07 Marzo 2019
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39° FANTASPORTO |
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Il 39° Fantasporto ha organizzato una vetrina del cinema filippino con due film che illustrano due estremi della vita: i malanni degli anziani, e i pericoli per gli adolescenti. Kung paano hinihintay ang daphithapon, più facile da capire nel suo titolo inglese Waiting for Sunset (In attesa del crepuscolo), diretto da Carlo Catu, narra in parallelo l'ultima stagione della vita di una coppia e quella di un singolo. Teresa convive da anni con Celso, un pediatra, ma non sono sposati perché l'ex marito di lei, Bene, è ancora vivo. I due vivono una tranquilla vita da pensionati, allietata spesso dalla visita di una nipotina. Bene, invece, perde soldi puntando sulle lotte dei galli. È costretto a vendere la mobilia, e la sua salute non è delle migliori. Il film si apre in chiave di commedia mettendo a fuoco le piccole schermaglie quotidiane della coppia pur sottolineando l'affetto e la complicità che permette loro di affrontare la vecchiaia con serenità. Sarà la malattia di Bene a riavvicinarlo a Teresa e a Celso. Sebbene introverso e riottoso, avrà le cure dei due e parteciperà a un surreale tramonto in riva all'oceano. Anteprima internazionale di novanta minuti, il film affronta con delicatezza la stagione degli addii contrapponendo la vita pacata della coppia alla desolazione di un uomo solo, chiuso, e forse in cerca di perdono e di riconciliazione. Incisivi gli attori: Perla Bautista, Dante Rivero, Menggie Cobarrubias.
Diversa l'atmosfera che si respira in School Service di Louis Lagdameo Ignacio. Film dai colori volutamente sbiaditi e freddi, in una finzione narrata spesso in tempi reali, racconta di una bambina, Maya, che tornando a piedi da scuola è invitata a salire su uno School Bus. Credeva di tornare a casa prima, ma si rende conto di essere stata sequestrata da gente senza scrupoli che la porta a Manila per mendicare insieme con altri bambini. Dopo un paio di tentativi di fuga brutalmente repressi, e totalmente disorientata nella grande città, Maya si adatta alla compagnia dei coetanei e comincia a chiedere l'elemosina ai passanti. Per arrotondare la questua, un'adolescente del gruppo si prostituisce, ma viene redarguita dalla donna che li sfrutta. Preoccupata dal fatto che il fratello non risponde al telefono e che non ha notizie del padre sofferente, la donna comincia a perdere il controllo del gruppo. Poi, frastornata dalla notizia che il padre è stato bastonato e che il fratello ha commesso un omicidio, si accorge in ritardo della nuova fuga di Maya. Presentato l'autunno scorso al Festival di Varsavia, il film dura 95 minuti e affronta un problema molto diffuso nella metropoli filippina, ma si limita a mettere a fuoco la convivenza tra bambini costretti all'accattonaggio, tra figli di nessuno che lo fanno quasi da protagonisti spavaldi e quelli sequestrati che rischiano di adattarsi alla situazione.
Ha vinto il Premio del pubblico al Fesival di Sitges il film coreano Monstrum (Mulgoe) diretto da Jong-Ho Huh, e lo vale per tutti i suoi 105 minuti di azione e di avventure mirabolanti. Niente di nuovo per la critica, ma accattivante nelle scene di lotta e nei rilievi psicologici dei protagonisti che adombrano la commedia dentro una vicenda situata nel XVI secolo. Parla di cospirazioni di palazzo che denunciando stragi commesse da un mostro che nessuno ha visto tendendo a detronizzare il re. Richiamando un valoroso e leale generale ritiratosi a vita privata, il monarca, che vive nel palazzo lontano dal popolo, decide di trovare e di battere il mostro per riacquistare la fiducia dei suoi sudditi. L'ufficiale, coadiuvato dal fratello guerriero e dalla figlia arciere, dovrà prima sgominare i traditori di palazzo e poi il mostro che risulterà essere il risultato di un esperimento condotto nei sotterranei della regia, fuggito e cresciuto nella foresta. Brillante il protagonista, Myung-Min Kim, in una sorta di film in bilico tra Fantasy, Horror e azione.
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