Scritto da Umberto Rossi
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21 Gennaio 2007
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Il cinema nella città ferita
Le città divise da muri invalicabili sono un retaggio della guerra fredda, ma si sbaglierebbe a considerarle una sorta di reperto archeologico da consegnare a musei o alle riflessioni degli storici. Nicosia, la capitale dellisola di Cipro, soffre tuttora una simile umiliante ferita, attraversata comè da un lungo valico, pattugliato da militari delle Nazioni Unite, che divide la parte greca da quella turca. In realtà a fronteggiarsi sono due stati: la Repubblica di Cipro, riconosciuta da quasi tutte le nazioni e parte della Comunità Europea, e la Repubblica Turca di Cipro, riconosciuta solo dal governo dAnkara e nata nel 1974 dalloccupazione dellesercito turco. Oggi il passaggio fra le due parti è burocraticamente semplice, non diverso dal valico di una qualsiasi frontiera, ma le realtà che ti accolgono dalle due parti non potrebbero essere più differenti. Il versante greco ha i caratteri di una qualsiasi città europea, con una parte storica moderatamente preservata, una serie di grattacieli moderni e opprimenti, insegne da cui occhieggiano tutte le grandi marche che operano sul mercato internazionale.
La breve vita di José Antonio Gutierrez
La parte turca, invece, ti fa ripiombare nellIstanbul degli anni ottanta, con le strade affollate duomini e poche donne regolarmente accompagnate da mariti o parenti, i negozi che vendono le immancabili cianfrusaglie fra cui svettano tonnellate di falsi capi dabbigliamento, spesso dottima qualità, e laria generale un po dimessa e vecchiotta. E' arduo esprimere una preferenza fra le due facce di questa capitale, difficile scegliere fra la modernità ripetitiva e laura da piccolo mondo antico. La parte greca ha ospitato una manifestazione cinematografica, con sede anche a Larnaca, sulla costa meridionale dellisola, che ha visto in cartellone una ventina di titoli fra opere in pellicola e in video. Molti i film già visti in altre occasioni, fra quelli meno noti ha primeggiato Das Kurze Leben des José Antonio Gutierrez (La breve vita di José Antonio Gutierrez) della documentarista svizzera Heidi Specogna che ha al centro il primo marine ucciso nella seconda guerra irachena, un immigrato clandestino guatemalteco i cui genitori erano morti nella guerra civile che ha insanguinato il paese fra il 1982 e il 1996. Josè arrivò clandestinamente negli Stati Uniti passando attraverso la frontiera con il Messico e il suo aspetto da ragazzino gli evitò lespulsione lo presero per un minorenne - e gli aprì le porte di un orfanotrofio da cui uscì anni dopo per essere adottato da una famiglia americana. Nonostante sognasse di diventare architetto e avesse rifiutato dimparare linglese, riuscì ad arruolarsi nei marine che lo spedirono in Iraq ove morì nei primi giorni di guerra. Il film racconta la storia di questo diseredato, ucciso in una guerra ingiusta e crudele. La regista ne ricostruisce linfanzia in centroamerica, il lungo viaggio verso gli Stati Uniti, gli anni da americano di periferia. E un bel documento sulla miseria dei latinoamericani e sulla crudeltà di una nazione che li usa per guerre che hanno ben poco a che vedere con gli ideali sbandierati e molto a che fare con concreti interessi mercantili. E un discorso che, pur senza romanzare la realtà, la ricostruisce con puntiglio e sapienza narrativa.