Antalya Film Festival 2007 - Pagina 4

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Antalya Film Festival 2007
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Adamo e il diavolo
Riprendiamo il discorso sul cinema turco con Adem’in Trenleri (Adamo ed il diavolo) dello scrittore e sceneggiatore Bariş P¡rhasan. Questo regista ha una predilezione per i testi letterari e anche quest'ultima fatica ha il taglio di un racconto morale. Nei giorni in cui si apre il mese sacro del Ramadan, un nuovo Imam arriva in una piccola stazione ferroviaria dell’Anatolia. Il religioso, accompagnato da moglie e figlia, inizia a rimproverare i locali per i modo rilassato con cui vivono l’Islam e si dedica con particolare cura ai piccoli allievi della scuola coranica, tuonando contro i peccatori e gli infedeli. La sua bella moglie turba da subito il garzone della locanda annessa alla stazione, sembrerebbe una classica storia di corna, se non venissimo a sapere che il ragazzo è il padre della piccola che vive con il prete. Il giovane e la moglie dell’Imam hanno avuto una relazione, quando entrambi erano poco più che adolescenti, lei è rimasta incinta e lui l’ha abbandonata. E’ stato proprio l’uomo di chiesa ad accoglierla, quando era quasi una donna perduta, a sposarla e a prendere con se la piccola. L’ex amante vorrebbe che la donna ritornasse con lui lasciando il prete. Tuttavia, quando sembra proprio che ciò accada punto di accadere, lui fugge nuovamente e la donna scopre di quanta generosità è pieno il cuore del marito, che la riprende con sé. Inizieranno una nuova vita, questa volta come una coppia a pieno titolo, tanto che le ultime immagini che la mostrano vistosamente incinta. Tutta la vicenda è commentata, a mo’ di coro greco, dagli abitanti della stazioncina che prendono parte, consigliano, combinano appuntamenti, vigilano sulle esplosioni di follia. Il film è percorso da una lieve ironia, che lo salva dal cadere nel melodramma più vistoso. Interessante anche lo spirito libertario con cui arriva, quasi, a denunciare il fanatici religiosi, anche se il personaggio che ne esce con i maggiori meriti e positività è proprio l’Imam. In definitiva un film abbastanza solido, generoso nelle intenzioni, ma stilisticamente riuscito in misura solo parziale, tenuto conto della prevedibilità di molte scelte espressive.
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Il suonatore di tamburo
In concorso è stato presentato Jin. gwu (Il suonatore di tamburo), opera seconda del regista hongkonghese Kenneth Bi. Il film racconta una storia organizzata su due binari: da una pare c’è la solita vicenda di mafia cinese, dall’altra un inno alla possibilità di acquisire coscienza e serenità attraverso la disciplina Zen. Il giovane Sid, figlio di un capobanda di Hong Kong, ha la pessima idea di sedurre la moglie di una altro boss. Il marito tradito scopre gli amanti e giura vendetta: vuole che gli siano portate le mani mozzate del ragazzo. Il padre dell'imprudente Don Giovanni costringe il figlio a partire per Taiwan. Qui il ragazzo entra in contratto con una comunità di suonatori di tamburo Zen, decide di farne parte ed intraprendere il lungo percorso di autocoscienza che la disciplina impone. Ne uscirà completamente diverso, capace di affrontare le sue responsabilità e i problemi della vita. E’ una sorta di racconto morale, teso a dimostrare come, attraverso la meditazione e la riflessione si possa uscire anche dal peggior baratro morale. Stilisticamente l’opera appare divisa in due parti, complementari e contrapposte. Quando parla della malavita Hong Kong utilizza a piene mani gli stereotipi del cinema gangsteristico di genere, quando ambienta le sequenze fra i suonatori di tamburo assume un tono disteso, pacato e lirico. La miscela è tutt’altro che spiacevole e funziona bene da antidoto al non poco moralismo romantico che serpeggia nel film