusse una parte delle coste olandesi nel 1947 causando centinaia di morti. Nel bel mezzo si ondate ciclopiche, raffiche di vento terribili una madre perde il figlioletto di pochi mesi che lascia nel sottotetto di una fattoria ridotta a rudere mentre lei è trascinata via dalla acque. Salvata fortunosamente da un ufficiale di marina, che si rivelerà il fratello dell'uomo che l'aveva messa in cinta per poi abbandonarla, non si rassegna alla perdita e ritorna sul luogo del disastro per cercare il piccolo. Solo dopo anni scoprirà che il bimbo è stato affidato a una vedova che aveva perso la figlia in un incidente d'auto e che lo fa passare per suo. E' una storia improbabile, nonostante le assicurazioni di autenticità, melodrammatica nel senso peggiore del termine diretta male e interpretata peggio.
Sottomarino
Sottomarino
Submarino (Sottomarino) del danese Thomas Vinterberg ruota attorno a due fratelli colti dall'adolescenza alla maturità. Entrambi, figli di un'alcolizzata cronica, hanno subito il trauma della morte di un fratellino, affidato alle loro cure. Ora, adulti, si sono persi di vista anche se hanno preso strade diverse, ma ugualmente distruttive. Il maggiore è un culturista alcolizzato, preda di una violenza spesso immotivata. Suo fratello è caduto nella spirale della droga e si fa spacciatore pur di procurarsi le dosi di cui ha bisogno. Ha anche il compito di curare il figlioletto, ricevuto in affidamento dopo il divorzio, cui è legato da un affetto quasi morboso. I casi della vita li portano entrambi in prigione, il primo accusato ingiustamente di omicidio, l'altro arrestato per traffico di stupefacenti. Il più giovane non resisterà alla durezza della prigione e sceglierà di morire, suo fratello - scagionato dall'accusa di aver ucciso, ma amputato di una mano - si prenderà cura del nipotino. Il film è molto ben costruito sul piano degli snodi temporali con armonici passaggi dall’ieri all'oggi e, nell'oggi, fra le due storie. In definitiva è un'opera che disegna un quadro duro e impietoso di un degrado, più morale che economico, che corrisponde a un lacerante senso di colpa, ma che ha anche a che fare con una cronica mancanza di senso dell'esistenza. E' un film disperato e ben costruito, non banale anche se affronta temi e situazioni già portate sullo schermo altre volte.
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Conclusioni
La 26ma edizione del Festival del Film di Setubal è nata fra grandi difficoltà interne, legate a due fattori principali: la mancata disponibilità di una sede adeguata per le proiezioni una nuova decurtazione dei finanziamenti pubblici causata dalla crisi che attraversa l’Europa e che ha un punto di particolare acutezza proprio in Portogallo. Sul primo argomento bisogna ricordare come il processo di ristrutturazione del Forum Luisa Todi, tradizionale base del festival, ha costretto gli organizzatori a trovare, per il secondo anno consecutivo, una soluzione di ripiego nell’auditorio dell’Annunziata, una grande struttura di proprietà ecclesiastica, molto più funzionale del tendone utilizzato nel 2009, ma ben lontana dal soddisfare le esigenze di una moderna manifestazione cinematografica che ambisce a un respiro internazionale. Per quanto riguarda la caduta dei finanziamenti essa ha bloccato qualsiasi possibilità di miglioramento dei livelli passati e costringendo gli organizzatori a ridurre anche alcuni servizi. Queste difficoltà sono state aggravate dalla crisi complessiva che il cinema sta subendo a livello mondiale, con una progressiva e preoccupante scarsità di opere di qualità. Una rassegna come questa, dedicata ai paesi che producono meno di trentun film l’anno, è particolarmente esposta alla concorrenza dei grandi festival che, non trovando più sufficienti materiali da esibire a livello di grandi produttori, si rivolgono anche a quei settori del circuito un tempo considerati marginali e che, oggi, sono diventati essenziali. Stretto fra questa serie di tenaglie, qualitative e organizzative, il festival ha reagito rinserrandosi in una posizione apertamente difensiva e licenziando un’edizione tesa alla sopravvivenza.