64ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid

Stampa
PDF
Indice
64ma SEMINCI - Semana Internacional de Cine - Valladolid
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Pagina 7
Tutte le pagine

And Then We Danced-464625341-largeLa pioggia non ha infastidito il tappeto rosso della 64ª SEMINCI di Valladolid che sotto le arcate del Teatro Calderón ha accolto una schiera di famosi attori spagnoli essendo il film d’apertura Intemperie, quarto film dell’andaluso Benito Zambrano. Il concorso, invece, è stato inaugurato dalla produzione di Svezia, Francia e Georgia, Da cven vicekvet, (Allora balliamo) dello svedese Levan Akin (1979), figlio di immigrati georgiani.

E il film è ambientato a Tiflis e interpretato da attori locali. Si apre con una scuola di danza, quella nazionale dove si preparano i giovani per le performance internazionali, e dove l’identitá nazionale si riflette sulla formazione degli allievi. Come ribadisce il maestro, le nostre danze non possono essere come quelle brasiliane nelle quali a volte è evidente la componente sessuale: gli uomini devono risultare  uomini in tutti i loro movimenti, e lo stesso vale per le donne. Per quanto scevro da volute implicazioni omofobiche, l’insegnamento risulta chiaro. Merab, non ancora ventenne, è il piú promettente degli allievi. Fin da bambino in copia con Mary, formano un duo d’eccellenza. Tuttavia l’insegnante non si sbottona: tutti possono far parte del balletto d’elite, e per Merab è dedizione e sacrificio perché lavora come cameriere per far quadrare il bilancio di una famiglia composta dalla madre e dalla nonna, da un fratello spesso ubriaco, e dal padre che si è allontanato. Complica il suo percorso un coetaneo proveniente da Batumi, Ikla, presentatosi come sustituto e che dimostra tanta disciplina e padronanza da meritarsi tutta l’attenzione del maestro. Senonché la vicenda ha uno sviluppo imprevisto. La reciproca ammirazione si traduce in un legame affettuoso che sfocia in un paio di rapporti sessuali. E quando Ikla, senza avvertirlo, torna a Batumi per assistere il padre Morente, Merab è disorientato, e durante gli esercizi si ferisce a un piede. Il film dura 106 minuti e apre una finestra sulla gioventú georgiana, sui sogni e sugli svaghi, mentre narra una vicenda simbolica che tasta il polso ai comportamenti e alla mentalitá di una comunitá cristiana d’oriente e ha debuttato nella Quinzaine di Cannes.
imagesYULBUF8YSecondo film in concorso, Bergmál (Eco, Fatto) dell’islandese Rúnar Rúnarsson, prodotto da Islanda, Francia e Svizzera. Racchiuse in 79 minuti circa 56 scene della vita quotidiana islandese: non una storia con un’inizio e una fine, e nemmeno un personaggio che accompagni gli spettatori. Tuttavia i protagonisti sono molti, e tutti rappresentativi di comportamenti quotidiani. Si apre durante le festivitá natalizie con un vecchio casolare in fiamme. Il proprietario gli ha dato fuoco perché costa meno una casa prefabbricata e montata che restaurare il vecchio edificio. Intervallate da immagini dell’oceano, molte le scene di nervosimo, dalle rimostranze di una govane donna che si occupa di un allevamento a quelle di una signora paranoica che accusa un autista di importunarla. Non mancano scene di esercizi motori per anziani in acque di sorgenti calde, né quelle dei bambini nelle piscine. Si assiste anche a un felice parto, seguito da una scene della raccolta dei rifiuti urbani. Considerando il due volte premiato regista svedese Lars Larsson, i cui film metafisici dalle atmosfere sospese tra realtá e infinito gli hanno valso persino un Leone d’oro, va detto che niente di tutto ció è presente nel film di Rúnar Rúnarsson, che ci offre immagini della modernitá mediate da un’ottima fotografía.