CATANIA, LA HOLLYWOOD IN SEDICESIMI

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sicilia.lumiere2Assalito però dal desiderio del commercio torna in Italia, per fondarvi la Trinacria-Film (fabbrica di negativi), assumendone la gerenza. Impreviste ed imprevedibili circostanze, però, lo costringono a rinunciare al sogno sognato, e dopo ch’ebbe liquidata l’ancor giovane azienda, egli torna a Milano…. Così un cronista del tempo (U. Valenti) riferisce del primo tentativo compiuto a Catania di creare una non ben definita fabbrica di negativi ad opera di Gioacchino Vitale De Stefano (1886 - 1959), attore dialettale e poi cinematografico, ingaggiato negli anni ’10 dalle più importanti produzioni nazionali (lavora anche nel celeberrimo Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone (1883 – 1959), nel ruolo di Massinissa), quindi anche metteur en scène già dal 1913, fondatore nel 1919 di una casa cinematografica a Milano (la Proteus poi Fulgor) e ancora regista di cinque popolarissimi lavori (1921) della serie corsara, prodotti dalla romana Rosa Film, tratti da Salgari e girati tra la Sicilia e la Spagna.

Tuttavia è Alfredo Alonzo (1858 - 1920) - il magnate catanese dello zolfo - a creare nella città etnea, il 31 dicembre 1913, la prima vera grande casa di produzione - l‘Etna Film - che allocata a Cibali (dove ancora esistono, riattati, i grandiosi locali) avrà purtroppo vita breve ed effimera (poco più di due anni) e costerà al suo ideatore sangue, sudore e lacrime, provocandone alle fine il rapido default e la morte. Sulla scia di questa azienda nascono, in breve, altre tre case di produzione, attratte dalla rapida crescita del cinema che tenteranno la fortuna investendo (nel periodo più sbagliato) uomini e capitali nel nuovo affaire. Quasi contemporaneamente nascono: la Sicula Film, la Ionio Film e la Katana Film, tutte annunciano programmi poi abbondantemente ridimensionati, ma dando la stura ad una tumultuosa attività imprenditoriale che scopre di colpo suggestive locations e spinge con forza la città etnea nel circuito virtuoso del policentrismo produttivo, in Italia tratto peculiare dei primi decenni della neonata settima arte.  Poco avveduta, pencolante tra mecenatismo ed avventurismo, la nuova industria etnea segna comunque, nel bene e nel male, il punto più alto della golden age produttiva siciliana e farà gridare al miracolo di quella che storici del cinema hanno in seguito definito la Hollywood sul Simeto. Alfredo Alonzo non esita addirittura a lanciarsi nell’avventura del kolossal, producendo l’agiografico-religioso Cristo (Christus, 1916) diretto da Giulio Antamoro e La sfinge dell’Ionio (1914) diretto dal conte Giuseppe De Liguoro, noto ed esperto regista proveniente dalla Milano Film e destinato a divenire il metteur en scéne (la parola regista è di là da venire) numero uno della nutrita scuderia artistica della casa di produzione catanese. Cristo (girato nel golfo di Ognina) impegna centinaia di comparse e punta entusiasticamente alla conquista del mercato internazionale, ma si rivela un fallimento. Lo sforzo economico intacca gravemente le riserve finanziarie dell’Etna che però prosegue l’attività, finché la crisi provocata dalla bufera bellica, le errate scelte produttive, la partenza per il fronte delle maestranze, sprechi faraonici e contrasti interni d’ogni tipo, affondano definitivamente il sogno di Alfredo Alonzo. Fallisce anche un timido tentativo di ripresa compiuto nel 1918. Oltre a l titolo già citato escono, sempre nel 1914, L’appuntamento e La danza del diavolo di Giuseppe De Liguoro di Presicce (1869 – 1944), Paternità di Gian Orlando Vassallo (1883 – 1960) e cinque comiche di breve durata tutte interpretate da Cryzia Calcott, alias Maxismine Lanterne. In pieno conflitto bellico (1915) arrivano sugli schermi: La coppa avvelenata di Enrico Sangermano, Il cavaliere senza paura, Poveri figlioli!, Il nemico, Patria mia! tutti dell’infaticabile Giuseppe De Liguoro; quindi Pulcinella unica regia di Anton Maria Mucchi, mentre restano ignote le regie degli ultimi Idillio al fresco, La perla nera  e La dama bianca. I grandiosi locali dell’Etna Film, vera e propria Cinecittà ante litteram in sedicesimi, saranno poi venduti nel 1930 (dopo lunghissima trattativa) al Comune di Catania per un importo di lire 780 mila. Nata nel 1915, fondatori Giuseppe Coniglione ed Alfio Scalia, con sede in via Lincon (oggi via Di Sangiuliano), regista di punta l’obliato Raffaele Cosentino (1884 - 1957) e operatore il barone catanese Gaetano Ventimiglia (passato poi con l’Hitchcock del periodo inglese, indi divenuto direttore tecnico della Cines e infine docente del Centro Sperimentale di Cinematografia) - la Katana Film produce appena cinque film: Anime gemelle, Per te amore!, Il latitante, La guerra e la moda e Il signor Diotisalvi tutti per le regia di Raffaele Cosentino e tutti con visto censura del 1916. Ancor più modesto l’apporto della Sicula Film, creata dall’avvocato Gaetano Tedeschi dell’Annunziata sempre nel 1915, con sede in via Umberto 50 (Alba di libertà, Presentat’arm, Il vincolo segreto, tutte regie di Gian Orlando Vassallo). Esiguo il contributo della Jonio Film, fondata da Francesco Benanti ancora nel 1915, con sede in via Quartiere Militare, impegnata soprattutto nel documentarismo. Due soli i film: Valeria e Gli irredenti, il primo rimasto inedito e il secondo quasi non distribuito). Con molti progetti rimasti nel libro dei sogni, chiude qui la rutilante stagione della Hollywood sul Simeto. Complessivamente una trentina di film repertoriati con regolare visto censura (altri, forse, perso il marchio originario sono divenuti irriconoscibili), quasi tutti cascami tardo-romantici, film pseudo-storici, patriottici e qualche timido accenno verista, dei quali nessuno - causa l’incuria, l’inconsapevolezza e una scriteriata furia iconoclasta - è sopravvissuto fino ai nostri giorni. Nessuna fortuna avrà a Catania la Morgana Films fondata da Nino Martoglio, quasi immediatamente trasferita a Roma e con la quale il vulcanico moschettiere di Belpasso produrrà, dirigendoli, il mitico (e mitizzato) Sperduti nel buio (1914), Capitan Blanco (1914) entrambi con Giovanni Grasso senior e Virginia Balistrieri e Teresa Raquin (1915). Fallisce anche un misterioso tentativo di creare ad Ognina nel 1916 un’altra Trinacria Films, dovuta all’opportuna iniziativa di capitalisti siciliani” (Cinemagraf, 1916), da non confondere con l’omonima palermitana e della quale si conosce solo un titolo: Parker il poliziotto (mai portato a termine). Tra gli altri tentativi fallimentari, compiuti entrambi alla fine del muto, da ricordare l’Audax Film fondata nel 1928 dal commendator Cosmo Mollica Alagona, proprietario del grande albergo Paradiso dell’Etna di S. Giovanni La Punta (che, a supporto, crea anche una rivista dal titolo omonimo) e la C.A.D.I.R. (Cine Attori Dilettanti Italiani Riuniti) fondata nel 1929 dal maestro Alfio Ottorino Russo. Altri due capitoli di sogni irrealizzati all’ombra del vulcano.