54ma Semana Internacional de Cine de Valladolid

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54ma Semana Internacional de Cine de Valladolid
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Sito del festival: http://www.seminci.es/

S’inaugura venerdì 23 la 54 Semana Internacional de Cine de Valladolid col conferimento a Ettore Scola e a Carlos Saura della Espiga de Honor. Al regista italiano la consegnerà Vittorio Storaro, a Saura l’attrice Carmen Maura. Del regista spagnolo è stata allestita una retrospettiva integrale. Di Ettore Scola si vedranno dieci film. E fino a sabato 31, nello storico Teatro Calderón la passerella accoglierà molti registi famosi con film in concorso: Ken Loach, (Looking for Eric), Paul Schrader, (Adam Resurrected), Robert Guédiguian, (L’armée du crime), Steven Soderbergh, (The Girlfriend Experience), Goran Paskaljevic, (Honeymoons), Annette K. Olesen, (Lille Soldat); Theo Angelopoulos, (The Dust of Time).

Un’intervista particolare - incontro con Ettore Scola
Un’intervista particolare - incontro con Ettore Scola

Accanto ai famosi, tanti giovani realizzatori con opere prime o seconde: Adam di Max Mayer (Usa); Amreeka di Cherien Dabis (Usa); Casanera di Nour-Eddine Lakmari (Marocco); Dirty Mind di Pieter van Hees (Belgio); My Queen Karo di Dorothée van der Barghe (Belgio); Le hérisson di Mona Achache (Francia); Le père de mes enfants di Mia Hansen-Love (Francia); Cooking with Stella di Dilip Metha (India). Completano il concorso cinque film spagnoli inediti: Luna caliente di Vicente Aranda; Petit Indi di Marc Recha; Castillos de cartón di Salvador García Ruiz; La isla interior di Félix Sabroso e Dunya Ayaso; Estigmas di Adán Aliaga. Una dozzina i corti in concorso, incluso Ampelmann di Giulio Ricciarelli che a Valladolid nel 2005 vinse il premio UIP con Vincent. Fiore all’occhiello della 54 Semana resta la sezione Tiempo de Historia con 21 film, seguita da Punto de Encuentro con 12. Rilevante, da moltissimi anni la sezione Spanish Cinema, il meglio della produzione 2008/2009 in presenza degli autori, e la notte del corto spagnolo.

Iberia di Carlos Saura
Iberia di Carlos Saura

Non solo film comunque, ma anche eventi cominciando dalla grande mostra grafica dedicata a Carlos Saura che sarà inaugurata sabato 24 nel Museo Patio Herreriano. Domenica 25, e per circa tre ore, è prevista la tavola rotonda sulla Nouvelle Vague dopo la proiezione di Jacques Doniol Vancroze, le cahiers d’un cinéaste di Nicole Berckmans. L’incontro con Ettore Scola è fissato per lunedì 26 al Teatro Calderón dopo la proiezione del documentario Un’intervista particolare - incontro con Ettore Scola. Il concerto del centenario della prima colonna sonora avrà luogo giovedì 29 dopo la conferenza stampa con i direttori dell’orchestra sinfonica di Castilla y Leon. Sarà seguita dalla proiezione di L’assassinio del duca di Guisa (1908) di André Calmettes e Charles Le Bargy. Venerdì 30 è dedicato all’India. A una nutrita tavola rotonda seguirà la proiezione di Ritu di Shyamaprasad. Sabato 31 la consegna dei premi seguita dalla proiezione di Away we go di Sam Mendes.


La polvere del tempo
La polvere del tempo

Tappeti rossi in tutte le strade del centro per celebrare la 54° Semana Internacional de Cine che è stata inaugurata dal film fuori concorso di Ken Loach Il mio amico Eric (Looking for Eric). E l’estro del regista inglese ha trasfomato la conferenza stampa in un elogio della nobile arte del calcio. E subito tre dei venti film in concorso. Theo Angelopoulos che aveva presentato fuori concorso a Berlino il secondo film della trilogia, La polvere del tempo (I skoni tou chronou), ha aperto il concorso. Interpretato da attori famosi, e basta citarne quattro: Irène Jacob, Michel Piccoli, Willem Dafoe, Bruno Ganz, il racconto visionario si snoda dal 1943 alla caduta del Muro di Berlino narrando una storia d’amore tra due uomini e una donna vittime di eventi storici. Greci, Eleni e Spiros, approderranno: lui negli Usa durante la seconda guerra mondiale, lei in Urss all’inizio della guerra civile greca. In esilio lei conoscerá un altro uomo. Si ritroveranno dopo la caduta del Muro, e ritroveranno anche il figlio, nato negli Usa ed emigrato in Canada per non andare soldato in Vietnam. Regista, che ha problemi con la moglie e con la figlia, sta girando un film sui genitori. Si chiama A e tra mille interruzioni sta tentando di mettere a fuoco il travolgente destino dei suoi attraverso 50 anni di storia. In un continuo andirivieni temporale e con frequenti scene di pianto e di disperazione, Angelopoulos mette a fuoco il dolore per un destino determinato da altri, la disperazione degli esuli e lo sconforto della nostalgia del non vissuto. Al di là del valore delle immagini evocatrici e delle interpretazioni, e al di là del progetto, va detto che il racconto risulta a volte confuso, altre ripetitivo.

Il piccolo Indi
Il piccolo Indi

Totalmente diverso il film del catalano Marc Recha, Petit Indi (Il piccolo Indi), presentato a Locarno. Autore di sette film alla vigilia dei quarant’anni, regista singolare e stimato, Marc Recha descrive la vita grama di un adolescente nella periferia di una cittá catalana. Il padre in carcere in attesa di giudizio, Arnau vive con la sorella maggiore. Fragile e introverso, alleva in gabbia uccelli canterini. Uno ha vinto un concorso. Un giorno raccoglie una piccola volpe in fin di vita e le prepara un giaciglio. Quando la sorella, che ha problemi economici, gli da i soldi per pagare l’affitto arretrato, lui li perde. Per riparare decide di vendere i volatili, ma lo attende un’amara sorpresa. Movimenti di nubi, cambi d’orizzonte e il lento incedere del tempo sembrano riflettere il temperanto del ragazzo in una storia semplice il cui limite è la prevedibilitá. Gli attori: Marc Soto, Eulalia Ramón, Sergi López, Eduardo Noriega.

Il riccio
Il riccio

Di differente impianto Le Hérisson (Il riccio), curioso film di un’esordiente francese, Mona Achache, 28 anni. Tratto dal romanzo L’eleganza del riccio di Muriel Barbery narra di una bambina di 11 anni, (Garance Le Guillermic), introversa, intelligente e colta, completamente isolata in una famiglia ricca e frastornata. Il padre manager, la madre in analisi da dieci anni, la sorella studiosa del Medioevo. La sua compagna del cuore è una vecchia telecamera del padre con la quale riprende la vita di famiglia. Nel ricco condominio parigino abitato da anziani e da snob va a vivere un signore di mezz’etá, (Togo Igawa). Vedovo giapponese, ha trasformato l’appartamento in un moderno interno orientale. Colto e sensibile, scopre la solitudine della bambina e la sensibilitá della portiera (Josiane Balasko), che dietro una maschera dura e indifferente, coltiva buone letture. I tre riscoprono il piacere dell’amicizia e dei sentimenti in un microcosmo retto da nevrosi e isterismo. Un incidente metterá fine al sodalizio. Girato in maniera brillante, con dialoghi ficcanti e interpretazioni incisive, è stato accolto da un lunghissimo applauso. 


Amreeka
Amreeka

Con Amreeka, primo film di Cherien Dabis, palestina emigrata negli Usa, lo sguardo si porta sul problema dell’integrazione. Bancaria, separata dal marito innamorato di una giovane, Muna vive a Belem con Fadi, il figlio adolescente. Causa il muro costruito dagli israeliani, impiega quasi due ore per recarsi in banca. L’accettazione di una domanda, presentata anni prima per recarsi dalla sorella in Illinois, la spinge a partire. Sono i giorni dell’invasione americana dell’Iraq. Molti pazienti del cognato medico lo hanno lasciato. I bulli della scuola trattano Fadi come un terrorista. Lei non trova un posto adeguato ai suoi due titoli universitari e va a lavorare in un Fast Food. La permanenza in casa della sorella si fa problematica e tutto sembra crollare, ma la determinazione di Muna e la collaborazione del preside della scuola di Fadi, un polacco di origini ebree che ammira la sua serietá, riportano l’allegria in famiglia. Nato dalla storia di Cherien Dabis, il film ribadisce che si puó essere razzisti al di qua e al di lá dell’Oceano, e lo fa con toni discreti al limite della favola.

Paco
Paco

Due ore dura Paco, film dell’argentino Diego Rafecas sul mondo della droga, dei trafficanti, e dei centri di riabilitazione. A quarant’anni, prendendo spunto dalla detenzione di sette mesi, quando aveva 19 anni, il regista tenta di mettere a nudo gli interessi connessi allo spaccio descrivendo la lotta di una senatrice il cui figlio viene trovato privo di sensi vicino al luogo di un attentato. Riesce a sottrarlo alla prigione, il tempo di curarlo dalla dipendenza dalle droghe, e lo fa accogliere in un centro di riabilitazione di Buenos Aires diretto da una psicologa (Norma Aleandro), capace di infondere fiducia. Seppure a volte in maniera didattica, l’autore descrive l’universo dei drogati come un sottomondo generato dall’incuria e dall’ingordigia di una societá egoista e violenta. Paco è il nome di una micidiale droga a buon mercato. Tra gli attori, Tomás Fonzi, Esther Goris, Romina Richi.

Castelli di cartone
Castelli di cartone

Il primo film spagnolo in concorso, Castillos de cartón, è tratto dal romanzo di Almudena Grandes, sceneggiato da Enrique Urbizu. Il regista, Salvador García Ruiz, 46 anni, descrive la storia d’amore di tre adolescenti, due ragazzi e una ragazza, allievi dei corsi di pittura di un’Accademia di Belle Arti. Situato all’inizio degli anni Ottanta, i primi dopo il franchismo e i diciotto del regista, mette a nudo un sodalizio che si apre con la celebrazione della liberazione sessuale attraverso un rapporto a tre che finisce per coinvolgere sentimentalmente i protagonisti. Marcos ha talento pittorico, è ricco, ma sessualmente impacciato. Jaime è disinvolto ed estroverso. Ottimo disegnatore, ha difficoltá a prendere le distanze da una rappresentazione realistica del mondo. María José, che si fa chiamare José, è di classe media: ha talento, ma non lo sfrutta. Il loro rapporto nasce in maniera gioiosa. Il tempo, peró, delinea i ruoli. Il passaggio all’etá adulta, segnato dal conseguimento del diploma e dal congedo dall’Accademia, mostra i tre giovani a un bivio. Marcos ha avuto fortuna come pittore; Jaime è soltanto un disegnatore di talento; José cerca un equilibrio tra i due suoi amori. Sulla falsariga di I sognatori di Bernardo Bertolucci, seppure descrivendo un microcosmo molto piú ristretto, il film mette a fuoco, soprattutto nel finale, lo scontro dell’entusiasmo giovanile e dell’adesione al nuovo con le regole sociali e con le scelte individuali. Gli attori: Adriana Ugarte, Nilo Mur, Biel Durán.


Stigmati
Stigmati

Seppure tentati da un sole quasi estivo, 22-24 gradi, i cinefili continuano ad affollare le sale della 54° Semana Internacional de Cine. In concorso non ha convinto un altro film spagnolo, Estigmas (Stigmati), del quarantenne esordiente Adán Aliaga che ha portato sugli schermi il fumetto degli italiani Mattotti e Piersanti. Girato in bianco e nero, rispettando la volontá degli autori, è interpretato dal lanciatore del peso Manolo Martínez nei panni di un povero cristo, cameriere in un bar di un paesetto sperduto. La comparsa di piaghe alle mani induce la madre della sua ragazza, una vecchia indovina che si guadagna la vita leggendo il futuro, a esibirlo come essere trascendente. La scomparsa delle piaghe, il matrimonio e l’aggressione da parte di balordi, spinge marito e moglie a isolarsi e a guadagnarsi la vita lontano dal paese. Un’alluvione metterá fine alla loro esistenza.

Mente sporca
Mente sporca

Debole anche il film belga Dirty Mind (Mente sporca),  del fiammingo Pieter Van Hees sul cambio di personalitá di uno stuntman. Timido e impacciato, Diego (Wim Helsen), diventa disinibito e intraprendente causa un colpo alla testa ricevuto cadendo in malo modo da una finestra. I medici fanno di tutto per restituirgli il carattere originale, ma lui si trova a suo agio nei nuovi panni, si fa chiamare Tony e accetta di far tesoro della nuova situazione.

Casanegra
Casanegra

Tra cinema commerciale, film negro e tentativo di comporre un quadro fuori cliché della vita a Casablanca, Casanegra del marocchino Nour-Eddine Lakhmari, 45 anni, residente a Oslo. In realtá il film ha molto delle serie Tv per cui potrebbe essere tagliato o allungato a piacimento. Ventenni, disoccupati e di bell’aspetto, Karim e Adil vorrebbero farsi una posizione. Karim affida a due bambini la vendita di sigarette rubate. Adil, invece, è vittima di un padrino padrone che brutalizza la madre. Sogna di emigrare in Svezia e mantiene i contatti con un mafioso. Karim riesce a far presa su una signora che ha un negozio di antiquariato. Adil, dopo un colpo fortunato, libera la madre. Poi tentano la grande truffa su invito del mafioso. Falliscono. La vittima, peró, è il mafioso. Loro mettono su un affare e rimangono nella loro Casanegra.

Adamo risuscitato
Adamo risuscitato

Dall’America due film: uno d’autore, Adam Resurrected (Adamo risuscitato), di Paul Schrader, e un film che sta per essere distribuito in Spagna, opera seconda di Max Mayer, Adam. Interpretato da Jeff Goldblum e da Willem Dafoe, il primo è coprodotto con Germania e Israele, e si svolge in un ospedale nel deserto dove vengono riabilitati ex deportati nei campi nazisti. Dal romanzo di Yoram Kaniuk narra di un brillante artista del varietá berlinese, sopravvissuto ai campi accettando di comportarsi come cane di un ufficiale nazista. Perderá moglie e figlia, e verrá criticato per essersi salvato la pelle, ma la sua intuizione permetterá di recuperare alcuni pazienti difficili.

Adamo
Adamo

Adam (Adamo), invece, è una commedia romantica su un giovane (Hugh Dancy), affetto dalla sindrome di Asperger. Tendente all’isolamento, Adam è un ingegnere spaziale. Orfano, proprietario di un appartamento, vive una nuova esperienza quando arriva un’inquilina giovane e bella, (Rose Byrne). Di classe agiata, la ragazza porta una ventata nuova nella vita del giovane e rischia di sconvolgerne le abitudini. Il padre, superficiale uomo d’affari, non vede di buon occhio il loro rapporto. Peró finisce in carcere, mentre i due prendono strade separate senza perdersi di vista. In evidenza l’incontro tra persone completamente diverse e, come in altri film, quello di due solitudini in un’altra cittá.

Sodatino
Soldatino

Di tutti questi film, tuttavia, il piú apprezzato è un film danese, giá visto fuori concorso al Festroia: Lille soldat (Soldatino) di Annette K. Olesen. Interpretato da Trine Dyrholm, narra di una ragazza che torna delusa dal fronte e tenta di inserirsi nel mondo del lavoro. Accetta di guidare uno dei camion del padre che sposta merci attraverso il paese, fino a scoprire che si tratta soltanto di una facciata che nasconde un traffico di persone e di sfruttamento della prostituzione. La solidarietá femminile con la donna del padre, che a lei confida di dover provvedere al mantenimento di una figlia in Africa, le offre un’occasione di lotta. La regista affronta un fenomeno attuale e diffusissimo in Europa ricordando nondimeno che le istituzioni europee non fanno nulla per arginarlo.


Lune di miele
Lune di miele

I premi

La giuria internazionale della 54 Semana Internacional de Cine de Valladolid, presieduta da Ettore scola e composta da Arturo Ripstein, Pierre-Henri Deleau, Teresa Font, Antonio Saura, Carmen Posadas e Irene Visedo ha assegnato la Spiga d’oro al film di Goran Paskaljevic Honeymoons, vincitore anche del Premio Fipresci. La spiga d’argento è andata alla danese Annette K. Olesen per Lille Soldat che ha vinto anche il premio di fotografia a Camilla Hjelm Knudsen  e il premio alla migliore attrice a Trine Dirholm. Miglior attore lo spagnolo Alberto San Juan per il film La isla interior. Il premio speciale della giuria è stato assegnato a L’armée du crime di Robert Guédiguian che ha vinto anche il premio di sceneggiatura (Guédiguian, Gilles Taurand, Serge Le Peron). Il premio Pilar Mirò opera prima è andato al regista spagnolo Adán Aliaga per Estigmas. Il premio alla migliore colonna sonora è stato vinto da Gabriel Yared, autore delle musiche di due film in concorso: Adam Resurrected di Paul Schrader e Le Hérisson di Mona Achache