10 Dicembre 2006
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30° Festival Internazionale del Film de Il Cairo |
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Sotto la stessa luna
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La strada
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Taglia e incolla
Vediamo ora alcuni titoli in programma, iniziando da quelli di casa.
Ostoghommaya (Giocare a rimpiattino) di Emad El-Bahat è, meglio vorrebbe essere, il ritratto dellinquietudine di una certa gioventù dorata, ricca di mezzi ma privata di ideali e ragioni profonde di vita. Il film ha una struttura composita che alterna lunghi momenti di dialogo, flash back, scene melodrammatiche, il tutto in una cornice da soap opera con pochi luoghi come sfondo, macchina semifissa, piani e contro piani in continuazione. In poche parole un linguaggio molto povero che si affianca ad un testo piuttosto modesto determinando un bilancio espressivo e politico decisamente misero.
Qas wi Lazk (Taglia e incolla) di Hala Khalil è una commedia damore su due coppie che finiscono con lamarsi, anche se la prima conoscenza non è stata fatta nel migliore dei modi. Il tono è live, ricorda il cinema rosa e i telefilm per famiglie. Una ragazza che vuole emigrare in Nuova Zelanda si sposa con un uomo conosciuto casualmente solo per far aumentare il punteggio necessario ad ottenere il visto. Una sua amica, licenziata per sciatteria da un baracchino che vende hamburger, trova lamore in uno scapolone donnaiolo e impenitente che si convince alla vita familiare. Il film è pieno di buoni sentimenti e patriottismo, il tutto insaporito da qualche irriverenza. Un film banale che funziona bene come esempio del cinema medio, industriale di regime, di questo paese. Evidenti le censure, non ci sono basi veri, né nudi di alcun genere.
Ostoghommaya (Giocare a rimpiattino) di Emad El-Bahat è, meglio vorrebbe essere, il ritratto dellinquietudine di una certa gioventù dorata, ricca di mezzi ma privata di ideali e ragioni profonde di vita. Il film ha una struttura composita che alterna lunghi momenti di dialogo, flash back, scene melodrammatiche, il tutto in una cornice da soap opera con pochi luoghi come sfondo, macchina semifissa, piani e contro piani in continuazione. In poche parole un linguaggio molto povero che si affianca ad un testo piuttosto modesto determinando un bilancio espressivo e politico decisamente misero.
Qas wi Lazk (Taglia e incolla) di Hala Khalil è una commedia damore su due coppie che finiscono con lamarsi, anche se la prima conoscenza non è stata fatta nel migliore dei modi. Il tono è live, ricorda il cinema rosa e i telefilm per famiglie. Una ragazza che vuole emigrare in Nuova Zelanda si sposa con un uomo conosciuto casualmente solo per far aumentare il punteggio necessario ad ottenere il visto. Una sua amica, licenziata per sciatteria da un baracchino che vende hamburger, trova lamore in uno scapolone donnaiolo e impenitente che si convince alla vita familiare. Il film è pieno di buoni sentimenti e patriottismo, il tutto insaporito da qualche irriverenza. Un film banale che funziona bene come esempio del cinema medio, industriale di regime, di questo paese. Evidenti le censure, non ci sono basi veri, né nudi di alcun genere.
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Dovere civico
Passiamo ora ad opere daltra provenienza.
La mémoire des autres (I ricordi degli altri) della svizzero cilena Pilar Anguita-McKay mette assieme uno dei filoni tipici del cinema latinoamericano con ricordi cinefili dotti che vanno dal Rashômon (1950) di Akira Kurosawa al cinema di Ingmar Bergman. Due sorelle e un fratello si ritrovano nella casa di famiglia chiamati dallunica che vi è restata per prendere una decisione sulla sorte della madre, paralizzata e ammalata terminale. La riunione fa esplodere una galleria di ricordi legati alla morte del padre, della quale ciascuno dei figli se sente colpevole, mentre si è trattato di un incidente. Il finale spezza un lancia a favore delleutanasia passiva, ma è dallintrecciarsi dei ricordi che nasce la migliore dote del film: la descrizione delle psicologie dei vari personaggi collegate alle immagini degli scenari alpini in cui il film è ambientato.
I Know I had a Better Title, but I Forgot it (So che avevo un titolo migliore, ma lho dimenticato) del kosovaro Arben I Kastrati ripercorre la vita di un giovane nato nel 1967, a Skopje, sino alla dissoluzione della Iugoslavia e alla feroce guerra del Kosovo. Il film è girato come un diario, con il protagonista che parla in prima persona, la struttura a capitoli scanditi dallo scorrere degli anni e dallo svilupparsi degli eventi. La prima mezzora funziona bene e il film riesce a mettere in campo quel misto di ironia, tragicità e nostalgia che da sempre è una delle doti migliori del cinema balcanico. Poi il meccanismo diventa ripetitivo, scivola nellindignazione di parte e nella facile retorica dei sentimenti.
La mémoire des autres (I ricordi degli altri) della svizzero cilena Pilar Anguita-McKay mette assieme uno dei filoni tipici del cinema latinoamericano con ricordi cinefili dotti che vanno dal Rashômon (1950) di Akira Kurosawa al cinema di Ingmar Bergman. Due sorelle e un fratello si ritrovano nella casa di famiglia chiamati dallunica che vi è restata per prendere una decisione sulla sorte della madre, paralizzata e ammalata terminale. La riunione fa esplodere una galleria di ricordi legati alla morte del padre, della quale ciascuno dei figli se sente colpevole, mentre si è trattato di un incidente. Il finale spezza un lancia a favore delleutanasia passiva, ma è dallintrecciarsi dei ricordi che nasce la migliore dote del film: la descrizione delle psicologie dei vari personaggi collegate alle immagini degli scenari alpini in cui il film è ambientato.
I Know I had a Better Title, but I Forgot it (So che avevo un titolo migliore, ma lho dimenticato) del kosovaro Arben I Kastrati ripercorre la vita di un giovane nato nel 1967, a Skopje, sino alla dissoluzione della Iugoslavia e alla feroce guerra del Kosovo. Il film è girato come un diario, con il protagonista che parla in prima persona, la struttura a capitoli scanditi dallo scorrere degli anni e dallo svilupparsi degli eventi. La prima mezzora funziona bene e il film riesce a mettere in campo quel misto di ironia, tragicità e nostalgia che da sempre è una delle doti migliori del cinema balcanico. Poi il meccanismo diventa ripetitivo, scivola nellindignazione di parte e nella facile retorica dei sentimenti.
Civic Duty (Dovere civico) del canadese Jeff Renfroe è un interessante film medio sullossessione della sicurezza negli Stati Uniti dopo lattentato delle Torri Gemelle. Un esperto di finanza, che ha appena perso il posto per una ristrutturazione aziendale, cova il sospetto che un suo vicina di casa sia un terrorista. Nella sua testa il dubbio diventa progressivamente certezza, sino a portarlo al sequestro del sospettato, operazione nel corso della quale ammazza casualmente sua moglie. Finale con il tizio in manicomio a meditare su complotti inesistenti. Il film ha una partenza e alcuni spunti centrali chiaramente politici, ma nuove, in realtà attorno ad unossessione che riguarda le paure suscitate dal pericolo del terrorismo, ma potrebbe applicarsi a qualsiasi altro argomento. Da questo punto di vista il film è ben costruito e tiene dal principio alla fine, facendo quasi rimpiangere la scelta del tema terrorista che finisce per lessere quasi un diversivo rispetto allasse centrale.
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La vita immune
Vediamo ora un paio di film spagnoli.
Raval Raval del regista catalano Antoni Verdaguer è un mosaico di storie sul quartiere di Barcellona oggetto di una pesante ristrutturazione, operazione su cui sono giù stati girati almeno un paio di film: En construcción (In costruzione, 2001) di José Luis Guerín e De Nens (A proposito di bambini, 2003) di Joaquín Jordá. Sono vicende di disadattamento, droga, mafia, omosessualità, immigrazione clandestina. Sono storie destinate a concludersi positivamente nella maggior parte dei casi, anche se non mancano due omicidi. E il classico quadro - affresco in cui una miriade di piccole storie contribuiscono a disegnare un vasto affresco sociale e ambientale. In questo caso il risultato appare abbastanza ben centrato e limmagine che ne deriva è quella di un universo complesso, ma stanzialmente conciliabile, anche se a caro prezzo. E questo laspetto meno convincente dellopera che pare improntata ad un ottimismo lievemente manierato. Da qui la motivazione di alcuni passaggi che rasentano il comico.
Rimaniamo nel cinema catalano con El Trionfo di Mireia Ros, il film ci riporta agli anni ottanta quando i giovani portavano i capelli lunghi, sognavano il rock e mitizzavano lamore. Sono pulsioni che sinseriscono in un quadro fra fine impero Francisco Franco è morto da poco (1975) - e nuova era, il tutto in una Barcellona in cui gangster ex-legionari falangisti fanno il bello e il cattivo tempo, occupando un vasto quartiere che è conteso loro dalla nascente criminalità magrebina. Uno scenario ricco di suggestioni che la regista vanifica facendone il pretesto per un pesante melodramma con tanto di figli che non conoscono i padri, genitori in incognito, amori tempestosi, stupri vindici e via elencando. Il bilancio complessivo del film è modesto e segna, nella sostanza, unoccasione perduta.
Varchiamo loceano per parlare del messicano Ramón Cervantes autore del La vida imune (La vita immune), una melodramma con aspetti orrorifico misteriosi degni della migliore tradizione del cinema latino americano. Una giovane donna rimane vedova, negli anni sessanta, con due bimbe adolescenti ed una che sta per nascere. Dici anni dopo le quattro donne continuano ad abitare la casa di famiglia, sempre più diruta, lottando ogni giorno per mettere assieme il pasto con la cena. La maggiore delle figlie lavora in un negozio di mobili ed è amata da un collega disposto a tutto pur di sposarla. Le sue sorelle vanno ancora a scuola: una coltiva sogni artistici, laltra cede alle proposte di un prestante insegnante e ne diventa lamante. Leonor, la maggiore, vuole che cambino casa, andando a vivere in un alloggio più modesto e che anche le sorelle vadano a lavorare. Presa fra queste tensioni opposte la madre cade in una sorta di apatia che la porta a sviluppare una straordinaria insensibilità al dolore: mette le mani su ferri da stiro roventi senza neppure accorgersi, si taglia e continua come se nella fosse. Finirà per essere impiegata come donna fenomeno in un circo. I destini delle protagoniste si separeranno e, dopo anni, sarà, ancora una volta Leonor a ritornare nella vecchia casa, ormai in completa rovina per ridarle vita. Il film mescola drammi familiari a suggestioni che rasentano la fantascienza orrorifica, costruendo un raccordo grondante umori forti, ma ben poco originale.
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Iberia
Con Iberia (2005) Carlos Saura continua i discorso sul rapporto su cinema e musica. Questa volta usa le partiture del compositore Isaac Albéniz (1860 1909) per un viaggio nel cuore del flamenco e per costruire un ritratto delle varia province spagnole usando il balletto classico e la danza moderna. Ne risulta un film straordinariamente bello in cui il gioco coreografico mescola giovanissimi e anziani, esecuzioni sperimentate e fuori scena. La regia mostra una particolare maestria nelluso degli specchi che duplicano la realtà della danza conferendole un valore simbolico che la astrae dallo scorrere del tempo.
I PREMI
Premio dargento al film narrativo in digitale e 6.000$
Everything (G.B.) di Richard Hawkins
Produttori: Oliver Potterton, Geoffrey Freeman & Ed Deedigan
Premio doro per il miglior film narrativo in digitale e 10.000$
Sotto la stessa luna (Italia) di Carlo Luglio
Produttore: Gaetano Di Vaio
Premio per il miglior film arabo e 100.000 lire egiziane offerte dal Ministero della Cultura:
ex aequo a
Barakat (Algeria France) di Djamila Sahraoui
Poduttore: Richard Copans.
e a
Qas wi Lazk (Taglia e incolla, Egitto) di Hala khalil
Poduttore: Artists Union For Cinema & Video
Premio della critica internazionale (FIPRESCI)
Patricia Arriaga Jordán (Mexico) per il film La última Mirada (Lultimo sguardo)
Menzione speciale allattore Fan Wei (China) per il suo ruolo nel film Fangxianng zhi lü (La strada) di Zhang Jiarui
Premio per il migliore contributo artistico, per la musica la fotografia e la regia:
Vishal Bharadwaj (India) per il film Omkara
Premio per la migliore opera seconda
Hala Khalil (Egitto) per il film Qas wi Lazk (Taglia e incolla)
Premio per la migliore sceneggiatura
Judit Elek (Ungheria) per il suo film A hét nyolcadik napja (Lottavo giorno della settimana)
Premio per la migliore regia
Khosro Masoumi (Iran) per il film Jaie Dar Doordast (Da qualche parte troppo lontano)
Premio per il migliore attore
Nicholás Mateo (Argentina) per il ruolo nel film La velocidad funda el olvido (La velocità genera oblio) di Marcelo Schapces
Premio per la migliore attrice Zhang Jingchu per il suo ruolo in Fangxianng zhi lü (La strada, Cina) di Zhang Jiarui
Premio speciale della giuria (Piramide dargento)
Sankara (Sri Lanka) di Prasanna Jayakody
Premio per il miglior film (Piramide doro)
Fangxianng zhi lü (La strada, Cina) di Zhang Jiarui
Everything (G.B.) di Richard Hawkins
Produttori: Oliver Potterton, Geoffrey Freeman & Ed Deedigan
Premio doro per il miglior film narrativo in digitale e 10.000$
Sotto la stessa luna (Italia) di Carlo Luglio
Produttore: Gaetano Di Vaio
Premio per il miglior film arabo e 100.000 lire egiziane offerte dal Ministero della Cultura:
ex aequo a
Barakat (Algeria France) di Djamila Sahraoui
Poduttore: Richard Copans.
e a
Qas wi Lazk (Taglia e incolla, Egitto) di Hala khalil
Poduttore: Artists Union For Cinema & Video
Premio della critica internazionale (FIPRESCI)
Patricia Arriaga Jordán (Mexico) per il film La última Mirada (Lultimo sguardo)
Menzione speciale allattore Fan Wei (China) per il suo ruolo nel film Fangxianng zhi lü (La strada) di Zhang Jiarui
Premio per il migliore contributo artistico, per la musica la fotografia e la regia:
Vishal Bharadwaj (India) per il film Omkara
Premio per la migliore opera seconda
Hala Khalil (Egitto) per il film Qas wi Lazk (Taglia e incolla)
Premio per la migliore sceneggiatura
Judit Elek (Ungheria) per il suo film A hét nyolcadik napja (Lottavo giorno della settimana)
Premio per la migliore regia
Khosro Masoumi (Iran) per il film Jaie Dar Doordast (Da qualche parte troppo lontano)
Premio per il migliore attore
Nicholás Mateo (Argentina) per il ruolo nel film La velocidad funda el olvido (La velocità genera oblio) di Marcelo Schapces
Premio per la migliore attrice Zhang Jingchu per il suo ruolo in Fangxianng zhi lü (La strada, Cina) di Zhang Jiarui
Premio speciale della giuria (Piramide dargento)
Sankara (Sri Lanka) di Prasanna Jayakody
Premio per il miglior film (Piramide doro)
Fangxianng zhi lü (La strada, Cina) di Zhang Jiarui
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30° Cairo International Film festival
28 novembre - 8 dicembre 2006
28 novembre - 8 dicembre 2006
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