Festival di Setubal 2010 - Pagina 2

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Festival di Setubal 2010
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Anima in pace
Anima in pace
Pokoj v duš (Anima in pace) dello slovacco Vladimir Balko, qui all'esordio nel lungometraggio dopo una consistente carriera televisiva, racconta la vita difficile e il suicidio di un quarantenne che, appena uscito da galera, cerca di reinserirsi nel villaggio in cui vive. Glielo impediscono chi dice di essere suoi amici e che, invece, lo ricattano e vogliono coinvolgerlo in nuovi, loschi traffici. Per giunta ha scoperto di essere incapace a generale, per cui quello che passa per suo figlio, è sicuramente frutto di un tradimento della moglie. Accumula dolore e disperazione sino a non poterne più e autodistruggersi. Il film ha il taglio di un ritratto psicologico con qualche aggancio sociale che, tuttavia, appare più appiccicato che realmente inserito nel racconto. La vicenda è narrata con buona professionalità, ma senza grande capacità analitica per quanto riguarda la costruzione dei personaggi.
Jaffa
Jaffa
Jaffa dell’israeliano Kerend Yedaya racconta la storia della figlia di un garagista israeliano che impiega, oltre ai figli, anche due meccanici arabi, padre e figlio. Lei s’innamora del giovane arabo e rimane incinta. Quando sembra che le cose vadano per il verso giusto, con il matrimonio annunciato fra i due amanti, il fidanzato uccide suo fratello, nel corso di una lite per futili motivi. Ora il matrimonio non è più possibile e i due amanti sono separati. Passano gli anni. L’omicida è liberato per buona condotta e lei, che gli ha nascosto di avere avuto una figlia, prova cocenti rimorsi, sino a confessargli la verità. Forse ora potranno rappacificarsi e vivere in pace. Il film ha il taglio di un melodramma a forti tinte e usa temi come lo scontro politico fra israeliani e arabi più come un ingrediente narrativo che non per farne un punto di forza del racconto. E’ un testo che naviga a mezza strada fra la storia strappalacrime e il racconto realista.
Battito del cuore
Battito del cuore
Kohtaamisia (Battito del cuore) della finlandese Saara Cantell mette assieme varie storie i cui personaggi, nel finale, finiscono coll’intersecarsi. Si passa dalla vecchia signora ammalata che difende i gioielli di famiglia dall’incosciente avidità’ di una nipote drogata, all’amante di un professionista che scopre la nostalgia per la maternità‘, alla dolce determinazione di un’infermiera di colore, in servizio in un reparto per ammalati terminali, alla dottoressa, tradita dal marito, che riesce a recuperare un rapporto pieno con la figlia. Sono tante tessere di un vasto affresco, sostanzialmente impregnato di bontà’ e realizzato utilizzano la telecamera a mano, da cui immagini agitate a simulare uno sguardo vero, ma stilisticamente assai poco convincente. E’ un film più’ generoso nelle intenzioni che espressivamente riuscito.