Brussels Film Festival 2012 - Pagina 3

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Brussels Film Festival 2012
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altAl Festival è stato presentato, in anteprima, anche il primo lungometraggio della regista francese Sophie Lellouche: Paris Manahattan. Il film parla di una giovane donna, Alice (Alice Taglioni), farmacista stravagante con una famiglia bizzarra e un’autentica ossessione per Woody Allen. Proprio ad Allen la trentenne si rivolge per ricevere consigli sulla sua vita e immagina che il regista le risponda. Alice osserva la sua esistenza attraverso i film del regista americano, fa tesoro delle sue battute, che cita continuamente, e tenta di alleviare i malanni dei clienti, prestando loro i dvd di Allen. La sua vita amorosa è un disastro: la ragazza non trova un uomo che sia all’altezza delle sue attese, non certo Victor (Patrick Bruel), che le è stato presentato dal padre e che non ha mai visto un film di Woody Allen. Commedia romantica ben diretta, con ritmi serrati e ironia non convenzionale, come si addice a un film d’ispirazione alleniana. Il regista americano è presente nel finale, ovviamente nei panni di se stesso, e ha prestato la sua voce per i dialoghi immaginari con Alice.

altLa serata della Fédération Wallonie-Bruxelles è stata dedicata alla proiezione di Couleur de peau: miel (Colore della pelle: miele) di Jung e Laurent Boileau, visto nella sezione Panorama, preceduto dal cortometraggio Dancing (Ballando) di Marguerite Didierjean. il primo è un interessante film di animazione, tratto dall’omonimo fumetto del disegnatore belga Jung. L’autore è, in realtà, coreano di nascita, ma è stato adottato da una famiglia belga all’età di sei anni, nel 1971. Nel film, Jung racconta la storia della sua vita, che si rispecchia in quella di molti altri bambini coreani, che, dalla Guerra di Corea (1950/1953) in poi, si sono trovati senza genitori, sono stati destinati all’orfanotrofio e, in un secondo tempo, a una famiglia adottiva. Jung è uno dei 200.000 bambini coreani disseminati per il mondo; nel suo racconto autobiografico si fondono animazione, filmati amatoriali e immagini di un recente viaggio a Seoul, sua città natale. Il primo incontro con la nuova famiglia, il rapporto conflittuale con una madre troppo severa, la necessità di trovare un’identità, le difficoltà a scuola e il primo avvicinamento al disegno, questi alcuni degli argomenti che confluiscono nel racconto.  Bello nella grafica, originale nel fluido passaggio dall’animazione alla realtà, il film è dotato di una sceneggiatura coinvolgente, che mantiene alta l’attenzione degli spettatori. E’ un’opera ricercata in ogni dettaglio, comprese le belle musiche (di Siegfried Canto e Little Comet). Il passaggio dal fumetto autobiografico al cinema di animazione, già sperimentato da Marjane Satrapi in Persepolis (2007), è, anche in questo caso, avvincente.