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25mo Festival Internacional de Cine, Cinema Jove
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Miguel Baratta e Patricio Pomares
Miguel Baratta e Patricio Pomares

Fiore all’occhiello del 25º Festival Internacional de Cine, Cinema Jove, la retrospettiva completa dei film di Matteo Garrone che vengono presentati in Cineteca nella piazza del Comune, nella rinnovata sala dedicata a Luis Berlanga. Stranamente, accanto ai giovani che frequentano il Festival, molti gli anziani che assistono alle proiezioni. Il regista romano sarà a Valencia sabato 26 per ricevere il premio Luna de Valencia. Frattanto Daniele Monzòn, il regista di Cella 211 (Celda 211), presenta 16 film che hanno segnato la sua carriera: da M, il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang a La cosa di John Carpenter. Tornando al concorso, un curioso e promettente esordio, quello di due argentini appena usciti dall'università di Buenos Aires: Miguel Baratta, Patricio Pomares. Il film, El fruto (Il frutto) dura soltanto 65 minuti e fa tesoro della lezione di Carlos Sorín. Frammenti di vita, ripresi in tempo reale, illustrano la giornata di un contadino, dal risveglio al tramonto. La cinepresa descrive la colazione, con dettagli che rimandano alla pittura di Giorgio Morandi, quindi segue l’anziano agricoltore che copre la terra attorno alle radici di una pianta che tenterà di vendere. Si avvia lentamente sulla strada di campagna, in un paesaggio sereno e deserto. In un villaggio si ferma, mangia un panino con alcuni operai e racconta storie di altri tempi. Storie di un mondo che non c’è più e che affascinano gli operai. Quindi prosegue per il suo cammino. Tenta invano di vendere la pianta, e per colmo di sfortuna cade e si ferisce a un piede. Una donna glielo disinfetta e glielo fascia, poi un giovane lo fa salire sul suo pick up e lo riporta a casa. Forse parlare di minimalismo è fuorviante. Sembra piuttosto un invito a riappropriarsi della capacità di vedere, di rendere allo sguardo la sua visione primitiva. Cogliere il tempo, il ritmo e il sapore del mondo che ci circonda senza lasciarsi frastornare dal frastuono del cinema commerciale che tenta di impossessarsi dello spettatore come fanno gli illusionisti.

Cattiva famiglia
Cattiva famiglia

In concorso anche il film prodotto da Aci Kaurismaki e diretto da Aleksi Salmenperä (1973), Paha perhe (Cattiva famiglia). Definito tragicommedia dai produttori, il film presenta un moderno padre-padrone che da sedici anni si è separato dalla moglie, vive con una donna più giovane dalla quale ha avuto un figlio, e col figlio del primo matrimonio. La morte della prima moglie, gli riporta in casa la figlia che viveva con lei. Fratello e sorella si ritrovano e scoprono una complicità tra coetanei. I due non solo confabulano esperienze giovani liste, ma decidono anche di dividere la stessa camera da letto. Il padre sospetta l’incesto. Dinanzi a un figlio reticente e a una figlia che lo accusa di non aver mai risposto alle sue telefonate, l’uomo passa alle maniere forti. Fino a coinvolgere un collega nel sequestro del figlio e a deportarlo su un’isola dove possa riflettere sul suo comportamento. Tuttavia sarà il giovane ad avere la meglio e a far risaltare la paranoia del padre, agente di polizia, preoccupato soltanto di mantenere l’ordine, nel paese e in famiglia.