12º Festival Internacional de Cine Las Palmas de Gran Canaria 2011 - Pagina 5

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12º Festival Internacional de Cine Las Palmas de Gran Canaria 2011
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Ultimi film in concorso, dopo alcuni non recensiti essendo stati visti alla Mostra di Venezia quali il greco Attenberg di Athina Rachel Tsangari, Jean Gentil della dominicana Laura Amelia Guzmán e del messicano Israel Cárdenas; il cinese Jiabiangou di Wang Bing. E di altri fuori concorso: Teoria e pratica del ceco Jan Svankmajer e A Woman (Una donna) di Giada Colagrande, ospite di Las Palmas. Poco piú che ventenne l'argentino Mariano Blanco esordisce con Somos nosotros (Siamo noi), settanta minuti da un'alba all'altra per parlare di adolescenti sullo sfondo di Mar del Plata fuori stagione. Protagonisti, si fa per dire, tre giovani che sembrano passarsi il testimone mentre si avvicendano sulle strade della cittá alla ricerca dell'amore. Si muovono da un interno molto affollato, in scooter, in bicicletta, in auto, senza dimenticare la tavoletta per fare skating. Il primo consegna medicine a domicilio, il secondo vaga nella notte tentando di stabilire un contatto, il terzo imbarca tutti su un fuoristrada e li porta in spiaggia mentre sorge il sole. Il regista, che è ancora iscritto al corso di cinematografia dell'universitá di Buenos Aires, tenta di rendere un quadro d'insieme della sua generazione inserendo qualche breve episodio: una coppia alla ricerca di un letto per una notte, o il furto di una ruota di bicicletta, ma non si preoccupa di sviluppare un racconto in senso tradizionale. Niente di nuovo, ma scorrevole e attuale come un quadro di Pistoletto.

 

 

Ambizioso, invece, il tedesco  Das letzte Schweigen (L'ultimo silenzio), secondo film dello svizzero trentatreenne Baran Bo Odar, formatosi alla scuola di Monaco di Baviera. Impostato come una detective story: protagonista il danese Ulrich Thomsen, narra di un pedofilo che assassina un'adolescente in un campo di grano. Di lei si ritrova soltanto la bicicletta. Passano 23 anni. Un'altra adolescente scompare, e ancora una volta resta la sua bicicletta. Lo spettatore conosce fin dall'inizio l'assassino e l'amico che aveva assistito frastornato al crimine. E sará proprio il senso di colpa, riaffiorato dopo la notizia del secondo crimine , a spingere l'amico a un comportamento che lascia tracce per gli inquirenti. E si suicida complicando le indagini. Film di due ore in 35 mm, non dá molta importanza alla soluzione del caso: presta invece attenzione al comportamento involuto e spesso nevrotico di chi amministra la giustizia. Nel concorso nuovi registi, interessante, per quanto didattico e svolto come un thriller, il secondo film del quarantenne belga Olivier Masset-Depasse, Illégal (Clandestino). Tania, che in Russia insegnava francese, vive in Belgio da otto anni col figlio Ivan. Trovata sprovvista di documenti, viene reclusa in un centro di raccolta di extracomunitari da rimpatriare. Il film illustra l'assillante  lavoro della polizia per capire il paese di provenienza dei reclusi, e la lotta e il silenzio dei clandestini per restare in quello che ormai considerano il loro paese. Interpretato da Anne Coesens, mostra atti di coercizione, e violenze, da parte della polizia belga, seminando qualche vittima lungo il cammino, ma chiudendosi con una sorta di happy end.