Sguardo sul cinema rumeno - Pagina 4

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Sguardo sul cinema rumeno
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La prostituzione e l’esportazione delle donne in altri paesi è un tema di grande attualità nella società rumena. Lo cita apertamente Loverboy di Catalin Mitulescu raccontando di giovani delinquenti che seducono ragazze ingenue per poi passarle a chi le manda a battere in vari paesi europei. Luca è uno di questi, prima aggancia e vende una giovane, poi avvia sulla stessa strada Veli di cui s’innamora dopo averla deflorata. Tuttavia gli affari sono affari e, anche se la ama, la cede ai suoi complici. E’ un film molto bello, crudo nella descrizione di una gioventù che tiene al denaro più che a qualsiasi altra cosa. Il tono della narrazione è realistico, l’ambientazione, soprattutto della vita nelle campagne, precisa e terribile. E' un quadro di grande drammaticità e d’intensa emozione.

Su questo stesso tema un ottimo risultato è quello raggiunto da Periferic (In partenza), opera d’esordio di Bodgan George Apetri. Matilda è in galera con una condanna a dieci anni, ne ha scontati cinque quando ottiene un permesso di ventiquattrore per assistere al funerale di sua madre. In realtà progetta di espatriare con i soldi che le sono stati promessi dal suo ex fidanzato, un magnaccia della più bella specie, in cambio del silenzio al momento della condanna. Ripudiata dai parenti, imbrogliata dal prosseneta, la giovane si trova, quasi casualmente, in grado di rubargli una consistente somma di denaro. E’ l’occasione per ritirare il figlio di otto anni dall’orfanatrofio e raggiungere Costanza, da dove prendere una nave per l’estero. Il ragazzino, che già si concede per soldi a maturi pedofili, sembra apprezzare le attenzioni della madre, ma, alla prima occasione, la deruba e scappa. Ora è sola, senza denaro, ricercata dalla polizia e senza alcuna prospettiva davanti. Il film disegna un universo in cui non ci sono personaggi positivi, ma solo animali che si contendono con le zanne e le unghie, il necessario per sopravvivere. Il tutto è immerso in uno scenario deruto, punteggiato di ruderi e detriti, pieno di sporcizia. E’ uno sguardo che abbiamo già colto in numerose opere provenienti da questa cinematografia, ma che questa volta si fa particolarmente cupo e pessimista. In questo il film diventa sofferta e convincente testimonianza del degrado che ha travolto i paesi ex socialisti dopo la caduta del muro di Berlino.

Ci sono poi casi particolari come California Dreamin' – Nesfarsit (Sognando California - Non finito, 2007) di Cristian Nemescu (1979 – 2006), morto in un incidente d’auto prima di portare a compimento di questo suo primo film. Il materiale girato è stato messo assieme dai suoi assistenti ed è stato presentato in vari festival come un vero film, seppure aggiungendo al titolo un pudico Nesfarsit (Non finito). In queste condizioni è difficile giudicarlo, poiché ci sono salti narrativi, parti quasi incomprensibili e le due storie che lo animano - quella dei bombardamenti alleati su Bucarest nel 1944 e la vicenda del treno che, nel 1999, trasporta materiali Nato ed è bloccato in un piccolo scalo da un capostazione cocciuto e irato con gli americani - combaciano poco e niente. La sola cosa che si può dire è che nel materiale girato, c’erano tutte le premesse per ricavarne un buon film.

Altro caso particolare è quello di Restul e tăcere (Il resto è silenzio, 2007) di Nae Caranfil. Il film racconta le fatiche di un giovane regista per realizzare il primo colossal rumeno dedicato alla guerra del 1877 contro i turchi. Attraverso questa storia la regia disegna un mosaico del paese fra il 1911 e gli anni ’40. Il riferimento è a un film realmente esistente, Independenta Romaniei (L’indipendenza della Romania, 1912) diretto da Aristide Demetriade con il supporto del finanziere Leon Popescu, un colossal di due ore sulla guerra d’indipendenza rumena (1877 – 78). L’operazione ha lo scopo di tracciare un quadro segnato da amori e contrapposizioni fra un giovane attore mancato e cinefilo entusiasta, e un ricco possidente che finirà con l’impossessarsi del lavoro dell’altro assumendosi la titolarità dell’opera. E’ un testo ricco di tocchi umoristici, confezionato con cura, molto ben recitato e che riesce ad evitare le trappole della nostalgia cinematografica per un passato che, oggi appare glorioso, ma forse tale non è mai stato.

Alta opera singolare è Ingerul Necesar (L’angelo necessario, 2007) di Gheorghe Preda, un film vicino all’informale, che racconta gli incubi di una compositrice e pianista trentenne, affetta da una grave forma di asma, che vive in una casa linda e totalmente bianca. Un giorno inizia a ricevere costosi regali da uno sconosciuto che fa dipingere slogan con il suo nome sui muri della città. Incuriosita da questo ammiratore misterioso, lei accetta l’invito per un viaggio in Grecia. In terra ellenica cade e si ferisce gravemente inseguendo una limousine in cui ha intravisto l’uomo misterioso. Il regista ha dichiarato il suo disinteresse per il cinema realista e, in particolare, quello sociale, e la sua predilezione per le immagini (ha alle spalle una lunga carriera di autore di video clip) anche se staccate dallo svolgimento di una qualsiasi storia. Nel caso specifico il film dovrebbe denunciare, oltre la patinatura e una certa sconnessione narrativa, l’impossibilità di scindere il bene dal male da qui la facile trasformazione degli angeli custodi in demoni, il tutto unito al senso di casualità che domina la vita. Le immagini che ci propone hanno un’indubbia bellezza, così come trasudano fascino le composizioni musicali che cadenzano lo scorrere dell’opera mescolando partiture pre-classiche e suono di strumenti industriali.

Il panorama non sarebbe completo senza citare un autore di origine rumena, anche se di attività francese. Radu Mihaileanu rumeno di origine ebraica, è emigrato in Francia nel 1980 ed è stato aiuto regista di John Glen per Agente 007 – Bersaglio mobile (A View to a Kill, 1985) e Marco Ferreri (I Love You, 1986 - Come sono buoni i bianchi, 1988). In Italia è noto, soprattutto, per Train de vie - Un treno per vivere (Train de vie, 1998). Nel 2005 dirige Vai e vivrai (Va, vis et deviens) e, nel 2009, Il concerto (Le concert). Questo cineasta ha come tema principale del suo lavoro le sofferenze degli ebrei con toni, che, nonostante le tendenze a un linguaggio commercial – internazionale, non manca di finezza.

Umberto Rossi