Brussels Film Festival 2012 - Pagina 4

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Brussels Film Festival 2012
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altIl Brussels Film festival ha dedicato una serata anche all’Italia, con la proiezione di due film: il documentario Italy: Love it or Leave it (Italia: amala o lasciala, 2011) di Gustav Hofer e Luca Ragazzi e La Kryptonite nella borsa (2011) di Ivan Cotroneo. Gustav Hofer e Luca Ragazzi, hanno già realizzato insieme il documentario Improvvisamente l’inverno scorso (2008), che ha preso parte a più di 200 festival, vincendo la menzione speciale della giuria alla Bernlinale 2008 e il Nastro d’Argento come migliore documentario nel 2009. Tornano ora al cinema con questo docu-trip (proposto nella sezione Panorama del festival), il cui punto di partenza è un evento della loro vita insieme: dovendo traslocare, valutano seriamente se lasciare l’Italia per un paese straniero o rimanere. Gustav vuole partire, convinto che allontanarsi da una nazione senza futuro, con una classe politica corrotta e scarse opportunità professionali, sia la soluzione migliore; Luca, invece, preferisce restare, trascinato da un insieme di pigrizia, fatalismo e amore per la propria terra. Decidono così di darsi sei mesi per decidere. Durante questo periodo intraprendono un viaggio attraverso l’Italia con una vecchia Fiat 500 rossa, in cerca di ragioni per restare o per partire. Le tappe di questa traversata sono documentate nel film. La prima sosta raccontata ha luogo proprio presso gli stabilimenti della Fiat, a Torino, tra gli operai in cassa integrazione. Quindi l’attenzione si sposta su un altro simbolo dell’Italia: la caffettiera. Quando arrivano allo stabilimento della Bialetti, tuttavia, scoprono che ormai la produzione è stata quasi interamente trasferita in Romania. Dopo un’intervista al fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, scendono al sud, a Rosarno, in Calabria, dove giovani extracomunitari vengono trattati come schiavi nei campi di pomodori. A questo punto del viaggio, scoppia il caso Ruby, che li riporta al Nord, a Milano, in mezzo ai berlusconiani, prima, e agli anti-berlusconiani, poi; la riflessione si sposta così sulla considerazione mediatica delle donne in Italia. Gustav e Luca vanno a Rimini, dove i vacanzieri non vengono più dalla Germania, ma dalla Russia, e a Predappio, città natale di Mussolini, dove ragionano sulla persistenza del fascismo in Italia. Tra le dodici vicende che i due autori raccontano, non poteva mancare quella dell’immondizia in Campania, un’emergenza che ormai si protrae da circa quindici anni, né potevano prescindere dall’affrontare l’annosa questione della mafia in Sicilia, dove c’è chi ha ancora voglia di lottare per la propria terra, a costo di rischiare la vita quotidianamente. In Sicilia, intervistano anche Andrea Camilleri, che afferma che bisogna restare per difendere le proprie idee e non lasciare il posto a quello per cui si andrebbe via. Intanto, sempre in terra sicula, i due documentaristi si recano nella capitale della speculazione edilizia, Giarre, dove è persino nato il Festival dell’incompiuto siciliano. Di sfruttamento edilizio si torna a parlare anche in Calabria, dove esiste anche il problema dello smaltimento dei rifiuti tossici. Mentre a Milano diventa sindaco Giuliano Pisapia, in Puglia Nicky Vendola sostiene che si debba restare e lottare per un’Italia migliore. Alla fine i due cineasti, malgrado lo scetticismo iniziale di Gustav Hofer, decidono di non partire, spronati dalla constatazione che in Italia c’è ancora chi, nonostante tutto, lotta silenziosamente la propria battaglia perché la situazione cambi. Ritmo dinamico, ironia e sarcasmo caratterizzano il documentario che dà un ritratto tutt’altro che confortante del nostro paese. Il pubblico, composto da molti italiani residenti a Bruxelles, ma non solo, ha apprezzato e ha premiato il film con l’Audience Award.
altNell’ambito della stessa serata, è stata presentata, sempre nella sezione Panorama, anche la commedia italiana La Kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo, qui alla sua prima esperienza da regista, ma già sceneggiatore affermato per il cinema e la televisione, nonché scrittore. Spassoso ritratto della realtà del sud italiano all’inizio degli anni ‘70, nel film non manca anche una riflessione amara sull’istituzione della famiglia e uno sguardo a un passato non troppo diverso dalla nostra realtà attuale.  A Napoli, nel 1973 vive Peppino Sansone (Luigi Catani), di nove anni, con la sua caotica famiglia: la madre Rosaria (Valeria Golino), che si chiude in un inspiegabile mutismo, il padre Antonio (Luca Zingaretti), che la tradisce e regala al figlio pulcini per distrarlo, gli zii Titina (Cristiana Capotondi) e Salvatore (Libero De Rienzo), che lo coinvolgono nelle loro bizzarre attività ricreative, e Gennaro (Vincenzo Nemolato), che crede di essere Superman. Quando quest’ultimo muore, Peppino immagina di avere degli incontri con lui e sarà proprio questa strana presenza a permettergli di affrontare le vicissitudini familiari ed entrare a pieno titolo nel mondo degli adulti. La potenza dell’universalità dei sentimenti umani e, insieme, della comicità rende il film, benché collocato nella realtà ben delineata della Napoli degli anni ‘70, tangibile per gli spettatori, che lo percepiscono come qualcosa di realistico e vicino. Ciò nonostante, una sensazione generale di nostalgia permea la commedia e va di pari passo con la potenza idealistica dei sogni di cambiamento e di libertà dai vincoli familiari, che animavano i giovani di allora.