24 Giugno 2010
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25mo Festival Internacional de Cine, Cinema Jove |
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Tra gli ultimi film in concorso al 25º Cinema Jove, Submarino di Thomas Vinterberg, già visto al recente Festroia, il thriller georgiano Quchis Dgeebi (Giorni di strada) di Levan Koguashvili, e due film di lingua francese: il discusso bio-pic Gainsbourg vie héroïque (Gainsbourg vita eroica) di Joann Sfar e il canadese Jai tué ma mère (Ho ucciso mia madre) di Xavier Dolan, premiato a Cannes. Quello georgiano è un film violento, e parla di una generazione perduta a ventanni dalla caduta del Muro. Finito il mondo di ieri, non adatti a quello di oggi, molti sopravvivono al margine di un mondo che non comprendono. Il tutto visto da un padre di famiglia, spacciatore, che si destreggia nelle strade della capitale. Coinvolto da agenti di polizia per incastrare un personaggio importante, non avrà scampo. Girato con attori non professionisti, segna il brillante esordio di questo regista dopo dieci anni di corti e di documentari e dopo alcuni anni di studi a New York.
Ho ucciso mia madre è il titolo del tema svolto dal sedicenne Hubert Minel, che accusa il malessere di vivere con la madre divorziata. Una vita di routine dopo il lavoro, la donna è lesatto contrario del figlio, studente di belle arti, scrittore in erba, un rapporto omosessuale non dichiarato. Sa tutto, invece, la madre del suo compagno che candidamente lo comunica a sua madre. Lei si sente esclusa. Ed è motivo per rinnovare i litigi quotidiani, dopo lalterco per aver scritto nel tema che lei è morta. Il ragazzo va via di casa e si fa ospitare da uninsegnante. La sua assenza induce i genitori a metterlo in collegio. Hubert scappa dallinternato provocando una lite tra la madre e il rettore. Ci saranno altre liti tra madre e figlio, e ricordi del calore dei rapporti quotidiani di quando era bambino, ma dovranno imparare a convivere ancora per qualche tempo. Scritto, diretto e interpretato da Xavier Dolan a ventanni, descrive la ribellione quotidiana delladolescente che anela a una vita dartista, ma è costretto a fare i conti con le esigenze quotidiane e con le abitudini borghesi della madre. Un film come un grido, tra incomprensioni e slanci, per affermare che a sedici anni si ha ancora il mondo in tasca.
Del tutto diversa la ribellione delladolescente e delladulto Serge Gainsbourg, descritte nel primo film dellex disegnatore di fumetti Joann Sfar. Prossimo ai quaranta anni, studi di filosofia e di Belle Arti, Sfar ha scelto una visione fantastica per illustrare le reazioni di Serge bambino ebreo sotto loccupazione nazista. Pittore in erba, avviato alla musica dal padre, lo ritroviamo nel dopoguerra, compositore e cantante. Sempre seguito dalla sua coscienza inquieta, impersonata nel film dal suo doppio, si fa apprezzare da personaggi famosi ostentando un comportamento schivo, spesso provocatore, a volte da misantropo. Interpretato dal rassomigliante Eric Elmosnino, vediamo licona della cultura francese del secolo scorso accompagnarsi con le più belle donne dellepoca: da Juliette Greco a Brigitte Bardot (Laetitia Casta) e a Jane Birkin (Lucy Gordon). Non manca un accenno agli scandali sessuali e alla lotta politica, ma il bio-pic nasce nella mente di un pittore che lha scritto e diretto adombrando un mondo fantastico e insistendo sul rapporto di Serge con i genitori. Una fantasia di 130 minuti, con le musiche che simposero nei cabaret anni Sessanta frequentati da Gainsbourg, con gli eccessi e con le illuminazioni di un poeta, che era pittore, compositore, cantante.
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