Sevilla Festival de Cine Europeo 2007

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Sevilla Festival de Cine Europeo 2007
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Servizio di Renzo Fegatelli

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Italiani a Siviglia

Siviglia - Il Sevilla Festival de Cine 100% Europeo è giunto alla quarta edizione. Trionfale l’inaugurazione col bel film La masseria delle allodole alla presenza di Paolo e Vittorio Taviani. I due registi italiani sono stati molto applauditi così come Gianni Miná al quale è stata dedicata la seconda serata del Festival con Memorias cubanas: Fidel cuenta el Che (Memorie cubane: Fidel racconta il Che). In programma anche gli altri tre film della serie: Cuba 30 años despues (Cuba trent'anni diopo), El Papa y Fidel (Il Papa e Fidel), Un d¡a con Fidel (Un giorno con Fidel), per un totale di 16 ore di proiezione.

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Memore cubane: Fidel racconta ill Che

Due serate in memoria, dedicate a Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni, hanno permesso alle nuove generazioni di vedere L’avventura (1960) sul grande schermo del Teatro Lope de Vega. Nei sedici film in concorso l’Italia è rappresentata da Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, in una sezione molto competitiva perché la maggior parte dei titoli provengono da rassegne importanti oltre che da registi di fama come Ken Loach, Alexander Sokurov, Jacques Rivette, Völker Schlöndorff.

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Mio fratello è figlio unico

Affollata anche la sezione di cinema documentario, con sedici film dei principali paesi europei. In ogni caso il programma che fa la parte del leone è Europa, Europa, un panorama di 32 film comparsi nei principali Festival, tra cui Le rose del deserto di Mario Monicelli, La cena per farli conoscere di Pupi Avati, In memoria di me di Saverio Costanzo. Eurimages, inoltre, ha selezionato otto titoli che compaiono una specifica sezione che include anche Coeur (Cuori) di Alain Resnais.

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Alexander Kluge

Infine il festeggiato di quest’anno è Alexander Kluge, che compie 75 anni e del quale sono mostrati i recenti 8 Minuten (Otto minuti), realizzati in collaborazione con Michael Ballhaus. Il paese ospite è la Repubblica Ceca con due sezioni e con la presenza di Jiri Menzel. Per chi vuole saperne di più sul cinema europeo, ARTE presenta una ventina di profili che includono: Pasolini l’enragé (Pasolini l’arrabbiato) di Jean-André Fieschi e Nanni Moretti di André S.Labarthe, accanto a quelli di Jean Rouch, Andrei Tarkovski, Philippe Garrel, André Téchiné, Otar Iosseliani, Alain Cavalier, Chantal Akerman, Aki Kaurismaki, i fratelli Dardenne. Sabato notte i premi.


Andalusi fra rock e il flamenco

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La Pantera Rosa 2

Per nove giorni Siviglia è una città di cinema. Il cuore della manifestazione, il teatro Lope de Vega, fa il pieno tutte le sere con omaggi a cineasti famosi. Dopo i gala riservati ai fratelli Taviani, a Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni, questa sera tocca a Jean Reno, attore francese d’origine spagnola, (da Cadice i genitori emigrarono in Marocco durante il franchismo e si spostarono poi in Francia). Il Festival de Cine 100% Europeo gli assegna il Girardillo de oro (che raffigura la torre - simbolo della città) alla carriera, accogliendolo dopo le fatiche del suo ultimo film, The Pink Panter 2 di Harald Zwart in uscita nel 2009. Subito fuori del teatro e attraversando la strada, s’incontra la città universitaria con la quale il Festival collabora strettamente. Quasi tutti i cineasti famosi vi hanno impartito una lezione magistrale che, lo scorso anno fu tenuta da Francesco Rosi. Inoltre il Festival collabora, nell’arco dell’anno, anche con la Facoltà di Comunicazione dell’Università di Siviglia. Ha fatto parte di questo lavoro comune il seminario sul regista cileno Raul Ruiz, tenuto dal 15 ottobre al 2 novembre, al quale hanno partecipato i principali esponenti della cultura spagnola.

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Andalusia

Questo impulso didattico emerge anche dalla collaborazione con Arte, che nella sezione Cinéma, de notre temps ha presentato ben 25 documentari, da quelli antichi di André S. Labarthe (Buñuel, (1964), Lang-Godard/Le dinosaure et le bébé (Lang-Godard/Il dinosauro e il bimbo, 1967), sino a più recenti Otar Iosseliani, le merle siffleur (Otar Iosseliani, il merlo canterino, 2006) di Julie Bertucelli e Le Home Cinema des Frères Dardenne (Il cinema casalingo dei Fratelli Dardenne, ) di Jean-Pierre Limosin. Venendo ai 150 titoli del catalogo, va ricordato che la maggior parte riguardano titoli già passati nei più importanti Festival del 2007.

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Dammi Veleno

Tra le cose meno viste, un curioso film francese, Andalucia di Alain Gomis, interpretato da Sakir Guesmi che ha al centro un giovane di origini magrebine che vive nella periferia di Parigi. Abita in una roulotte, ma è regolarmente iscritto al collocamento dove gli offrono piccoli lavori. Irrequieto, in bilico tra una società attiva e emigranti che vivono al margine della società tra sogni e rituali magici, ha nostalgia del sud. Il suo sogno è la Spagna e la terra dei gitani. Un giorno sale su un treno, scende a Toledo e sente su di sé gli sguardi degli abitanti. Visitando un museo scoprirà che il suo volto potrebbe aver ispirato i ritratti di El Greco, ma è in Andalusia, dove si mescola alla folla che segue il Cristo dei Gitani sul Sacromonte, che scopre finalmente di non sentirsi più straniero. Una citazione merita anche Dame Veneno (Dammi Veleno) del sivigliano Pedro Barbadillo, un altro tassello del mosaico che anno per anno i cineasti andalusi compongono sul variegato mondo musicale. Veneno, in italiano veleno, è il nome di Kiko Veneno, una delle più originali figure musicali andaluse che lavorò per un incontro tra due generi popolari, il rock e il flamenco. Il film é la storia di alcuni incontri, tra i due tipi di musica, ma anche tra vari protagonisti, cominciando da Camarón, al quale nel 2005 Jaime Chávarri dedicò un film, e continuando con Veneno e Pata Negra. Virtuosi del canto e della chitarra, e non solo, sono i giovani che nell’ultimo quarto del secolo scorso hanno contribuito all’evoluzione della musica popolare andalusa.


Due tedechi e un ceco

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Ulzhan

Tra i film in concorso al Sevilla Festival de Cine 100% Europeo, due partecipazioni tedesche: Ulzhan, ventisettesima fatica di Volker Schlöndorff e Gegenüber (Il vicino), opera prima del ventottenne Jan Bonny. Molto diverse le rispettive impostazioni, ma simili i protagonisti segnati da un destino che non riescono a scrollarsi di dosso finendo coinvolti in percorsi diretti ad un annientamento totale. La prima opera già presentata fuori concorso a Cannes, si svolge in Kazakistan e segue i passi di Charlie, un francese che abbandona l’auto per attraversare a piedi il paese, dalle steppe alle cime innevate. Ci si domanda subito il perché di questa fuga dalla civiltà, e il regista lascia affiorare qualche riferimento attraverso una foto e lo schizzo di una mappa che lo straniero porta con sé. Nonostante i buoni sentimenti e il sostegno di Ulzhan, giovanissima insegnante di francese che lo segue a cavallo, e nonostante l’incontro con un personaggio singolare, il protagonista persiste nel suo disegno di morte la cui motivazione sarà svelata nel finale. Fa sfondo alla vicenda un paese in rapida evoluzione grazie ai proventi del petrolio, processo che non nasconde l’eredità di un passato meno brillante.

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Il vicino

Anche Georg, l’agente di polizia al centro de Il vicino, non riesce a reagire al destino che lo lega a una moglie paranoica, né alla propria bontà illimitata, che ne fa un perdente in casa e sul lavoro. Ottimo poliziotto, capace di salvare la vita di un collega, Georg è proposto per una promozione. La cosa non sembra rallegrare la moglie che si sente sminuita dal successo del marito, anche se, parlando con i genitori, non può nascondere di esserne lusingata. Presto le reazioni incontrollate della donna allontanano di casa i due figli, studenti universitari. Inoltre, complice una notte a casa coi colleghi, nasce un tradimento della moglie che poi schiaffeggia il marito incolpandolo di non averla rimproverata. La storia è oggetto di pettegolezzi fra i colleghi dell’agente che diventa lo zimbello di tutti sino a fargli perdere l’agognata promozione. Il racconto si chiude con una rivolta tardiva di questo uomo mite. Il comportamento passivo del protagonista, che caratterizza una vicenda a senso unico, appare davvero inaccettabile.

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La giornata si è chiusa con la presentazione di un film già in cartellone al festival di Berlino: Obsluhoval jsem anglického krále (Ho servito il re d’Inghilterra) del regista ceco Jiri Menzel, altro insignito del Girardillo de oro alla carriera. Il regista ha tenuto una lezione magistrale all’università della città.


I premi

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GIRALDILLO DE ORO della selezione ufficiale: It´s a Free World (In questo mondo libero…) di Ken Loach.
GIRALDILLO DE PLATA della selezione ufficiale: Mio fratello è figlio unico di Daniel Luchetti.
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA: Alekxandra, dI Alexandre Sokurov e Du Levande (La condizione umana) di Roy Andersson.
GRAN PREMIO DEL PUBBLICO: Ha- Buah (La Bolla) di Eytan Fox.
GIRALDILLO DE ORO SECCIÓN OFICIAL EURODOC: Marcela di Helena TřešTíková.

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PREMIO EURIMAGES (deliberato dagli alunni della Facoltà della comunicazione): Yumurta (Uovo) di de Semih Kaplanoglu.
PREMIO DELLA CRITICA: Auf der andereren Seite (Ai confini del Paradiso) di Fatih Akin.